(Gordiano Lupi – Editoriale Olimpia)
Libro immediato, di facile impatto e lettura; perlopiù strutturato su casistiche ed analogie dove l’autore, con piglio giornalistico, ripercorre oltre cento anni di cronache agghiaccianti. Si tratta di avvenimenti che partono dalla seconda metà dell’Ottocento ed approdano ai nostri giorni. I singoli casi vengono sviluppati ed illustrati con capitoli in progressione cronologica fino ad arrivare ad un ultimo ed inquietante paragrafo: “I killer che verranno”, più che di un azzardo a future ipotesi, sembrerebbe elencare efferati delitti dell’ultima ora e rimasti ancora senza volto. Il libro è corredato di una lunga introduzione. Si tenta di definire una breve storia dell’omicidio seriale con profili e statistiche nonché di classificarlo in possibili categorie, come il cannibalismo, con le relative specifiche, nella fattispecie: endocannibalismo ed esocannibalismo. Cominciando da lontani casi, come quello di Boggia e Verzeni, che saranno di fondamentale apporto agli studi di criminologia operati da Cesare Lombroso, si approda al ventennio fascista con il famigerato Girolimoni. Si denota una certa ricerca dei riferimenti cinematografici, a partire da questo caso, attraverso l’omonimo film di Damiano Damiani, trovandone altrove anche letterari, come la citazione di uno stralcio dell’articolo di Dino Buzzati su Belloli o della lettera di Cianci recapitata a Giovanna Mulas. Scorrono le pagine di Barbablù come Serviatti, il Landru del Tevere, insieme a quelle della Cianciulli, meglio nota a tutti come la saponificatrice di Correggio, la quale, in un contrappasso dantesco, non avrà mai una sua tomba esattamente come era accaduto alle sue vittime. Rivivo, personalmente, gli orribili agguati del mostro di Nerola associandoli a mia madre, originaria del luogo, che me ne narrava le nefandezze per poi arrivare a quella cronaca più recente, come Ludwig, il mostro di Firenze o la banda della Uno bianca, che, più direttamente, mi riporta a tante pagine di giornali sfogliate con orrore e morbosa curiosità per quanto, tra i presunti normali, resta comunque inconcepibile. Certamente, uno degli episodi più sconcertanti, resta quello delle Bestie di Satana: otto ragazzi, tra cui persino minorenni, con licenza di sacrificare tutto e tutti al male. A Donato Bilancia, ricordato anche attraverso una miniserie televisiva: Ultima pallottola di Michele Soavi, resta il primato del maggior numero di vittime. Si ripercorrono anche vicende e personaggi come Luigi Chiatti, tra i più discussi mostri pedofili degli ultimi anni, come pure le doppie, perverse e psicotiche figure di Minghella e Stevanin. Nel lungo e minuzioso lavoro di Lupi manca dall’elenco il “buon” Angelo Izzo. Assente giustificato perché impossibilitato prima del regime di semilibertà ad effettuare nuovi crimini che, solo recentemente, sono venuti alla ribalta delle cronache. Di certo anche lui, come la maggior parte delle persone descritte, parrebbe affetto da una certa mania di protagonismo e, probabilmente, nel leggere le pagine di questo libro, potrebbe sentirsi poco gratificato e spinto a fare oltre pur di aver un posto più illustre tra i posteri. Un consiglio all’autore? Inserirlo quanto prima nella prossima edizione che, visti gli argomenti e lo stile alla portata di tutti, non dovrebbe tardare ad avere un meritato successo.