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Le Vele di Astrabat – Antonio Messina

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Edizioni Il Foglio, Piombino, 2007
 
 
 
 
Terza fatica dello scrittore siciliano, padovano d’adozione, Antonio Messina, dopo “L’Assurdo respiro delle cose tremule” e “La Memoria dell’acqua”.
Antonio ci propone e narra di mondi paralleli ai nostri che, in una mirabile diacronia spazio-temporale, parlano al cuore di eterna lotta tra Bene e Male, tra Tempo e Non-Tempo, Essere ed Essenza.
 
Il lettore è coinvolto in una giostra d’emozioni, in uno sconvolgimento di tutte le unità di tempo, luogo e spazio, nella malia di tramonti soavi e cattivi ad un tempo; di uomini buoni e cattivi ad un tempo.
E l’amore, capace di sbocciare perfino tra una quasi immortale – ricordate “Highlander”? Beh, qui le spade non visibili dei Cerchi tagliano l’umanità nell’anima degli abitanti del Sole Pallido a fette meglio di come quelle dei “Qulgan” tagliavano le teste degli “Highlanders”, appunto – ed un computer, la fa da padrone, sconvolge chi ne è avvinto – ed ora ricordate gli struggimenti della dolceamara invincibile fiera che attanagliava l’infelice poetessa Saffo? Beh, questo è finanche più brutale, anche se in apparenza flautato e dolce come seta –, ma NON salva mai.
Perché agli uomini non è data nemmeno la consolazione dell’unità di tempo e di spazio e di luogo, giacché «Il confine tra il bene e il male è sottile; il confine tra religione e vera fede è sottile; il confine tra l’esser primitivi e l’esser civilizzati, quasi inesistente» (dalla Nota introduttiva di Monica Cito)
 
Ricordate il fiume di Eraclito? Bene, è la fonte d’ispirazione di Antonio e dei suoi personaggi, pei quali «Sfuma la giustizia sotto il peso degli abusi di potere» (sempre dalla Nota introduttiva).
Ed Antonio ci porta alle origini del nostro Passato/Futuro: ricordate “2001 Odissea nello spazio”? Beh, qui anziché le scimmie primordiali combattenti con ossi a mo’ di clave abbiamo Cerchi, Ennengor, Tuganev, Ruresh, ovverosia: Essenze di Umano, Uccelli Guerrieri, Rocce Guardiane. E dunque «Scompaiono di botto le migliori fantascienze cinematografiche degli ultimi vent’anni» (ibidem).

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