Fare un film dalle Regole dell’attrazione di Bret Easton Ellis non era cosa semplice. Roger Avary ha il grande merito di esserci riuscito e di aver fatto un film che emoziona e che colpisce duro. Una sequenza più di tutte mi è entrata nel cuore. Quando Sean e Laureen si incontrano il sabato mattina nei corridoi dell’università. La musica è perfetta (Colours, Donovan) e gli occhi di Laureen sono stupendi. O meglio è stupendo il suo sguardo quando toglie gli occhiali a Sean e abbassa gli occhi. E lo schermo ridiventa uno dopo essere stato separato in due. In quel momento c’è qualcosa di vero che non ritornerà mai più. In quello sguardo c’è l’unico momento di vero amore tra i due. In quel momento tutte le differenze e le stronzate cadono e rimane solo la voglia e il desiderio di Sean e la timidezza di Laureen.
Roger Avary conferisce unità filmica ad un testo che parte frammentato. Ellis scrive dal punto di vista dei vari personaggi. Tutto il libro gioca sull’accumulo. Gioca sulla frantumazione dei vari punti di vista. Un modo di scrivere che trasmette nella maniera migliore l’estrema fragilità e insicurezza dei ragazzi del campus. Di una vita fatta di una continua confusione che si mischia a scopate inutili, perenni sbronze, botte di cocaina, utilizzo delle droghe più facili da trovare. Ma dei rapporti umani non c’è traccia tra questi ragazzi. Le regole dell’attrazione sono quelle che ti permettono di scopare ma oltre a questo non c’è niente altro. Non ci sono anime o cuori che battono. Ci sono un vuoto e una sofferenza assolute.
Nessuno conosce mai nessuno è il vero messaggio del libro, soprattutto perchè nessuno ha mai il coraggio di conoscere nessuno.
I primi dieci minuti del film sono eccezionali. La trovata di collegare i tre personaggi tramite l’uso di immagini che scorrono al contrario è formidabile. In questo modo Roger Avary conferisce quell’unità di cui parlavo prima. Lavorando poi sulla sceneggiatura trova quelle cuciture e quegli allacci narrativi che mancavano al libro. Per una scelta stilistica, però, dello stesso Ellis.
Paul, Sean e Laureen si aggirano lungo la loro esistenza nella ricerca di un qualcosa che li faccia sentire vivi. Ma la vita purtroppo li inganna tutti e tre e sconvolge sempre e comunque le loro aspettative. E i loro sogni. Laureen perde la verginità nel modo più squallido possibile. Sean non trova in Laureen quell’ideale di purezza e bellezza che manca alla sua vita. Paul non trova in Sean quell’amore che sembra cercare nelle persone intorno a sè.
Oltre alle continue feste e alle continue scopate non esiste nulla. Forse è il vuoto il vero motore di queste regole dell’attrazione. Un vuoto che divora e che ognuno dei ragazzi cerca di colmare. Purtroppo invano e purtroppo senza speranze. E l’unica ultima possibilità di cambiamento è la fine. Ma nessuno di loro riesce a raggiungerla. Perchè quel coraggio che manca nel conoscere gli altri, manca anche nel voler dare un taglio netto a tutto. E allora non rimane altro che ricominciare ogni volta tutto da capo. E sperare che le prossime sbronze e le prossime scopate ti avvicinino ad una consapevolezza che non vuol dire necessariamente cambiare il proprio modo di vivere ma avere la forza di crescere e di lasciare che questo vuoto si riempia.
Con che cosa, però, è ancora troppo difficile dirlo.
Rock’n’roll.