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Paesaggio con fratello rotto – Teatro Valdoca

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Parliamo di teatro d’avanguardia italiano con lo spettacolo: “Paesaggio con fratello rotto” per la regia di Ronconi e i testi di Mariangela Gultieri del Teatro Valdoca che lavora con sede in Emilia Romagna da quasi vent’anni. La piéce è stata definita da alcuni critici il miglior spettacolo italiano dell’anno. Si tratta di una trilogia (che è costata tre anni di lavoro) e che debuttò con la prima parte dello spettacolo a Drodesera (vetrina annuale di teatro contemporaneo italiano) nel luglio 2004. Ora cresciuto lo spettacolo comprende: “Fango che diventa luce”, “Canto di ferro” e “A chi esita”. Non è difficile individuare in questi titoli un aspetto poetico che contraddistingue anche il testo; scelta prediletta dalla drammaturga che è stata spesso invitata a festival di poesia contemporanea e premiata, riuscendo a pubblicare anche diversi libri non solo di poesia. La messa in scena sicuramente resta al passo con questa particolare drammaturgia e con una storia al confine tra narrazione e anti-narrazione creando situazioni suggestive e fantastiche all’interno di una scenografia ambigua: si parte da un non-luogo che poi si trasforma in bosco e in altri ambienti. I personaggi inizialmente erano tre animali, un macellaio, un oracolo e un cantore, ora si aggiungono altri personaggi deformi e violenti ma il nucleo centrale delle parti rimane invariato. È una denuncia quella che avviene durante lo spettacolo all’indifferenza dell’uomo per l’ambiente prettamente dichiarata dall’oracolo: potente presenza scenica, strabica, con lenti a contatto gialle, quasi un Tiresia al femminile, con il bacino in avanti, i piedi piantati a terra e la voce effettata, veramente da brividi riesce a valorizzare la parola fino a quando è immobile nella sua posizione sbilenca. L’uomo nella sua stupidità viene interpretato dal macellaio, mentre la natura sono ovviamente gli animali che paradossalmente celebrano di loro volontà un rito masochista lasciandosi ripetutamente cadere inermi su una lastra di plexiglass rialzata, richiamando così alla mente dello spettatore il quotidiano rito di autodistruzione dell’uomo contemporaneo, tematica quanto più centrale nello spettacolo. Certo è uno spettacolo impegnato e allo stesso tempo suggestivo come pochi, pochissimi spettacoli in Italia (a meno che non si pensi a produzioni, comunque molto diverse tra loro, come quelle della Raffaello Sanzio o ancora del teatro della tosse o ai festival Pantakin), con personaggi fantastici e alcuni dei quali che alludono alla tragedia greca. Così come avviene anche per la Raffaello Sanzio, e sintomatico del più alto teatro d’avanguardia italiano, ci si rifà al classico. In scena si avvicendano danza, teatro e musica, senza dimenticare i fantastici costumi tipici della poetica del teatro Valdoca in un barocchismo pirotecnico che a volte nella trilogia si accascia su sé stesso. Rimane comunque un grande spettacolo.

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