La scrittrice inglese, autrice di fortunati best-seller come “Caccia alla volpe”, “Prove sepolte”, ci regala ancora un altro classico ed ottimo giallo. Nella campagna inglese di Sowerbridge vengono rinvenuti, brutalmente assassinate, i cadaveri di Lavinia Fanshaw, un’anziana donna malata e dell’ infermiera che l’assisteva Dorothy Jenkins. La polizia inglese arresta, per il duplice omicidio, Patrick O’Riordan, un giovane irlandese disoccupato, con una situazione familiare difficile (madre sulla sedia a rotelle, padre privo di un braccio) che abita nelle adiacenze della casa teatro dei delitti e che è stato trovato in possesso dei gioielli (falsi) rubati all’interno dell’abitazione delle donne massacrate. Il caso sembra avviarsi ad una rapida conclusione, ma Siobhan Lavrentan, stimolata dall’affetto che nutre nei confronti della famiglia del giovane, dal fatto che la baby-sitter dei suoi figli è la giovane Rosheen, parente dei O’Riodan, e che lei stessa è irlandese come il presunto omicida, incomincia a svolgere un’ indagine personale molto accurata, tendente a scagionare Patrick dalle accuse e a scoprire il responsabile del duplice omicidio. Si recherà dal poliziotto che conduce l’inchiesta per comprendere, capire, ricevere informazioni ed insinuare dubbi ed inquietanti interrogativi. La donna giungerà, l’azione si svolge dal giugno 1998 al marzo del 1999, a delle conclusioni che assicureranno alla giustizia il vero colpevole e riuscirà a venire a conoscenza di fatti e situazioni dei quali ignorava l’esistenza. La scrittrice dà vita ad una trama narrativa orchestrata con grande maestria, tratteggia egregiamente i vari personaggi, (come dimenticarsi di Rosheen?), sceneggia le trovate e i dialoghi, ci introduce in un microcosmo perverso e claustrofobico come quello della campagna inglese dove predominano i pregiudizi e le ostilità fra la comunità irlandese e quella inglese, presenti sin dalla seconda guerra mondiale, raffigurandoci la rigidità e la presunzione degli inglesi contrapposta alla leggerezza e all’arguzia degli irlandesi, senza avere per questo la pretesa di offrirci uno “spaccato sociologico”. Il giallo è un pretesto letterario che serve alla Walters per tratteggiare una società cinica,bigotta, dominata dall’apparire, più che dall’essere, fatta di persone che si dedicano ad inutili cene conviviali solo per darsi un tono, che vivono solo per “spiare” i vicini di casa, persone aride, chiuse in se stesse, come Cynthia, la vicina di casa fiera di essere inglese, ma disposta a seminare guerre intestine fra i vicini di casa del sobborgo inglese che Siobhan, alter-ego della stessa autrice, detesta. E’ un giallo avvincente, ricco di colpi di scena, che ha il merito di inchiodare il lettore fino alla fine del libro. L’autrice esplora l’animo umano, le sue contraddizioni, mettendo in evidenza la discrasia fra essere e apparire, la psiche umana, capace di compiere mostruose azioni per amore e per potere.