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Amusia (Insolita Musica 10)

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UN TEST ON LINE PER SAPERE SE SIETE MUSICI O AMUSICI

 

Io parlo di “insolita musica”, tutt’altro che orecchiabile nel senso comune, che spesso richiede finissime capacità di ascolto, quando al mondo esiste anche un problema che si chiama amusia. L’amusia (dal greco “mancanza di armonia”) è l’incapacità di eseguire e di gradire la musica. Non si tratta degli stonati che non hanno imparato la tecnica di emettere le giuste note: è una vera e propria patologia biologica, nemmeno così rara.

Può essere acquisita, per danni cerebrali (i primi studi sulla amusia furono condotti proprio sui cerebrolesi nel 1962); oppure, come da ricerche effettuate con l’ausilio di elettroencefalografie, congenita a causa di irregolarità nel funzionamento che riguarda tutto l’emisfero destro del cervello e non più soltanto, come si credeva, del nervo acustico e della corteccia uditiva sita nei lobi temporali sopra le orecchie. Le cause non sono psicologiche, ma anatomiche. Gli studi più attendibili (Denis Drayna del National Institute of Health – Usa, che ha effettuato esperimenti su gemelli omo ed eterozigoti) parlano di ereditarietà genetica. Incerta è invece la teoria secondo cui l’insorgere della patologia sarebbe da imputare alla mancanza di ascolto musicale nell’infanzia. A quest’ultimo proposito verrebbe da ricordare i due casi più noti della letteratura sui bambini abbandonati e/o ferini. Il “ragazzo selvaggio” di Jacques Itard cresciuto in un bosco tra gli animali (forse cerebroleso dalla nascita) non riuscì mai ad apprendere il linguaggio umano e non tollerava alcun suono. Kaspar Hauser, probabilmente nato con potenzialità intellettive normali, e poi diversamente abbandonato in una torre, dove di lui si prese cura minima un uomo rimasto ignoto, imparò invece, anche se quasi a vent’anni, a scrivere, a parlare e a suonicchiare un pianoforte. La amusia è sovente associata ad altri problemi quali afasia (disfasia), alessia (dislessia) e agnosia. Lo studio della amusia ha dunque importanza anche per le disabilità dell’apprendimento del linguaggio.

Di amusia, in forme più o meno gravi, ne soffrono 4 persone su 100, quindi il 4% della popolazione globale, ovvero 240.000.000 suppergiù di persone. L’amusico, la cui intelligenza è normale, non è in grado di distinguere una nota dall’altra, specialmente se intercorrono intervalli di semitoni; non comprende la diversità dei ritmi; non sa distinguere i generi musicali e i diversi timbri degli strumenti musicali. Manca insomma la capacità di ascolto. Se gli intervalli tra le note sono maggiori, reagisce con vero e proprio fastidio. Nella migliore delle ipotesi, la musica è vissuta come un’esperienza incomprensibile e nella peggiore, come un’esperienza irritante e molto sgradevole.

Alcuni personaggi famosi ne sono stati affetti. Amusico fu per esempio Che Guevara, incapace di distinguere un ritmo da un altro al punto da ballare un tango mentre veniva suonato un samba.

 

 

Vorrei ora indicarvi un test che è possibile fare su internet. Si tratta della prima misurazione oggettiva dell’amusia congenita pubblicata da Isabelle Perez dell’università di Montréal. L’obiettivo è anche quello di trovare in futuro un rimedio. Si pensa che sia possibile compensare il deficit dell’amusia addestrando le proprie capacità di discernere le diverse frequenze alla base dei toni e semitoni musicali. Ma, da quanto conseguito finora, è più probabile riuscirvi quando il cervello sia ancora plastico, e quindi nei bambini. Negli adulti non si sono mai osservati segni di miglioramento.

http://www.delosis.com/listening/home.html

Nel test sono presenti 30 coppie di motivi musicali. Ogni paio è esattamente uguale,  diverso o leggermente diverso. Si ascolta un motivo alla volta, si risponde se uguale o diverso e si passa al successivo. Al termine avrete un responso sulla vostra amusia o meno in forma di punteggio.

Ora, avete scoperto di essere affetti da amusia o siete semplicemente stonati? In un caso o nell’altro, non vi disperate. Se volete comunque intraprendere una carriera musicale, magari proprio come cantanti, magari in ambienti non convenzionali (oggi molto in voga), esiste un precedente che potrà incoraggiarvi. E’ la storia di Florence Foster Jenkins (1868-1944), una soprano di Philadelphia divenuta famosa proprio perché sprovvista o carente di doti canore. Nonostante i suoi studi musicali intrapresi fin da bambina, nonostante i successivi (comprensibili) tentativi di scoraggiamento da parte della famiglia, nonostante tutto insomma… la Foster, forte anche di una ricca eredità che poteva consentirle di fare l’artista senza proventi e altre quotidiane necessità, decise comunque di intraprendere la carriera di cantante lirica. Continuò a prendere lezioni di canto e iniziò a esibirsi in alcuni recital. Alla Foster mancava il senso del tono e del ritmo (probabilmente soffriva anche lei di una forma di amusia, viste le tecniche apprese in anni di studi musicali) ed era a malapena capace non solo di intonare, ma anche di trattenere le note. Eppure la Foster divenne famosa a un pubblico che la seguiva numeroso, sia perché stuzzicato dalla curiosità verso questa eccentricità, sia per puro divertimento. Per altro ella si esibiva con un look molto glamour, indossando vestiti vistosamente elaborati e da lei stessa disegnati, con ali angeliche, paillettes, fiori tra i capelli e quant’altro. La Foster, dopo aver ammazzato Verdi, Mozart, Brahms e qualunque altra cosa “cantasse”, non volle mai attribuire il suo successo al divertimento che generava, arrivando a raffrontarsi alle più note soprano dell’epoca, di cui si riteneva degna rivale. Ogni critica negativa non fu per lei che una malevolenza o una mera gelosia professionale delle colleghe. Divenne così famosa e richiesta da riuscire a esaurire i biglietti settimane prima degli spettacoli (l’ultimo alla prestigiosa Carnegie Hall nel 1944 all’età, per le sue qualità o non-qualità canore ulteriormente aggravante, di 76 anni). La Foster riuscì anche a lasciarci dei dischi, oggi raccolti in due cd: The glory (????) of the Human voice (Rca) e Murder on the High Cs (Naxos). Se volete rendervi conto (purché non siate amusici anche voi al punto da ritenerla sublime, e allora il cerchio si chiude), andate al podcast della radiozine di Blow Up e scaricatevi Random delicatessen#1 di Valerio Mattioli. Oltre a un brano della Foster potrete qui fare i conti con altre chicche della più brutta musica mai fatta e registrata. Naturalmente, nel senso più relativo…

http://www.blowupmagazine.com/radiozine_categoria.php?cat=2

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