Il nuovo album live Relevé
Relevé è qualcosa di instabilmente ballabile
Si chiama Relevé il nuovo album della violinista e performer Anaïs Drago. Pubblicato su Bandcamp il 15 febbraio dall’etichetta Habitable Records, Relevé è disponibile su cd e in streaming su tutte le piattaforme digitali.
Relevé sottolinea lo slancio e la spinta esplosiva che pervade la musica e le performance dal vivo dell’omonimo trio formato da Anaïs Drago, dal clarinettista Federico Calcagno e dal batterista e percussionista Max Trabucco.
Il gruppo nasce nel 2023 come progetto originale del centro di produzione WeStart di Novara con il nome di “Terre Ballerine”. Dopo un anno di concerti in rassegne e Festival europei, il trio ha assunto il nuovo nome di Relevé. L’omonimo discotestimonia proprio il successo ottenuto nei concerti svolti negli ultimi due anni. L’album è composto da otto brani firmati da Anaïs Drago e registrati dal vivo nel gennaio 2024 al Münster Jazz Festival in Germania e all’Area Sismica di Forlì.
Ogni composizione del disco enfatizza l’unione di tre strumenti, creando sonorità e colori inusuali. La musica contemporanea è a tratti ipnotica, a volte sperimentale, e si muove tra jazz, rock e folklore, con un attento utilizzo della tavolozza timbrica e di tecniche estese che riflettono i linguaggi della musica contemporanea.
Il filo conduttore di Relevé è la dimensione plastica che assume la musica, capace di rimbalzare sull’ascoltatore richiamandolo al movimento, attraverso un irrinunciabile impulso a muovere il corpo nello spazio. Nella danza classica, infatti, relevé significa elevare in alto, vincere la forza di gravità dando la sensazione di leggerezza. È “il movimento” della leggiadria concreta e piena, una profonda connessione tra “plié – terra” e “relevé – cielo”.
“Relevé è qualcosa di instabilmente ballabile” afferma stessa Anaïs Drago. “La musica, così come la danza è l’arte che meglio organizza il tempo e lo spazio. All’interno di un’esecuzione musicale c’è una continua successione di eventi sonori, così che il precedente sia nel passato e quello che sta per avvenire nel futuro, ma noi nell’ascolto lo percepiamo come un unico momento presente”.
Anaïs Drago, classe 1993, è originaria di Biella. Vincitrice del Top Jazz 2022 (referendum indetto dalla rivista Musica Jazz) nella sezione nuove proposte, esplora da sempre le sonorità dell’improvvisazione libera, della musica elettroacustica, del jazz e della canzone. Prima classificata al Seifert Competition 2024 di Cracovia, concorso internazionale per strumentisti ad arco nel jazz, e Premio SIAE 2022. Nel 2023 e 2024 il suo nome compare nel referendum annuale della rivista newyorkese Downbeat nella sezione Rising stars – violin section.
Formazione
Anaïs Drago – violini, elettronica, composizioni
Federico Calcagno – clarinetto, clarinetto basso
Max Trabucco – batteria, percussioni
Tracklist:
1 Corto circuito (A. Drago)
2 Stasi cinetica (A. Drago)
3 La battaglia (A. Drago)
4 Momentum (A. Drago)
5 Le danze della realtà (A. Drago)
6 Nuovamente (A. Drago)
7 Out of the cage (A. Drago)
8 Balkan nugget (A. Drago)
Etichetta: Habitable Records
Recorded live at the International Jazzfestival Münster
Theater Münster, Germany, January 06, 2024
Gaito Ufficio Stampa e Promozione
Intervista
Davide
Buongiorno Anaïs. In precedenza hai dedicato un album a Frank Zappa (“Shake your duty”, 2024) e in alcune tue composizioni del disco d’esordio “Anaïs Drago & The Jellyfish”, 2018) ti sei ispirata a Frank Zappa. Il tuo secondo album, “Solitudo” ti ha visto invece protagonista solista in brani per violino, elettronica e voce. Cosa continua e cosa esplora ed evolve “Relevé” rispetto al tuo percorso discografico?
Anaïs
Buongiorno a te Davide. Direi che il fil rouge tra tutte le mie pubblicazioni sia l’esplorazione di nuove combinazioni di ensemble, che mi permettono quindi di ampliare, modulare e di mettere a servizio in modi differenti le possibilità espressive del mio strumento. Torno ad un progetto in ensemble dopo anni di “solo”, e avevo voglia e bisogno di mettere a servizio di una musica condivisa con altri tutto ciò che in questi anni ho scoperto e applicato in solitaria e su cui ormai si basa la mia attuale e quotidiana esplorazione. Persiste quindi l’idea di de-contestualizzare lo strumento che suono dai canoni stilistici accademici o comunque ormai radicati nella tradizione, qualunque essa sia, e di uscire dal ruolo, spesso comfort zone, che vuole il violino come strumento melodico e solistico per eccellenza. Con Relevé inoltre ho aggiunto un piccolo importante tassello alla ricerca e studio personali su temi ampi e complessi come lo spazio/tempo e la relazione tra suono e corpo in movimento.
Davide
Come è nato questo nuovo materiale, attraverso quali idee guida e verso quale risultato complessivo? In che modo hai (e avete) cioè usato ed esplorato il “corpo” del suono musicale, il suo movimento e la capacità di indurlo?
Anaïs
L’ispirazione iniziale di diversi brani del disco viene da alcune opere d’arte (pittoriche, scultoree) che ho usato e riletto come una graphic score, trasformando linee, forme e colori in suoni, dinamiche, contrappunti. Altri brani invece li ho scritti più di getto, a partire da piccole cellule melodiche o ritmiche. L’uscita dalla comfort zone di cui accennavo prima non riguarda solo me ma tutti gli strumenti coinvolti: così il violino e il clarinetto contribuiscono all’apporto armonico e ritmico e la batteria assume invece un carattere estremamente melodico. L’urgenza è stata quindi quella di trovare un nuovo equilibrio (forse precario, ma l’importante è che sia tale) nel quale far coesistere questi nuovi ruoli, facendo sì che l’assenza di un sostegno armonico propriamente detto, di uno strumento grave, potesse essere da subito una risorsa da evidenziare, una possibilità da sfruttare, invece che una mancanza da mascherare.
Davide
Molte le riflessioni che si possono fare sul movimento dei corpi in rapporto al suono. Il nostro corpo risuona e può essere indotto al movimento nel ricevere e nel produrre onde sonore. “Relevé” è il tuo quarto album ed è registrato dal vivo all’International Jazzfestival di Münster, ma non ripropone dal vivo materiale da te precedentemente pubblicato. Si tratta quindi di nuove composizioni. Perché dunque la scelta di non registrarle in studio, ma durante una esibizione al pubblico? Era forse necessaria al progetto anche una interazione tra “corpi” donatori di suono e “corpi” riceventi? E che tipo di scambio hai sentito?
Anaïs
Lo studio di registrazione è un luogo in cui non mi sento totalmente a mio agio, se non quando sono da sola. Sto imparando ad abituarmi, ma continuo a percepire come faticoso tutto l’iter per un’incisione discografica in studio. A questo aggiungo un progressivo abbandonamento del desiderio di perfezione a favore di un risultato più spontaneo anche se più sporco. Metto sul tavolo il fatto che spesso i dischi (parlo per artisti nella prima fase del loro percorso, non di quelli con carriere trentennali ovvio!) si registrano all’inizio di un percorso (e dopo qualche concerto ti rendi conto di quanto acerba sia l’incisione) o alla fine di un lungo percorso di concerti dal vivo (con il rischio che poi quel materiale trovi nell’incisione stessa la sua fine). Per Relevé non volevo nessuna di queste due cose. Come dico durante i concerti, Relevé è quella frazione di secondo in cui il nostro corpo vince la forza di gravità, e da lì nasce la possibilità di atterrare in un punto uguale o differente a quello di partenza. È in quella possibilità che risiede il mio interesse, e credo che perciò una registrazione live a un anno dall’inizio del progetto potesse essere la diapositiva migliore per esprimerne il senso. Infine, è bene sottolineare che l’idea di pubblicare le tracce di questi concerti è nata mesi dopo averli fatti; quando eravamo sul palco perciò non avevamo minimamente l’apprensione dovuta al fatto che si stesse suonando qualcosa destinato a fissarsi e a rimanere. Detto ciò, mi piacerebbe nel breve futuro andare in studio anche con questo progetto, credo che i tempi inizino ad essere maturi!
Davide
Nel linguaggio della danza classica il movimento degli arti inferiori si articola sull’alternanza di due principi fisici e spirituali fondamentali e opposti, il plié (flettere le ginocchia) e il relevé, lo slancio legato al concetto di leggerezza, un precetto fondamentale della danza, quello cioè di essere leggeri come l’aria per innalzarsi verso il cielo: quindi un raccogliere dal basso per tendere verso l’alto in un dialogo costante tra prendere e lasciare, tra battere e levare ecc. Anche se un certo alchimista avrebbe sentenziato che “ciò che è in basso è come ciò che sta in alto” e viceversa, ci sono stati anche un “basso” e un “alto” su cui avete concettualmente lavorato, ossia su ciò che è stato postulato essere colto e superiore, accademico, di alto livello, oppure extracolto e per converso popolare, non accademico, quindi un “basso”…
Anaïs
Il mio focus è stato principalmente su quanto dici all’inizio: sulla spinta esplosiva che bisogna conferire al battere per rendere il più efficace possibile il levare. Il relevé, come ogni altra attitude – o posa che dir si voglia – della danza, è di per sè statica, ma raggiungibile e mantenibile solo tramite uno sforzo dinamico continuo. E’ questo ciò che intendo con stasi cinetica, titolo della seconda traccia dell’album. L’operazione di valorizzazione del levare è avvenuta togliendo però ogni tipo di barriera stilistica (colta, popolare ecc), e abbandonando anche una certa schematicità matematica alla scrittura, un po’ come se si trattasse di un flusso di coscienza in cui punteggiatura e formattazione diventano secondari. Ne deriva un repertorio che alterna sezioni molto scritte, con continui cambi di tempo e arrangiate meticolosamente in senso contrappuntistico ad altre in cui la cellula prestabilita è breve, corta e forse fin semplice, su cui invece è l’inventiva del solista e l’interplay dell’ensemble a farla da padrona.
Davide
Come hai lavorato con Federico Calcagno e Max Trabucco, che tipo di intesa si è creata nel suonare insieme questo materiale? Quanto spazio date inoltre all’improvvisazione, come e quando avviene tra di voi?
Anaïs
In generale ho voluto dare poche linee guida ai musicisti che mi accompagnano, lasciando fluire la loro spontaneità e creatività ed eventualmente indirizzandola una volta che avessimo avuto il materiale sul tavolo. Federico ricopre sostanzialmente due ruoli: uno di strumento ritmico/armonico, con l’utilizzo del clarinetto basso, e uno solista, con il clarinetto soprano (quando è il violino a ricoprire un ruolo più di accompagnatore). In entrambi i casi il risultato è molto diverso da quello che si potrebbe ottenere avendo uno strumento accompagnatore più canonico (da una chitarra a un basso, per non parlare di un pianoforte): si viene a creare, per forza di cose, un certo vuoto che alimenta l’instabilità di cui si nutre questo repertorio e che lascia, credo, più spazio di azione. Abbiamo inoltre diversi momenti di scambio a due che ben evidenziano (ma qui non ho alcun merito, ahah!) quanto bene si sposino i timbri di violino e clarinetto, non a caso protagonisti insieme in moltissime musiche di tradizione in tutto il mondo. Max ha invece fatto un lavoro a mio parere interessantissimo sui timbri della batteria, molto asciutti e secchi, con poche risonanze, che le danno un sapore elettronico pur utilizzando un set-up acustico. In questo senso il suo strumento, ritmico per eccellenza, diventa anch’esso melodico e si infrapone al contrappunto di clarinetto e violino. Sono particolarmente felice della coesione che abbiamo raggiunto e che live dopo live migliora; credo che questo sia uno degli elementi fondamentali che mi interessa sviluppare con questo ensemble: la capacità di saltare ed atterrare più o meno insieme, e di lasciare che mentre si è per aria possa accadere di tutto.
Davide
C’è un po’ di Frank Zappa anche in “Relevé”? Cosa in particolare ti interessa della sua opera geniale e della sua estetica libera dai conformismi?
Anaïs
Credo che l’eredità che anni di ascolti zappiani abbiano lasciato in me, e in questo progetto, sia legata al rifiuto di qualsivoglia categorizzazione e anche alla sacrosanta necessità di essere performer quando si è sul palco. Zappa ce lo ha insegnato molto bene.
Davide
Quando hai cominciato a sentire il bisogno di creare la tua musica e chi più di altri, o quali dischi, sono stati fondamentali nella formazione del tuo gusto musicale e del tuo modo (e mondo) creativo?
Anaïs
A guardare indietro mi rendo conto che la creazione e composizione di musica mia sia sempre arrivata in risposta a circostanze esterne che, per un motivo o per l’altro, me lo richiedevano: Anais Drago&The Jellyfish è il mio progetto di laurea (per il quale dovevo, come da regolamento universitario, comporre tot minuti di musica originale e arrangiarla per un organico di medio-grandi dimensioni); Solitudo è un album nato dalla vittoria di un premio (Taste of Jazz/NUOVO IMAIE) che mi avrebbe sostenuto la produzione di una registrazione di musica originale, e tutto questo nel bel mezzo della pandemia; il solo è stato perciò (nuovamente) necessità e quindi risorsa. La musica stessa di Relevé è nata dopo la proposta di entrare a far parte del centro di produzione WeStart e perciò nel pensare ad un progetto da proporre al centro.
In tutto questo, la mia pratica si svolge su vari fronti nel tentativo di migliorare le competenze che mi tornano utili sul palcoscenico, e che con naturalezza poi convergono nella creazione di nuove opere e nello sviluppo di nuove idee. Se dovessi citare tre lavori, opere, o composizioni che mi hanno aperto strade e porte, metterei, in ordine cronologico 1) Different Trains (S. Reich) 2) Atlas (M. Monk) 3) 24 Preludes for microtonal piano (I. A. Wyschnegradsky)
Davide
Una nota scrittrice affermò che il violino è il più umano di tutti gli strumenti. Quando hai iniziato lo studio del violino e perché, cosa in particolare ti ha fatto scegliere questo strumento invece di altri?
Anaïs
Avevo tre anni e mezzo quando feci la mia prima lezione di violino. A quell’età si può volere tutto ed il contrario di tutto. Mia mamma aveva già seguito mia sorella Sarabeth (oggi spalla nell’orchestra sinfonica di Rostock – DE), più grande di me di nove anni, nello studio del violino, e credo non avesse particolarmente voglia di ricominciare da capo con uno strumento nuovo. In qualche modo, con il violino sapeva già a cosa andava incontro. Io non lo sapevo, ma per carattere sono una persona piuttosto accondiscendente, e siccome non c’erano motivi evidenti di rigetto, mi è sempre andato bene suonarlo. Credo di essermi accorta che mi piaceva veramente solo quando ormai mi sarebbe sembrato strano non suonarlo più!
A proposito della voce: proprio recentemente, a fine di un concerto, una ragazza mi ha detto che il violino parlava. Che meraviglia!
Davide
Cosa ricerchi attraverso la musica della musica stessa e oltre?
Anaïs
Come disse Philipp Glass, “la musica è, tra le arti, quella che meglio organizza il tempo”. Ed è quello che nel mio piccolo cerco di fare.
Davide
Cosa seguirà?
Anaïs
In questi ultimi due anni ho posto le basi per molti progetti, insieme a colleghi e colleghe di ambienti musicali estremamente variegati. Credo che il 2026 sarà l’anno di nuove pubblicazioni discografiche, insieme a Peppe Frana all’oud in un bellissimo progetto di duo intitolato “Disorienti”, insieme a Luca Falomi e Fausto Beccalossi in un trio chiamato “Gracia!” che omaggia la poetica di Garcia Lorca, e di un nuovo album in solo, che già ho inciso ma su cui ho bisogno di riflettere a lungo.
Mi piacerebbe inoltre andare finalmente in studio con Relevé, magari con qualche ospite. In autunno ci aspettano grandi cose: siamo stati selezionati per gli showcase di European Jazz Conference a Bari e saremo ospiti dell’Istituto Italiano di Cultura di El Cairo e di alcuni festival prestigiosi.
In aggiunta, da quest’estate lavorerò ad un progetto musicale/divulgativo su Battiato con la cantautrice Giua e la speaker radiofonica Silvia Boschero, che credo ci porterà in tanti lidi; collaborerò inoltre con Barbara Casini e Barbara Piperno in un repertorio che mi ha fatto scoprire e avvicinare alla tradizione Nordestina del Brasile (le due Barbare sono grandi conoscitrici della materia) e non mancheranno alcune belle presentazioni di Shake Your Duty, omaggio all’irriverenza in musica e a Frank Zappa, che ritorna, insieme a Valentina Scheldhofen Ciardelli al contrabbasso e al controtenore Riccardo Strano. A luglio suoneremo nientemeno che allo Zappanale, festival internazionale dedicato a Zappa!
Prosegue inoltre la mia collaborazione con Neri Marcorè (sarò con lui in molti appuntamenti durante l’estate) e sempre in autunno inaugurerò una collaborazione con la Società del Quartetto di Milano, che mi ha affidato in toto la gestione del “reparto educational”, per il quale sto costruendo uno spettacolo/laboratorio. Tanta carne al fuoco, e ne sono molto felice.
Davide
Grazie e à suivre…