LA SCONFITTA.
“Uno scrittore, un socialista europeo, che denuncia l’invasione e la distruzione dell’Europa, ha scritto questa breve storia contemporaneamente ai suoi articoli polemici. Non ha timore di mostrare tutti i suoi dubbi, tutte le reticenze, tutti i languori, tutti i rimpianti di cui soffoca l’intima sedizione in fondo al petto.
Tutto questo è essenzialmente incarnato e riassunto in un personaggio, Costant, che credo rappresenti molto bene una tendenza degli intellettuali d’oggi in Francia. Costant non è l’autore. Un personaggio non è mai l’autore; un personaggio è sempre solo una parte dell’autore ”. (Pierre Drieu La Rochelle, prefazione de “I cani di paglia”).
Nord della Francia, negli anni dell’occupazione tedesca. Allo stanco e disilluso Costant Trubert piacciono i paesi chiusi, perché non ingannano, a differenza degli esseri umani: e in un luogo del genere va a concludere la sua parabola esistenziale. In lui “maschera e volto, pesti e macerati, fanno tutt’uno”: è la rappresentazione del dolore derivato dall’esperienza, è l’incarnazione dell’impotenza di chi ha imparato a conoscere la vita e oscilla tra desiderio d’isolamento e disillusione. Costant deve difendere una proprietà, la “Casa delle Paludi”: questo è il suo incarico. Integrandosi nel tessuto sociale cittadino, s’accorge che le principali personalità sono intrise di ideologie fino al parossismo: incontra uomini che, allo sguardo del lettore, appaiono simboleggiare il gollismo, il comunismo, il neo-nazionalismo e il collaborazionismo, filtrati dalla depressa prospettiva di Drieu La Rochelle.
La proprietà da difendere è un deposito d’armi: presto terminerà la guerra e sarà fondamentale poterne detenere il controllo. Trubert è interdetto: apparentemente prigioniero di una (stravagante e straordinaria) crisi mistica, non si risolve a decidersi ed entrare in azione (e quanto, in questo sentimento, echeggiano i contrasti interiori di altri personaggi delle opere di La Rochelle: da
Gille de “ L’uomo pieno di donne ” a Felipe de “ L’uomo a cavallo ”). Si concentra, essenzialmente, sulla natura e sul significato dell’esistenza di Giuda: ne derivano pagine di incredibile sottigliezza e grande intelligenza, che sembrano anticipare le interpretazioni del “traditore” per antonomasia ideate e pubblicate, negli ultimi decenni, nelle opere degli italiani Berto e Vassalli .
La singolare “affinità comportamentale” che Costant rinviene e riconosce nelle posizioni del comunista, del collaborazionista e del gollista sembra voler sintetizzare l’esperienza politica dell’autore: al termine della sua notte, si schiererà con il folle e idealistico progetto del giovane nazionalista, sedotto dalla consapevolezza della sua generosità e della sua totale inutilità: e così, conquistato il deposito, affronterà quelli che risultano essere non più i suoi nemici, ma i nemici dell’intero suo Paese, pronto a cadere vittima di nuove logiche e di nuovi disequilibri, sprofondando nel servilismo.
Questo è un libro che solo un francese, devoto e dedito alla storia del proprio Stato, può intendere, interiorizzare e comprendere. Si percepisce l’aria intossicata dai prodromi di una guerra civile; si percepisce una surreale confusione nel gioco delle parti e degli interessi; si percepisce un malessere politico ed esistenziale figlio d’una sciagurata serie di errori di valutazione e di adesione ideologica. Drieu La Rochelle parla di “palude”, e nella palude s’insabbia la Francia che sognava: libera da eccessivi condizionamenti (imposizioni) internazionali, orgogliosa della sua identità culturale, e non così frammentata, fino alle scissioni plurime, nel tessuto sociale. È una sorta di suicidio, la scelta di Costant: segno d’una coscienza di estraneità al nuovo sistema, e alla stessa umanità contemporanea. Libro impreziosito da uno stile impeccabile, da una forma che sposa eleganza e compostezza, da un coraggio disperato ed esasperato.
Il romanzo, ultima opera pubblicata in vita dall’artista francese, deve il suo titolo ad un passo del Tao-Te-King di Lao-Tze, che inaugura il volume:“Il cielo e la terra non sono umani o benevoli alla natura degli uomini, essi valutano tutti gli esseri come se fossero cani di paglia da usare nei sacrifici”. Storia dei cani di paglia francesi nella Seconda Guerra Mondiale, e d’un cielo che recessit sicut liber involutus, sotto i bombardamenti inglesi che concludono il romanzo, cancellando la palude: ma non la sua memoria, o il significato della sua esistenza.
“ Io, scrivo sotto l’ombra d’un ponte una frase anonima che nessuno leggerà mai. Ma è una frase detta per sempre. Come per sempre questa piccola maschera di pietra è scolpita in cima alla cattedrale, dove in quattro secoli è stata guardata distrattamente due volte soltanto dagli operai addetti alle riparazioni. Più i dettagli dei miei giorni, delle mie ore, dei miei minuti sono infimi e più mi ci aggrappo; più mi dedico all’effimero e più l’effimero mi distacca…No, mi lega all’eternità che cade nel mio petto goccia a goccia…No, è una goccia sospesa per sempre e che non cade mai” .
EDIZIONE ESAMINATA e BREVI NOTE
Pierre-Eugène Drieu La Rochelle (Parigi, 3 gennaio 1893 – Parigi, 16 marzo 1945), romanziere e saggista francese. Esordì nel 1917 con “Interrogation”.
Partecipò ventenne alla prima guerra mondiale, fu collaborazionista nella seconda. Direttore, in quegli infelici anni, della Nouvelle Revue française, morì suicida, rifiutando (o evitando) d’essere processato per la sua adesione al nazismo .
Pierre Drieu La Rochelle, “I cani di paglia”, Guanda, Milano, 1982. Traduzione di Maria Pia Tosti Croce. L’edizione contiene una testimonianza di André Malraux, raccolta da Frédéric Grover: “Su Drieu La Rochelle”, tradotta da Stefano Magagnoli. Il volume dispone di un’interessante bibliografia e di approfondite notizie biografiche.
Il romanzo, composto nel 1943 e revisionato nel 1944, è suddiviso in una prefazione e in capitoli non numerati e sprovvisti di titolo.
Prima edizione: “Les Chiens de paille”, Gallimard, Paris, 1944.
Approfondimento in rete: Pierre Drieu La Rochelle Est Toujours Parmi Nous .