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Severance

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La Palisade Defence è una società che produce armi. Sette dei suoi dipendenti vengono mandati a passare un fine settimana  in un lodge fra i boschi dell’Ungheria. Obiettivo del week-end è quello di aumentare lo spirito di gruppo fra i sette dipendenti, più coesione, più produzione.

Il gruppo non ci metterà molto a capire di non essere isolato e il loro fine settimana aziendale diventerà una lotta per la proprio sopravvivenza.

Severance più che un horror è una commedia macabra e grottesca, dove si cerca di fare umorismo nero con gambe mozzate e teste decapitate. La continua alternanza dei due registri, quello ironico e quello horror, portano alla luce un ibrido cinematografico anomalo, nel quale si gioca con gli archetipi del genere nella ricerca, a volte riuscita, di qualcosa di inaspettato e innovativo che sappia ancora stupire lo spettatore.

Quello che manca invece è un’idea di base nell’utilizzo delle componenti horror. Le potenzialità della sceneggiatura erano interessanti (i sette fanno parte di una multinazionale delle armi, ma non sembrano mai porsi domande sul loro lavoro) e la storia sarebbe potuta diventare un notevole atto d’accusa contro questo commercio. Invece il film rimane un comodo divertissement per un pubblico a cui non si chiede nulla, tantomeno una riflessione sulla brutalità di alcune azioni umane, come il sadismo e la tortura. In questo modo l’horror perde le sue potenzialità politiche e critiche per rimanere puro intrattenimento. Commercializzazione di violenze e arti tranciati.

I paesi dell’Europa dell’est sembrano poi essere diventati l’ultima frontiera dell’horror mondiale. Come se in quei boschi (così’ come accadeva nei due Hostel) la violenza umana si fosse liberata di ogni restrizione. E dove tra le rovine del blocco sovietico continuano a vivere esseri sanguinari e vendicativi, desiderosi solamente di consumare e violare i corpi dei visitatori occidentali. Che sia per vendetta o semplice cattiveria la violenza, la tortura e il sadismo stanno riempiendo i nostri schermi (televisivi quanto cinematografici) e proprio perché l’ironia può permettersi di giocare con tutto bisogna anche ricordarsi che tra tutte le armi a nostra disposizione è  quella che va maneggiata con la maggiore cura.

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