Più alto del mare – Francesca Melandri
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Rizzoli Editore
Narrativa
Pagg. 237
ISBN 9788817063159
Prezzo Euro 16,00
Solitudini
Più alto del mare è il primo libro che leggo di questa narratrice e sceneggiatrice romana e in tutta sincerità l’ho scelto perché mi risulta sia stato finalista al Premio Campiello e abbia vinto il Premio Rapallo Carige. Non è che mi lasci influenzare dai risultati nei concorsi letterari, ma in un periodo in cui trovo opere di autori italiani contemporanei sempre meno valide ho voluto accertarmi se gli onori tributati, almeno a mio giudizio, fossero meritati.
Il romanzo parla dell’incontro casuale di due persone, un uomo e una donna, in visita al carcere di massima sicurezza sito in un’isola che, dalle descrizioni, sembrerebbe essere l’Asinara; lui va a trovare il figlio, terrorista e pluriomicida, lei invece va dal marito, pure lui pluriomicida. Come al solito non intendo rivelare la trama, molto interessante, perché preferisco soffermarmi sulle caratteristiche del lavoro dove si parla dei famosi anni di piombo che tanto hanno sconvolto l’Italia mietendo molte vittime innocenti. La Melandri non giudica, né si sbilancia al riguardo, in quanto il fenomeno eversivo costituisce solo lo sfondo in cui si svolge la vicenda; analizza invece i comportamenti delle vittime indirette, in questo caso la donna, in quanto moglie dell’omicida e vittima lei stessa delle sue violenze, e l’uomo, il padre del sanguinario terrorista. La condanna all’ergastolo dei loro congiunti vale anche per loro, perché la loro vita ne è stata stravolta; i loro silenzi, i loro sguardi vuoti di esseri senza speranza sono un denominatore comune, vegetano ormai più che vivere, in giornate sempre uguali e sempre cupe, ma un evento imprevisto, una burrasca che impedisce al battello di trasportarli sulla terra ferma sarà un evento tanto imponderabile quanto salvifico. Costretti a pernottare in un alloggio di fortuna (non ci sono alberghi), con il conforto anche di una guardia carceraria che ha un segreto da celare, in quelle poche ore e in quelle del ritorno prima alla terra ferma e poi al continente troveranno un motivo per continuare a vivere, si svilupperà una compartecipazione, una reciproca compassione che senza essere amore è però affetto. Non anticipo la fine del romanzo, tanto più che non è come ci si può attendere e in fondo è quella giusta, più realistica, più in sintonia con gli eventi del passato che hanno lasciato un segno indelebile.
I due protagonisti Luisa e Paolo sono di quelli che non si dimenticano facilmente, come anche Nitti, l’agente di custodia, e sua moglie Maria Caterina, la dolce maestrina che attende la risposta alle domande che ha dentro.
Con una struttura solida, ben impostata, con un ritmo blando più che mai consono alla vicenda, si apprezzano anche le capacità descrittive del paesaggio, del mare, del cielo, nonché l’atmosfera, sospesa, come fuori dal tempo, quel tempo che non ha significato per chi non ha speranze. Lo stile è quanto di meglio si possa trovare per un romanzo la cui lettura mi sento di consigliare, anche perché giunti alla fine si ha netta la sensazione che non poco sia rimasto dentro di noi e perché verso i protagonisti si prova un sentimento di autentica compassione.
Francesca Melandri (Roma, 9 giugno 1964) è una sceneggiatrice, scrittrice e documentarista italiana.
Ha esordito nella narrativa nel 2010 con Eva dorme (Mondadori), un romanzo che ripercorre gli anni del terrorismo sudtirolese. Nel 2012 esce Più alto del mare (Rizzoli), finalista al Premio Campiello e vincitore del premio Rapallo Carige, mentre è del 2017 Sangue giusto, (Rizzoli). Nel 2024 pubblica con Bompiani, Piedi freddi.