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Intervista con Paolo Sala

11 min read

Semplice-Mente: il ritorno di Paolo Sala!

 Il poliedrico chitarrista piemontese pubblica con Banksville il nuovo album all’insegna del crossover tra generi: jazz, funk, fusion, swing con un ampio gruppo di musicisti e atmosfere eleganti e briose

PAOLO SALA

Semplice-Mente

9 tracce, 42.58 min.

(Banksville Records, 2024)

Comunicato stampa

Synpress 44

«Semplice-mente non esisterebbe senza lo studio della musica classica e del jazz. Per la concezione di questo nuovo album si è reso necessario uno studio rigoroso dell’improvvisazione jazz e limitrofi, ecco spiegato il grande intervallo di tempo dal primo. Immediatezza mascherata da apparente semplicità è il fulcro. Non esiste cosa più difficile che creare una linea melodica perfetta, ovvero non modificabile se non a discapito della medesima. Questa è l’idea di fondo della ricerca contenuta nei brani. Ci sono riuscito? Non sta più a me giudicarlo. Io ho dato il massimo».

Sono le parole di Paolo Sala, il chitarrista vercellese che a quasi dieci anni dal suo esordio Solitude torna con Semplice-Mente, un secondo disco effervescente, brioso ed elegante, pubblicato da Banksville Records. Nove tracce scritte dal poliedrico musicista, da anni dedito allo studio della chitarra classica ma con grande sensibilità ed esperienza sia nel jazz che nel pop-rock. Le chiavi di volta dei nove pezzi composti in vari momenti e con intenzioni espressive differenti, sono due. La prima è la partecipazione di un ampio numero di musicisti, preparati ed esperti, che ha donato al lavoro una notevole varietà di atmosfere, stili, inflessioni, dal jazz-rock al funk. Interamente composto da Paolo, Semplice-Mente vede la partecipazione di Diego Marzi, Paolo Baltaro, Stefano Roncarolo, Fausto Massa, Gabriele Artuso, Fabio Decovich, Manuel Leccese, Filippo Montemurro, Diego e Samuel Cavallone e Simone Morandotti, che ha anche curato i missaggi.

Il secondo ingrediente saliente del disco è il percorso di studio che Paolo ha intrapreso da anni, un’esperienza di approfondimento del mondo classico che ha convissuto con una lunga pratica, anche dal vivo, in area pop. Tutto ciò è entrato con forza nello spirito dell’album: «Nello studio del repertorio classico ho compreso la differenza fra una via di fuga risolutiva nella creazione di un’idea e la difficoltà nel darle gli elementi di cui davvero necessita per essere autentica nel rappresentare chi la compone. Il pop invece mi ha insegnato principalmente ad arrangiare un brano. Fra le cose più complesse che ho vissuto musicalmente, vi è quella di trasformare in musica POP una idea, chi non ci è passato non può comprendere. In quell’ambiente ho imparato la professione: creazione di suoni, gestione dello spettacolo nel suo sviluppo, non ultimo il far parte di un suono che mette raramente al centro la chitarra, rendendo il suo operato complementare al tutto».

Paolo ha composto ogni singolo pezzo pensando alle peculiarità espressive dei musicisti. Questo ha reso Semplice-Mente un disco dalle mille influenze ma con un carattere preciso, una raccolta di inediti per gli amanti della musica di qualità che non cade mai nello scontato. E aggiunge: «Il segreto è riconoscere il proprio talento ed ammettere che in sé è poca cosa. Senza una enorme volontà di sacrificio il talento da solo non basta. Io ho capito di amare la buona musica, ovvero quella che mi sa emozionare, e che i “generi” per la mia persona rappresentano un limite alla felicità».

Banksville Records:

https://www.banksvillerecords.com/records/salasemplicemente/

Paolo Sala:

https://www.facebook.com/Paolo.Sala73/

http://www.youtube.com/channel/UCVctD5Ny0Vju8YIC-M7fEJQ

Intervista

Davide

Buongiorno Paolo. “Semplice-Mente” è il tuo secondo lavoro da solista. Cosa continua e cosa evolve “Semplice-Mente” rispetto al precedente “Solitude” del 2014?

Paolo

Buongiorno Davide. Sono lavori abbastanza distanti fra loro in quanto Solitude per sostenere l’idea melodica generale può fare affidamento solo su di uno strumento, e ciò polifonicamente comporta una serie di difficoltà, mentre gestire gli 11 musicisti che hanno preso parte a Semplice-Mente, ovviamente ti offre una gamma di sonorità maggiori sebbene con altre difficoltà date proprio dalla varietà di suoni che generano così tanti musicisti. Tuttavia in entrambi i lavori la linea guida è sempre dettata dall’istinto, dall’esigenza profonda di esprimermi attraverso la musica.

Davide

Nell’improvvisazione non ci sono errori, disse Miles Davis. Prima di fare questo disco, hai studiato improvvisazione jazz e non solo. Quanto c’è di composto e quanto di improvvisato in “Semplice-Mente”? Come le due modalità hanno cioè dialogato, attraverso quale tuo ideale equilibrio e cosa significa per te improvvisare?

Paolo

Tieni presente che in questo lavoro ho “vestito” gli ospiti, e dunque alcuni brani rappresentano più i medesimi che me stesso, altri no. Detto ciò, quando sento che è il momento, la musica mi esce come un fiume in piena, ogni forma di studio e processo evolutivo legato a svariati linguaggi, conoscenze armoniche ecc ecc, vengono apparentemente dimenticati, dando spazio all’istinto. Il brano SALAMABULA è l’esempio estremo di questo processo. Scritto, composto e registrato tutto in una mattinata, eppure dal punto di vista ritmico e armonico è il più complesso dell’album. Improvvisare per me significa dire chi sono e come la penso su ogni aspetto della vita. Non puoi mentire improvvisando, al contrario puoi improvvisarti un bugiardo.

Davide

La tua musica varia dal jazz alla fusion, dal rock al blues: questi generi musicali diversi prevedono anche altrettanti modi diversi di suonare la chitarra, strumento che tu hai per altro studiato anche attraverso la classica… Qual è, dunque, il tuo modo personale di approcciarti ai diversi generi musicali e alle differenti tecniche, quindi di unificarle?

Paolo

Io amo definirmi un simpatico psicopatico musicale. Quando mi innamoro di una sonorità, mi ci butto a capofitto, senza risparmiarmi! Nel caso della classica è durato ben 10 anni questo periodo. Enorme volontà di sacrificio. Questo è l’unico modo di ottenere buoni risultati nei vari stili di musica. Chiedere consigli a chi ne sa più di te, affiancare musicisti che hanno molto da insegnare, evitare i palloni gonfiati tronfi di boria e privi di umiltà. Dal punto di vista tecnico è un problema serio: l’eccellenza la si può raggiungere in un solo genere, ciò è dimostrato dalla storia della musica e dai grandi nomi che l’hanno fatta, dunque districarsi fra le varie forme stilistiche è possibile solo accettando i naturali compromessi che la poliedricità impone.

Davide

Quali sono i chitarristi che più ammiri e segui? Ti capita a volte di studiare la tecnica di un chitarrista in particolare per capirla, farla anche tua per poi rielaborarla, integrarla nella tua personalità tecnica ed estetica? Se sì, con chi è successo finora?

Paolo

Sebbene appaia impossibile percepirlo dalle mie pubblicazioni, Malmsteen e il suo lavoro strumentale RISING FORCE sconvolsero la mia adolescenza al punto da farmi lasciare la scuola immediatamente per dedicarmi allo studio della chitarra in modo immersivo. Poi l’esigenza di approfondire sonorità più elaborate mi ha portato a scoprire Pat Metheny, Al Di Meola, Allan Holdsworth, Steve Morse, Frank Gambale ed altri nomi noti. Tecnicamente parlando, forse, l’incredibile controllo che Al Di Meola sfoggiava negli anni 90 mi ha delineato la linea guida da seguire, insieme a lui Steve Morse e dal punto di vista del portamento ritmico Brett Garsed.

Davide

Quanto è importante l’ascolto per chi fa o voglia fare musica? Che tipo di ascolto è il tuo?

Paolo

Quanto è importante l’archeologia per chi ama la storia, o i libri per chi ama leggere? Insomma, l’ascolto è alla base del processo evolutivo emotivo e stilistico di ogni musicista. Bisogna essere curiosi ed insaziabili, sempre, e per sempre!

Davide

Ci presenti i musicisti che hanno suonato con te? Che tipo di interazione e influenza reciproca c’è stata nella realizzazione di questi nove brani?

Paolo

Nella storia musicale della città di Vercelli alcuni nomi sono quelli che più hanno accompagnato la mia vita. Fra loro gli 11 ospiti per l’appunto. Il Batterista Diego Marzi che ha suonato tutti i brani eccetto uno è un vero talento, i colori che riesce ad inserire nelle composizioni fanno pensare: “Come diavolo gli è venuta in mente questa meravigliosa diavoleria?” lo trovo semplicemente geniale. A seguire l’altro batterista, Samuele Cavallone, giovanissimo e promettente talento della musica Jazz, ha di recente vinto una borsa di studio al Berklee College e mi ha onorato della sua presenza nel brano VAFFUNKY.

Poi i 3 bassisti che hanno preso parte al progetto, Fabio Decovich ed il suo suono granitico, così duro eppure così caldo, artista completo che ha anche creato la copertina dell’album. Estremamente colto! Con la sua penna potrebbe fare tranquillamente del giornalismo Musicale serio e di livello. Per questo progetto ha interpretato magistralmente i brani ORIENTAL BILLIEMME e JUNGLE. A seguire Stefano Roncarolo, che ha suonato i 2 brani che più mi rappresentano stilisticamente, FORSE e SEMPLICE-MENTE, un bassista raffinatissimo! Una sorta di velluto confortevole, ho optato per lui nel quartetto che porterà in giro i brani del disco proprio per le similitudini emotive che ci contraddistinguono. Diego Cavallone, che ha fra le dita l’allegria. Sentimento questo più complesso da far risaltare nelle interpretazioni rispetto alla rabbia o alla malinconia ad esempio, il suo basso ed i suoi progetti, hanno influenzato l’intera città di Vercelli. Infine Paolo Baltaro frontman dei PILLHEADS, personaggio unico! Polistrumentista, compositore, scrittore nonché proprietario della BANKSVILLE RECORDS, che con il suo Fender Precision ha ricamato in modo incantevole NEL BLUES DIPINTO DI BLUES.

Vi sono poi i chitarristi: Fausto Massa che con la sua 8 corde nelle strofe è riuscito a trasformare l’idea generale di ORIENTAL BILLIEMME in qualcosa di più interessante di come appariva prima del suo apporto, e dove con la chitarra classica fa sfoggio di un assolo, costruito con grande intelligenza. Manuel Leccese invece ci regala in SALAMABULA un assolo (il secondo prima degli scambi) completamente libero da convenzioni armoniche o sovrastrutture, da lui ho appreso moltissimo della musica Jazz, ed il brano in oggetto è nato grazie alla nostra amicizia. Tocca a Filippo Montemurro, mio primo Mastro di chitarra. A lui devo così tanto che poche righe non gli renderebbero giustizia. Il primo solo di Vaffunky è opera sua, c’è poco da aggiungere, siamo di fronte ad un musicista di grandissima levatura.

L’unico strumento a fiato presente nel disco è un flauto, quello di Gabriele Artuso, amico e collega ed artista autentico. Tutto ciò che fa è guidato da una filosofia centrata sulla condivisione e la gioia di vivere, e nel suo solo appare con grande chiarezza.

L’ultimo musicista è il pianista Simone Morandotti, che ha anche curato i missaggi. Questo ragazzo non sembra avere limite alcuno. In tutto quello che fa eccelle, e senza alcuno sforzo apparente. La mia stima e gratitudine nei suoi confronti e davvero tanta.

Davide

Come sono nate queste nove composizioni, a cominciare da quale idea? Cosa le collega? Quali invece le cose impreviste e scoperte strada facendo?

Paolo

Quando è il momento di scrivere lo sento e da lì in poi non incontro difficoltà significative, anzi! Tutte le difficoltà sono legate al percorso evolutivo, di studi e approfondimenti che poi sfociano nella fase compositiva. Nella mia testa quando giunge quel momento è tutto chiaro. Dopo aver scritto il brano FORSE gli altri sono seguiti a ruota in modo molto naturale.

Davide

Ritchie Blackmore ha affermato che la semplicità è la chiave di tutto. Ma la semplicità secondo me non è affatto semplice. Cos’è per te? Come l’hai ricercata attraverso “Semplice-Mente”?

Paolo

La semplicità è la fine di un enorme percorso evolutivo, senza il quale è impossibile capire quando essa rappresenta la perfezione e non la banalità. Da lì in poi ricomincia un nuovo viaggio e spesso l’unica vita di cui disponiamo non è sufficiente per ritrovarsi nuovamente al raggiungimento di un simile traguardo. La mia speranza è di aver sfiorato questo incredibile traguardo. Ai posteri l’ardua sentenza.

Davide

Una traccia si intitola Salamabula, come il duo chitarrista SalaMaBuLa creato da te e da Manuel Leccese. Quali altri progetti musicali o quali collaborazioni ti hanno impegnato in questi ultimi dieci anni di silenzio come solista dopo “Solitude”?

Paolo

Insieme a Gabriele Artuso con il quale formiamo il duo ALEPH portiamo in scena da molti anni le mie composizioni classiche, in contesti dove la musica è il fulcro e non il contorno. Poi ho per l’appunto fatto la conoscenza di Manuel con il quale ho mosso i miei primi passi nei Jazz live anche se ad oggi i molti impegni ci hanno separato in differenti progetti. In questo periodo sto lavorando parecchio con i PINTO BANDEIRA, una band di Bossa Nova composta da musicisti eccezionali davvero! Questi ultimi rappresentano il mio ultimo viaggio alla scoperta della musica e dei suoi meravigliosi differenti linguaggi.

Davide

Cosa pensi della situazione musicale nel nostro paese? Il settore musicale e la musica più in generale sono in crisi? E se una crisi può trasformarsi in una opportunità e in un presupposto per un cambiamento e una rinascita, quale opportunità e cambiamento auspichi e promuovi?

Paolo

In realtà non credo si possa parlare di semplice crisi, il nostro tempo sta vivendo l’era del mordi e fuggi, del consuma e distruggi, e la totale assenza di supporto dei più potenti media per avvicinare i giovani all’arte della musica raffinata non fa altro che accrescere il genocidio culturale iniziato nei novanta da un certo tipo di televisione. Siamo di fronte alla totale incapacità di comprendere certe forme di espressione. Come si può comprendere la bellezza di una poesia scritta in russo se non si studia quella lingua? Ecco, noi stiamo vivendo questo momento. L’avvento della IA, invece credo che a lungo termine porterà finalmente ad una controcultura, dove “l’artigianato” musicale prenderà piede come forma di ribellione in un mondo dove i robot cercheranno di distruggere il mondo emotivo umano.

Davide

Cosa seguirà?

Paolo

Ora l’intento è portare in forma di quartetto in giro sui palchi i brani dell’album in oggetto. Ed infine spero di trovare un editore che pubblichi le mie numerose composizioni per chitarra classica sola, ormai in numero sufficiente a riempire un libro.

Davide

Grazie e à suivre…

 

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