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Poesie scarlatte – Mara Motta

3 min read

Edizioni Tabula Fati

Poesia

Pagg. 128

ISBN 9791259880574

Prezzo Euro 10,00

Un canto d’amore

Mi sembra di essere un gambero, visto che non è la prima volta che, dopo aver recensito l’opera di un autore, non passo alla successiva – che nel caso specifico ancora non c’è -, ma alla precedente. E poi l’impressione di fare come questi crostacei si rafforza nel titolo, che è Poesie scarlatte; infatti, come è notorio i gamberi sono rossi e lo scarlatto è una tonalità di rosso.

Ciò premesso l’opera prima di Mara Motta presenta già, magari allo stato embrionale, gli spunti di In absentia, e non poteva essere diversamente perché un percorso poetico non può non tener conto della strada già fatta.

Anche qui i versi sono esposti in modo semplice, ma sono profondamente permeati di sentimenti, che vanno dall’amore all’affetto, in forza di una visione della vita che tiene sì conto del mondo che ci circonda, ma che lo fa con serenità, perché tutto ciò che accade rientra nell’ordine del cose, e questo non vale solo per le gioie, ma anche per i dolori. Il beneficiario di questi sentimenti espressi con pacatezza dovrebbe essere contento di avere una compagna così che lo innalza su un piedistallo, e poco ci manca perché sia un altare (Da Spazio: Mi hai fatto spazio nel tuo cuore! / Non volevi intrusi…/ tranquillo dietro barriere di nuvole leggere! / Mi hai aperto un varco al sole / teneri sentieri / in cui rifugiarmi / per restare dove sai / di potermi amare./ Hai fatto spazio…/ accogliere il mio cuore / porterà note lunghe /di melodia d’amore!). Ce n’è più che a sufficienza per sentirsi lusingati, ma le repliche non si contano, sono incalzanti e allora… (Da Bacio: leggero / in una notte d’estate / può essere violino / può essere incantesimo / strana aria di sorpresa…/ resta il miracolo dell’attesa!). Se si prosegue nella lettura si passa dall’amore agli affetti, nella memoria che vivida viene fatta apparire, e allora destinataria del sentimento diventa la madre, come in Ricordo (il brecciato assolato / quella casa verde / quella porta sempre aperta. / Mamma cantava / fuori nel cortile. / Il lavatoio cantava / con i panni sotto la fontana! / Tornavo e sentivo / profumo di casa in cucina / musica d’acqua in giardino. / Mamma cantava…). Sono versi scritti in punta di penna, che riescono a colorare un ambiente che richiama immediatamente un sentimento, quello dell’amore, dell’affetto per la madre, e il tutto avviene in modo spontaneo, così che rapida è anche la reazione emotiva di chi legge.

A un certo punto mi sono chiesto come sia possibile che una persona abbia dentro di sé un sentimento così forte, così assoluto, travolgente, un vulcano che della sua forza lascia trasparire solo una sottile filo di fumo. La domanda non è capziosa, volta come è a trovate i motivi di un comportamento, e ho così rilevato che la poetessa trova tutta questa forza nel senso di appagamento che ha della propria vita, in quel piacere sottile che ti coglie la sera prima del buio e che sboccia ogni giorno alle prime luci dell’alba, quando un sospiro e un sorriso sono la certezza di vivere nel modo migliore.

Da leggere, non c’è dubbio.

Mara Motta nasce a Pescara e nella città  adriatica trascorre la prima giovinezza. Compie studi umanistici, tesi ad assecondare il suo interesse per la riflessione sul mondo e sull´essere umano. Spende a Milano le prime esperienze lavorative che si concentrano, con sicurezza, sull´insegnamento, idoneo a valorizzare la passione per le lettere e la riflessione. La nostalgia per la sua città  e per gli affetti famigliari favorisce il suo rientro in Abruzzo con un frammento di cuore lasciato nella città  meneghina. A Pescara conclude l´esperienza lavorativa punteggiata dall´impegno di moglie, madre e nonna.

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