(Eliselle – Nicola Pesce Editore)
Ecstasy Love, della mia concittadina Eliselle, è un romanzo che si legge tutto d’un fiato in due ore, due ore e mezza, e che a discapito di titolo, copertina, citazione iniziale di Welsh, collana (pitbull – piccoli e cattivi) e nota sul retro copertina, può essere consigliato anche ad un lettore giovane senza timore di "traviarlo". Siamo lontani, per filosofia in controtendenza dell’autrice, dalla letteratura maledetta, dall’esaltazione del vizio, dall’eroismo poetico della perdizione come pure dalla ribellione sociale eccetera eccetera eccetera. Se mi soffermo a pensare mi vengono in mente sequenze sterminate di libri che trattano il tema della droga (magari non dell’ecstasy, ma non importa) in modo diverso da quello di Eliselle. Ma al momento non mi viene in mente nulla di simile. Sapete se Muccioli ha scritto un romanzo?
Perché per Francesca (anzi per Frà), la protagonista del romanzo ambientato nei "mitici" anni novanta, qui rivissuti con la musica techno come colonna sonora, l’incontro con le sostanze stupefacenti (ho usato incontro e non iniziazione non a caso – lei non è neppure interessata) avviene in piena conoscenza dei pericoli (grazie alle lezioni a scuola…), in un contesto familiare appena accennato ma evidentemente solido e importante, in una situazione emotiva complessa ma non traumatica in senso stretto. Avviene cioè in un ambiente mentale in cui la sua solidità è un dato di fatto, e il resto dell’universo "esterno" fa da teatrino per mostrare le sfaccettature di cosa può capitare se. Ma Francesca è una ragazza forte. Che ha esitazioni e dubbi sui sentimenti. Ma non ne ha sulle scelte di vita.
E quello che esce da questo testo è che chi si droga (e qui si parla principalmente di pasticche) non è detto, ok, che sia un personaggio intimamente cattivo, ma è in qualche modo un perdente. Uno che ne ha bisogno perché la sua vita è vuota. O perché non sa trovare altro. O alternative. E poi – ci ricorda Francesca – la droga fa male. Malissimo. Può capitare di tutto. Ti prende dentro e non sei più te stesso. Fino a tradire le amicizie. Fino a decidere di tentare un omicidio. O di denunciare un amico d’infanzia. Ah, non dimentichiamoci gli incidenti in macchina… del resto chi non conosce le statistiche a riguardo?
E, perché questo non basta, Francesca ci avverte che la droga fa pure schifo. Se ti impasticchi stai male durante. Rischi che ti capiti questo o quello. E se anche non ci rimani, chissà, ti può capitare comunque qualcosa di cui non sarai fiero il giorno dopo. E i tuoi parenti saranno preoccupati per te. E poi starai da schifo DOPO. Il giorno dopo. I giorni dopo. Male fisicamente e mentalmente.
Che dire… il libro ha, oltre ad un momento di intrattenimento, una chiara valenza educativa. In un mondo in cui tantissimi autori trascrivono il fascino delle percezioni alterate, il piacere che le droghe riescono a infondere nella mente di chi le usa, Eliselle compie con fermezza una scelta a tutto tondo. E somatizza gli indubbi danni fisici e mentali delle sostanze stupefacenti in una metafora dai toni poco sfumati in cui si troveranno ad annaspare i vari personaggi. Ma, e qui l’abilità di questa autrice già nota anche per il recente ed interessante Laureande sull’orlo di una crisi di nervi, riesce a diluire tutto in un affresco – che pare davvero realistico – della vita della piccola provincia emiliana. Dipingendo quindi un momento di transizione per una teenager "traslocata" a forza dalla "grande" città con quel "non so che", con quell’energia che traspare da descrizioni e dialoghi, che rende difficile chiudere il libro prima di averlo finito.
Bello (molto) l’inizio. Agile e curato il resto.
"Insomma. Stai male durante. Stai male dopo. Perché cazzo continuano a prenderla, allora?"
Fede fa spallucce.
"Anche il Matto ha definitivamente cambiato giro: stando ai racconti di Fede, sta facendo tutto l’Iter insieme alla sua nuova comitiva. Dalle canne è già passato alle sostanze allucinogene, LSD e salvia divinorum, e di questo passo, nel giro di qualche anno arriverà prima alla cocaina, poi all’eroina."