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Il Piccolo Principe – Antoine de Saint-Exupéry

4 min read

Giunti Editore

Narrativa

Pagg. 128

ISBN 9788809795839

Prezzo Euro 7,50

Il bambino che è in noi

Ci si può chiedere che senso abbia leggere oggi, o meglio rileggere, una favola a cui mi sono avvicinato, se la memoria non m’inganna, che avrò avuto all’incirca undici-dodici anni anni, e quindi più di una sessantina di anni fa. I motivi possono essere i più vari, quali ritrovare un sogno di giovinezza, ma credo soprattutto che si sia trattato di verificare se quest’opera – che non avevo disprezzato, ma che neppure mi aveva entusiasmato – alla luce di un’abbondante maturità potesse confermare il lontano giudizio, oppure se dovesse esserci una variazione, in positivo o in negativo, dello stesso.

In questa rilettura pesa non poco l’esperienza maturata, il disincanto che è proprio dei vecchi, la difficoltà di vedere con gli occhi di un bambino. Eppure, non posso nascondere che la favoletta ha un suo fascino, rammentando che nella vita sono importanti valori come l’amicizia, l’amore, l’altruismo, senza dimenticare che in noi c’è un bene inestimabile, quell’innocenza propria dei bambini che dobbiamo cercare di conservare nonostante il trascorrere del tempo, le gioie e soprattutto i dolori che accompagneranno la nostra esistenza. In questo senso Il piccolo principe, più che una favola, è un sogno a occhi aperti fatto da un uomo maturo negli anni, ma fanciullo nell’animo, un uomo che ha trovato nel volo quella libertà che ha sempre cercato e che gli ha consentito quella saggezza che è propria di quell’omino, il piccolo principe, giunto sulla terra, guarda caso, dal cielo, su un asteroide. Chi viene da lontano, chi non è inserito in un sistema, può vedere meglio le storture dello stesso ed è quello che fa questo essere spaziale, con una lezione di civiltà di rara efficacia. E’ il mondo degli adulti oggetto delle critiche, adulti che hanno persa la purezza dei bambini, ed ecco allora l’importanza di conservare dentro di sé l’innocenza primitiva.

Certo è che viene spontaneo il raffronto con Il fanciullino di Giovanni Pascoli, perché entrambi gli autori, in epoche certamente diverse, hanno saputo cogliere il segreto per un mondo migliore, un mondo in cui ci si possa ancora stupire delle piccole cose, dove l’affetto non deve avere interessi e in cui sia possibile ritrovare noi stessi quali eravamo prima dell’età adulta, spesso immemori dei sogni e dei desideri di quando eravamo bambini.

In pratica con Il piccolo principe Antoine de Saint-Exupery ci insegna che dobbiamo vedere con il cuore, perché quello che conta, l’essenziale, è invisibile ai nostri occhi.

E’ una grande messaggio, scritto da un uomo che con il tempo è diventato un mito e come tutti i miti è pure immortale, perché nulla si sa della sua fine, del perché non sia ritornato durante la guerra da una missione, ma soprattutto perché immortale è il messaggio che ci ha lasciato con Il Piccolo Principe.

Se avevo delle riserve quando espressi il mio giudizio una sessantina di anni fa, queste sono sciolte e il risultato è che mi ha talmente soddisfatto da raccomandarne la lettura ai bambini, ma anche ai grandi, perché, cercando dentro di noi, è sempre possibile trovare almeno una traccia di quel bimbo che eravamo.

Antoine de Saint Exupéry, scrittore francese (n. Lione 1900 – m. nel Mar Tirreno 1944). Traspose nei suoi scritti la propria esperienza di pilota militare e civile, sublimandola in una meditazione sulla vita che si configurò come un’etica eroica fondata sull’ascesi e sul sentimento dell’onore e della fraternità. Il suo nome è legato soprattutto alla favola allegorica Le petit prince (1943; trad. it. 1949): giunto sulla Terra da un pianeta lontano, il piccolo principe – immagine metaforica del fanciullo che sopravvive nell’uomo – soccorre l’aviatore e ne è a sua volta soccorso, condividendo con lui le stesse esperienze.

Di famiglia aristocratica e cattolica, attratto dal volo fin dall’età di 12 anni, fu pilota militare durante il primo dopoguerra, quindi pilota civile di grandi linee e protagonista di varî raid. Mobilitato allo scoppio della seconda guerra mondiale, dopo l’occupazione della Francia si trasferì a New York, e negli anni 1943-44 compì varie missioni belliche: il 31 luglio 1944 decollò dalla Corsica, ma non fece più ritorno.

OPERE

Esordì con le novelle di L’aviateur (1925), ma si affermò come romanziere con Courrier sud (1928; trad. it. 1959), ambientato in Africa. Tra le sue altre opere si segnalano Vol de nuit (1931; trad. it. 1959), vero e proprio dramma della responsabilità ispirato alla sua esperienza in America del Sud; Terres des hommes (1939; trad. it. 1942), sorta di saggio autobiografico intriso di misticismo, scritto dopo un raid New York-Terra del Fuoco; Pilote de guerre (1952; trad. it. 1959) e Lettres à un otage (1943; trad. it. in Pilota di guerra, 1959), ispirati all’attualità politica; la delicata favola allegorica Le petit prince (1943; trad. it. 1949). Postumi apparvero Citadelle (1948; trad. it. 1978); Carnets (1953; trad. it. in Pilota di guerra, 1959); Lettres de jeunesse à l’amie inventée (1953); Lettres à sa mère (1955); Un sens à la vie (1956; trad. it. 1967); Écrits de guerre (1982). Nel 2007 è stato edito in Francia il volume Manon, danseuse et autres textes inedits (trad. it. 2008), in cui sono raccolti novelle, lettere e frammenti scritti da S.-E. tra il 1925 e il 1943.

(da Enciclopedia Treccani)

 

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