Raul Montanari è nato a Bergamo nel 1959 e si avvicina al mondo letterario inizialmente come traduttore sia dall’inglese che dal greco e dal latino. Nel 1991 pubblica il suo primo romanzo (Il buio divora la strada, edito da Leonardo) e successivamente La perfezione (Feltrinelli, 1994, 1996, 2006), Sei tu l’assassino (Marcos y Marcos, 1997), Dio ti sta sognando (Marcos y Marcos 1998), e, per Baldini Castoldi Dalai, Che cosa hai fatto (2001, 2004), Il buio divora la strada (2002), Chiudi gli occhi (2004, 2005), La verità bugiarda (2005), L’esistenza di dio (2006, 2008), La prima notte (2008); inoltre le raccolte di racconti Un bacio al mondo (Rizzoli, 1998) e E’ di moda la morte (Perrone, 2007).
Molti suoi racconti, articoli e saggi sono usciti in antologie, e sui maggiori quotidiani e periodici italiani.
Con Aldo Nove e Tiziano Scarpa ha scritto la fortunata raccolta di poesie Nelle galassie oggi come oggi. Covers (Einaudi, 2001).
Ha curato le antologie Il ’68 di chi non c’era (ancora) (Rizzoli, 1998), Onda lunga (Archivi del 900, 2002) e Incubi. Nuovo horror italiano (Baldini Castoldi Dalai, 2007).
Ha tradotto per le scene Doppio Sogno di Schnitzler (Teatro Stabile di Firenze, 2000) e il Macbeth di Shakespeare (Teatro Stabile di Torino, 2007), e scritto l’atto unico Incubi e Amore per la rassegna Maratona di Milano (2000 e 2001).
Collabora con i principali editori italiani e ha pubblicato numerose traduzioni dalle lingue classiche e moderne (Sofocle, Seneca, Poe, Wilde, Borges, Styron, Greene, P. Roth, Brink, C. McCarthy fra gli altri).
Ha sceneggiato il film Tartarughe dal becco d’ascia di Antonio Syxty (Out Off, 2000). Per il progetto radiofonico Ricuore ha riscritto La piccola vedetta lombarda (Radiorai3, 2001).
Vive a Milano, dove tiene dal 99 un corso di scrittura creativa strutturato su più livelli. Gira l’Italia tenendo conferenze e reading. Interviene in televisione principalmente sulla Rai, La7 e SkyTv.
Sito web: http://www.raulmontanari.it/
Baldini Castoldi Dalai
Collana I tascabili
Narrativa romanzo noir
Pagg. 306
ISBN: 9788860732125
Prezzo: € 6,90
In una Milano primaverile Adriano esce dal carcere dopo una reclusione di cinque anni per avere ucciso la moglie. Si riaffaccia alla vita grazie soprattutto all’amicizia con Carlo, un suo vecchio compagno, ma il destino riserva sempre sorprese e così, in un alternarsi di improvvise memorie e di tempo presente, si snoda una vicenda che vede coinvolto il protagonista, suo malgrado, in un dramma che nelle pagine finali raggiunge l’apice della tragedia.
Ma sarebbe riduttivo limitarsi a questi scarni dati se non aggiungessi che nell’intreccio entra anche un particolare personaggio, Bruno, figlio di un boss, conosciuto in carcere e che Adriano ha salvato da una violenza sessuale.
Si snodano così due amicizie apparentemente solo simili, in quanto appartenenti a mondi diversi, perché con Carlo è un rapporto di reciproca riconoscenza, mentre con Bruno obbedisce alle ataviche regole dalla malavita, a un codice d’onore in cui ogni aiuto disinteressato finisce con il creare l’obbligo di ripagarlo.
In questi due mondi antitetici si muove, suo malgrado, Adriano, cercando sempre di restare in quello originario, ma costretto poi a piombare nell’altro nel momento in cui Carlo, mosso dal bisogno, commetterà un’imperdonabile sciocchezza.
Narrata così la storia può sembrare poca cosa, ma data la natura noir del romanzo volutamente non aggiungo altro per non togliere al lettore il piacere della scoperta.
Quindi mi limiterò ad alcune annotazioni di ciò che mi ha particolarmente colpito e che poco ha a che fare con il genere noir, per quanto la scrittura di Raul Montanari mi sia apparsa sicura, lineare, senza sbavature, riuscendo a tenere saldo il ritmo della vicenda che, come ho scritto prima, raggiunge la tragedia nel finale, secondo un copione che un po’ mi ricorda Carlito’s Whay, il bellissimo film di Brian De Palma.
Ci sono alcune righe di introduzione dove si fa un distinguo fra illusioni e speranze, due concetti che si assomigliano, ma non sono uguali. Le prime fanno parte del passato, mentre le speranze guardano al futuro, e i contrari sono rispettivamente le delusioni e le disperazioni, in cui le prime finiscono per essere esperienze amare, ma salutari, mentre le seconde sono la resa totale, o meglio ancora, come dice l’autore, sono l’unico peccato per il quale non c’è perdono, né in terra né in cielo.
Ecco, in questa disquisizione c’è tutto il nocciolo dell’opera e si arriva anche a comprendere il perché dello strano titolo: chi vive di illusioni finisce per le sue disgrazie con il prendersela con Dio (Dio perché mi hai fatto questo?). Ma con le illusioni non si cresce, perché non hanno futuro, a differenza delle speranze, e il gesto finale di Adriano è una speranza, in un mondo migliore, dove tutti i suoi affetti possano vivere, magari anche nel suo ricordo.
La forza del romanzo sta soprattutto negli inevitabili contrasti fra i sentimenti, nella difficile scelta fra ciò che è bene e male, nel desiderio di espiare effettivamente sublimando i concetti di amicizia e di amore con il sacrificio, una tendenza all’assoluto, di fatto un una ricerca dell’esistenza di Dio.
Ma ci sono anche curiosità, parentesi che di fatto sono riflessioni volte a stemperare in alcuni momenti la tensione della trama come per esempio la dissertazione su ciò che sono effettivamente gli psicanalisti, questa fra l’altro per certi versi spassosa.
Nel complesso, L’esistenza di dio finisce con il travalicare i canoni del noir classico, affrontando tematiche che quasi sommergono la trama, ma che riescono a dare al romanzo un’impronta che lo nobilita
e che con convinzione mi induce a raccomandarne vivamente la lettura.