KULT Underground

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Era l’erba era il prato

9 min read
Incontro con il CLGEnsemble
 
Giancarlo Vena e il CLGEnsemble
Era l’erba era il prato
Poesie sonore 2005-2008
L’unicorvo / Il percorso / Guarda / Il futuro / Era l’erba era il prato / Il volto / Gibran / Se fossi / Il volto / Gibran / Se fossi / Il vento del principe / La luce / Karisma / Non può piovere sempre
 
 
Vi parlo di un lavoro musicale e poetico nell’ambito di un progetto che fino ad oggi mi era rimasto sconosciuto. Ve ne parlo anche se questo progetto esiste da molti anni ormai e quel che  produce non è facile da reperire. Ma me ne servirò però anzitutto per sollecitare un po’ di attenzione intorno alla “outsider music”, un genere musicale anticonvenzionale fuori da ogni standard dell’industria musicale e perciò non commerciale né commerciabile, bensì seguito da lontane e isolate nicchie di amatori. L’outsider music non ha sbocchi di mercato e le registrazioni, non di rado  low fidelity sono spesso promosse col passaparola o il passamano presso le comunità di collezionisti e intenditori di musica.
Tuttavia non è musica (con o senza testi) semplicemente anticonvenzionale: di quella ce n’è quanta ne vogliamo (basterebbe citare Henry Partch, Frank Zappa, The Residents ecc. ecc.). Quando il giornalista statunitense Irwin Chusid, nel suo libro Songs in the Key of Z,coniò il termine “outsider music” intendeva riferirsi a tutti coloro che scrivono composizioni anticonvenzionali non tanto perché dissentono dalle regole e dai canoni della musica commerciale, quanto piuttosto perché  non hanno un’educazione musicale formale o non l’hanno del tutto. La outsider music è stata descritta come “una nebulosa categoria – completamente emotiva, istintiva e per lo più improvvisata – che contiene la bizzarria, l’incomprensibilità, l’immaginazione, l’inclassificabilità, il territorio musicale che non hai mai sognato che esistesse”.  Anche se un piccolo numero di musicisti outsider è divenuto noto, come per esempio Florence Foster Jenkins, che pure non era digiuna di musica, ma era affetta da amusia ed era ostinatamente dell’idea di essere invece la più grande soprano del suo tempo. Atteggiamento che ne sancì il successo nonostante tutto e l’apprezzamento di tanti che contano (i suoi due dischi erano tra le cose preferite di David Bowie). La maggioranza degli artisti outsider è invece sconosciuta.
Il cd che mi è capitato si intitola “Era l’erba era il prato – poesie sonore 2005-2008” ed è a nome di Giancarlo Vena e del CLGEnsemble, laboratorio sonoro-musicale di Castagneto Po. In verità è un lavoro dove sono presenti molti musicisti dell’area sperimentale torinese tutt’altro che digiuni di educazione musicale. Le poesie di Giancarlo Vena e il suo recitar-intonando sono accompagnate da Paolo Rigotto, Chiara Onida e Ivan Nirta del Progetto Guernica, Renata Chiappino, Paolo Spaccamonti, Dario Bruna, Marco Piccirillo e Mauro Gurlino, più noto come “Mao” (extra track “Non può piovere per sempre”). Tutti ben curriculati e attivi da anni nella professione musicale più colta di Torino. “Era l’erba era il prato” è nonostante ciò un lavoro di outsider music perché nasce all’interno di un progetto che fa dell’autentica outsider music. Il progetto è quello dell’Associazione CLG Ensemble, testimonianza di un continuo e progressivo percorso sonoro-musicale nato dalle spontanee produzioni degli ospiti del Centro di attività diurne di Castagneto Po e sviluppato in un progetto concreto e dinamico in continua evoluzione, un continuo lavoro di integrazione tra disabilità e abilità attraverso la ricerca di soluzioni e strategie di inclusione e confronto sociale tra cittadini, a cominciare dalle scuole. Una attività che si dipana attraverso laboratori sonori-musicali, di costruzione archivio audio e video, vocale e di espressione corporea, di ascolto e interazione con l’ambiente. Leggo dal sito: La Cooperativa Sociale CLGEnsemble lavora dal 1996, insieme agli ospiti disabili, alla realizzazione di percorsi e progetti musicali a carattere relazionale; l’intento è quello di proporre un progetto capace di integrare in modo efficace la disabilità con i professionisti della musica. Tra le più recenti iniziative quelle in occasione di Terra Madre Salone del Gusto 2016, quando il CLGEnsemble ha tenuto un Laboratorio di cinque giorni di Traduzione tra Musica e Gastronomia e un lavoro sui testi di Cesare Lombroso in collaborazione con il Museo di Antropologia Criminale di Torino; all’interno del Festival Narrazioni Jazz 2017 è stato presentato un lungo lavoro sul Manuale di Zoologia Fantastica di Jorge Luis Borges, coinvolgendo anche un gruppo di immigrati del Progetto Sharing Torino. Moltissimi i collaboratori musicisti (oltre ai più sopra già citati), tra i quali ancora Giorgio Li Calzi, Carlo Actis Dato, Igor Sciavolino, Luca Morino (Mau Mau) ecc. ecc. Sul sito di Discogs è presente “Trattamenti di Pace”, che il CLGEnsemble ha pubblicato con Setola di Maiale di Stefano Giust nel 2009 (presente tra i narratori il nostro Giancarlo Vena con cui è iniziato questo articolo).
 
 
Intervista con Paolo Rigotto
 
Davide
Ciao Paolo. Quando è nato il CLGEnsemble e con quali obiettivi penso sia stato già riassunto dalle cose dette più sopra nella presentazione prelevata dal vostro sito http://www.clgensemble.it/ O vi aggiungeresti qualcosa?
 
Paolo
Ciao, posso dirti che il CLGEnsemble, del quale ho fatto parte per quasi dieci anni, dsl ’99 al 2008, è a tutt’oggi una delle esperienze relazionali e artistiche più stimolanti che abbia fatto in campo musicale. L’unico posto in cui l’artista “professionista” è costretto a mettersi in discussione, e l’unico nel quale il “dilettante”, per non parlare del paziente, è al centro del discorso sonoro  tanto quanto il Maestro.
 
Davide
Prendiamo a esempio “Era l’erba era il prato”. Come è nato questo incontro musicale con le poesie di Giancarlo Vena, come vi avete lavorato?
 
Paolo
Giancarlo era (ma penso lo sia tuttora) una sorgente continua di spunti poetici e letterari, ha un repertorio di sue composizioni vastissimo, e come se non bastasse ha una autentica cultura musicale, che spazia dai Beatles ai Kraftwerk. Per questo il CLG, che ha da sempre la vocazione del dare suono agli autori letterari, ha trovato in Giancarlo un autore trasversale e un interprete algido e stralunato.
Solitamente, una volta selezionato il materiale letterario, ci si riuniva nel nostro laboratorio musicale (a quell’epoca in mezzo ai boschi del Piemonte, a Castagneto Po) e con la collaborazione degli artisti che ci “venivano a tiro” (tra i quali, ad esempio, Paolo Spaccamonti, Marco Piccirillo, Mao e molti altri) si dava forma alle musiche che avrebbero fatto da “giaciglio” alle poesie di Giancarlo. A volte queste composizioni musicali richiedevano settimane di lavoro, penso ad esempio alla traccia “Gibran”, a volte erano improvvisazioni nate nello stesso tempo che si impiega ad ascoltarle.
 
Davide
Quali lavori del CLGEnsemble sono reperibili, come fare ad averne copie sempre che sia prevista una qualche loro diffusione?
 
Paolo
Il CLG, discograficamente parlando, ha una nutrita serie di lavori audio e video, che spaziano dalla protoelettronica narrativa (Alice) al prog (La Prima-Vera) al free (Trattamenti di Pace) al cinema autoprodotto (180 tutti fuori – la possibile storia di Franco Basaglia), ma, almento per ora, l’unico modo per reperire questi lavori è recarsi al centro diurno, che attualmente ha sede a Chivasso.
 
Davide
Quali sono stati i lavori più interessanti scaturiti nel corso del vostro progetto?
 
Paolo
Per quanto riguarda il periodo durante il quale ho fatto parte di questa realtà, oltre ai già citati lavori musicali e audiovisivi, posso dire che ogni giorno di lavoro nel laboratorio del CLG poteva portare ad esperienze formative di grande interesse. Soprattutto quando queste nascevano dalla collaborazione tra artisti “affermati” e i ragazzi del centro diurno.
Inoltre non dimenticherei la nostra partecipazione al Naco Percfest di Laigueglia, nel 1999, quando il CLG era ancora poco più che un gruppo di improvvisazione.
 
Davide
Quanto conta l’improvvisazione nel vostro lavoro musicale e perché?
 
Paolo
Nasce tutto da lì, l’improvvisazione rappresenta ciò che tu vuoi davvero dire in quel momento preciso. Nell’istante in cui fermi la musica su carta, o registrandola, stai già “forzando” la natura della musica per farne qualcosa di riproducibile. Ma la natura del PERCHÉ si fa musica, la ragione della relazione tra persone e i rispettivi suoni è realmente catturata solo dall’improvvisazione.
Poi, ovviamente, puoi plasmare (grazie ai mezzi di registrazione digitali) l’improvvisazione per farne qualcosa di artisticamente più “compiuto” o “evoluto”.
Ma non è sempre detto che sia migliore.
 
Davide
Perché è importante avere e mantenere progetti come questi?
 
Paolo
Evidentemente la musica ha senso di esistere quando puoi mettere il tuo suono in relazione con quello degli altri. Questo crea rapporti umani, socialità, miglioramento della coscienza di sé e delle proprie capacità cognitive. Oltre ad innalzare il livello di aspettative di chi vi fa parte.
La capacità educativa (e, non ultimo, terapeutica) della musica è enorme e allo stesso tempo è tutta qui: il confronto tra il mio suono e il tuo suono, tra il mio tempo e il tuo tempo.
Laboratori creativi come quello del CLGEnsemble ridefiniscono (talvolta cancellano) i confini tra la “normalità” e il “disagio”.
 
Davide
Sono tantissimi i musicisti professionisti che hanno collaborato al progetto. Forse, nella mia sintesi, ne ho escluso qualcuno di fondamentale per la continuità dello stesso… Chi sono i titolari o coloro che finora hanno dato il più importante apporto (importante sempre per continuità, s’intende, non per qualità)?
 
Paolo
Sicuramente oltre allo stesso Dario Bruna (creatore e titolare del progetto, nonché musicoterapista e batterista di altissimo livello) citerei Ramon Moro, trombettista, compositore e tuttora operatore presso il laboratorio. E ovviamente io (ride, n.d.r.).
 
Davide
Ne approfitto per chiederti una presentazione del tuo nuovo lavoro, “Fintascienza”…
 
Paolo
Fintascienza è il mio modo di vedere il mondo presente con il filtro dell’ipotetico “futuro”. Immaginare di essere ibernati e risvegliarsi nel 2106 in modo da poter raccontare (quasi ammonire, per molti aspetti) ciò che si vede. Insomma, gli esiti futuri di ciò che stiamo facendo adesso.
Anche perchè l’umanità, da adolescente quale è, raramente si preoccupa degli effetti futuri di ciò che fa nel presente. Il disco è edito e distribuito da CNI (Compagnia Nuove Indye) e lo presenterò in forma acustica Pianoforte-voce in giro per l’Italia. Non escludendo in un prossimo futuro di poterlo presentare con una band al completo.
 
Davide
Grazie e à suivre…
 
Precedenti interviste collegate agli artisti qui citati
 
PAOLO RIGOTTO. Polistrumentista con predilezione per la batteria (tra i suoi docenti Ellade Bandini), vince con la Banda Elastica Pellizza la Targa Tenco-Siae nel 2008. Stringe in quegli anni un breve ma importante rapporto artistico e di amicizia con il grande Roberto “Freak” Antoni e, dal 2009, accompagna all’attività di strumentista (tra cui spicca quella con il gruppo progressive Syndone) quella di produzione artistica (Giangilberto Monti, Liana Marino, Maria Messina, etc.). Comincia a pubblicare lavori a suo nome “cantati in italiano e suonati in inglese” vincendo nel 2011 il terzo premio al festival di musica elettronica “Club to club”. È insegnante di batteria e produttore musicale.

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