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Ipotesi di misura – Francesca Bavosi

4 min read

Fara Editore

Poesia

Pagg. 96

ISBN 978-88-9293-067-4

Prezzo Euro 10,00

opera poetica I classificata al Faraexcelsior

Così è la vita

Ogni volta che mi trovo per le mani un libro di poesia di un autore che mi è sconosciuto sono preso da un torpore agitato, quasi un ossimoro che cerca di rendere più chiaro il mio stato d’animo, perché leggere è semplice, ma accogliere in se stessi le parole e i pensieri di un altro non è facile. Che vorrà dire, dove vorrà andare a parare, che motivazioni sono alla base, sono tutte domande che mi frullano per il cervello e a cui cerco di dare risposta tentando di immedesimarmi nell’autore. Francesca Bavosi per me è una sconosciuta, e mi scuso con l’interessata, perché questa mia affermazione non vuole essere un pregiudizio, ma spiega le difficoltà che incontro, a volte maggiori, a volte minori, dipende soprattutto dalla chiarezza dei versi, dall’interpretazione che può essere data agli stessi, dalle tematiche affrontate. Dopo questa premessa, che ritengo opportuna, voglio passare alla disamina dell’opera, alle mie sensazioni, alle emozioni che mi ha fatto nascere.

Innanzi tutto rilevo, con piacere, che la forma dei versi è funzionale allo scopo, senza svolazzi o ricorsi a immagini d’effetto, ma quel che più conta mi è sembrata una poesia che già in prima lettura è capace di trasmettere il messaggio che inevitabilmente porta. E’ un mondo concreto, non evanescente, né astrattamente costruito quello che è alla base delle poesie; si tratta di riflessioni su aspetti del contingente, come in Torpore (Questo finire d’estate degradante / gorgoglia nei tombini zuppi / e intorbida il sangue, arrivano / dalle finestre zaffate di bitume / come il rantolo della stagione /e scandiscono le ore – troppo poche – / che mi separano da lunedì. / Arranco – le valigie sopra il letto – / tra i gusci di conchiglia e le provviste / per l’inverno pensando alla cicala / che muore da qualche parte muta / e ringraziando la sua vita /

della mia più feconda.). Ci sono tutti gli aspetti di una stagione, l’estate, la cui fine è imminente, compreso lo stato d’animo della poetessa, con quella certezza che il tempo delle vacanze è finito e che si dovrà tornare al lavoro, con quelle ore, troppo poche, che separano dal lunedì. E cosa resta di questa stagione? I gusci di conchiglia raccolti in riva al mare, ma questo è già il passato, occorre pensare al futuro con le provviste per l’inverno. Si riprende il solito ripetitivo tran tran, in una vita che non è piena come quelle delle cicale che sono prossime a morire.

Resta il fatto che la natura ha un aspetto preminente, come nel caso dell’elegia equinoziale, equinozio di primavera, con la soffusa descrizione delle sensazioni che affiorano con la nuova stagione ( Ai racconti segreti dei tetti / ai fantasmi tra i ciliegi / / alle parole importanti nelle sporte / e all’eco delle mani stupite / / alla casa antica sotto il passo / all’amico pino / / la primizia notturna della mite stagione. / / La tua primavera ha già / un nuovo sole. ).

Stagioni che iniziano, altre che finiscono, ritmano il trascorrere del tempo e in questo srotolarsi di ore, di giorni, di mesi si vive, pronti a recepire i segnali della natura che cambia, anche noi parte della stessa.

In fin dei conti, con queste poesie Francesca Bavosi, parlando della vita, parla di se stessa, delle sue sensazioni, delle sue emozioni, si apre non nel cantuccio di un confessionale, ma in un libro in cui si svolgono le pagine non come elenco di peccati, ma come una silenziosa voce che scaturisce dall’anima.

Francesca Bavosi è nata e vive a Fano (PU). Laureata in Lettere classiche all’Università di Urbino, insegna con gratitudine in una scuola della sua città. Alcuni suoi testi sono stati selezionati in concorsi nazionali e internazionali (5° Premio De Palchi Raiziss, Presidente di giuria Giovanni Raboni; 4° Premio Nazionale Novella Torregiani; VI Premio Città di Conza; Premio Zeno 2021).

 

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