La donna dei fili – Ferdinando Camon
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Apogeo Editore
Narrativa
Pagg. 216
ISBN 9791281386181
Prezzo Euro 18,00
Entrare nella psiche dell’altro sesso
Credo di aver letto tutti libri che ha scritto Ferdinando Camon, tranne tre: La malattia chiamata uomo, Il canto delle balene e La donna dei fili. Perché questa lacuna? Per l’argomento trattato che ha a che fare con l’analisi psicologica, tematica che non solo non mi ha mai interessato, ma che ho sempre considerato non di mio gradimento. Di ciò è consapevole l’autore padovano, anche per il rapporto di conoscenza che ci lega, ma ammetto che questa mancata lettura un po’ mi fa vergognare e pertanto, approfittando dell’uscita della nuova edizione di La donna dei fili, per i tipi di Apogeo, ho deciso di ovviare a questa mia mancanza, certo di fare cosa giusta e perciò ricorrendo al mio massimo impegno.
Con fatica, non poca peraltro, ho letto il libro e se non posso dire che mi ha entusiasmato, posso però anche confessare che, contrariamente alle mie iniziali previsioni, non mi è dispiaciuto. E confessare mi sembra il verbo giusto, visto che l’analisi, questo aprirsi, spalancare il proprio inconscio all’esame di uno specialista, è simile a una confessione, certamente non religiosa, ma civile, anche se i risultati sono diversi, come è ovvio che sia.
Il romanzo, perché di romanzo si tratta, è la cronaca di un’analisi a cui si sottopone la quarantenne Michela, lei sul lettino, lo specialista su una poltrona.
Viene da chiedersi chi è il protagonista e verrebbe da dire subito Michela, ma non è così, perché il protagonista è Ferdinando Camon che ha usato l’artificio di trasformarsi in donna per entrare nell’intimo più recondito delle figure femminili. Non si pensi che abbia detto uno sproloquio perché del resto lo stesso autore, in quella paginetta bianca del volume che sta all’inizio e che spesso viene usata per una dedica autografata, ha scritto (testuali parole): “Sì, certo la donna dei fili sono io”, seguito dalla sua firma.
Come tutte le analisi va avanti seduta per seduta e progressivamente Michela svela il suo inconscio, da cui emergono notevoli disagi esistenziali (soffre di una grave forma di paranoia, con attacchi di panico e comportamenti asociali). Come in tutte le storie di un certo tipo il lieto fine è d’obbligo e così al termine del ciclo di terapia la donna, che prima si odiava, impara ad amarsi, così che può iniziare a relazionarsi anche con il marito e con la figlia che, per il suo atteggiamento, si erano allontanati.
La prova dell’autore padovano rivela un indubbio virtuosismo, perché, data “la finzione” di ogni romanzo, se Camon si immedesima nella donna (posso solo immaginare con quale notevole difficoltà), lo fa anche con lo psicanalista, che guarda caso è uomo, quasi un rientrare di tanto in tanto nell’essenza della mascolinità, messa indubbiamente a dura prova dal cercare di comprendere e interpretare il comportamento femminile.
Da ultimo mi sembra giusto spiegare il perché del titolo: Michela, nel confessarsi, è sicuramente imprevedibile, ma ha anche un punto fermo rappresentato dai fili, come quelli del telefono, oppure del cordone ombelicale, fili dai quali si sente soffocare tramite i disturbi che l’ossessionano.
Ferdinando Camon
Il primo romanzo di Camon uscì in Italia con una appassionata prefazione di Pier Paolo Pasolini e fu subito tradotto in Francia per interessamento di Jean-Paul Sartre. Camon si definisce “narratore della crisi”: ha raccontato la crisi e la morte della civiltà contadina (nei romanzi Il Quinto Stato, La vita eterna, Un altare per la madre, premio Strega, Mai visti sole e luna, nelle poesie Liberare l´animale, premio Viareggio, e Dal silenzio delle campagne), la crisi che si chiamò terrorismo (Occidente), la crisi che porta in analisi (La malattia chiamata uomo, La donna dei fili, Il canto delle balene) e lo scontro di civiltà, con l´arrivo degli extracomunitari (La Terra è di tutti). La malattia chiamata uomo fu recitata a Parigi al teatro L´Aquarium per 4 anni consecutivi. Il regista Claude Miller ne ricavò un film. Camon ha lavorato nel primo Centro Anti-Droga, che aveva sede a Padova, e l´ha raccontato nel libro La droga discussa con i ragazzi. I suoi romanzi più recenti sono La cavallina, la ragazza e il diavolo e La mia stirpe. È tradotto in 25 paesi. In Francia, Gallimard ha tradotto tutte le sue opere in prosa e in versi. Nel 2019 è uscito il suo Dialogo sul Comunismo con Pietro Ingrao, che Ingrao aveva bloccato per 25 anni. Ed è uscito il pamphlet A ottant´anni se non muori t´ammazzano, contro l´opzione di non curare i malati troppo anziani. Nel 2022 Apogeo ha ripubblicato Occidente nella stesura definitiva e nel 2023 la raccolta di poesie Son tornate le volpi. Le sue opere sono pubblicate anche in edizioni per ciechi, in Italia e in Francia. Nel 2016 sono state raccolte in 16 ebooks e gli è stato assegnato il premio Campiello alla Carriera. Dal 2021 è in corso la pubblicazione delle sue opere in forma di audiolibri presso la casa editrice Il Narratore, ne sono già usciti otto.