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I fuochi di Manikarnica – Daniela Raimondi

4 min read

puntoacapo edizioni

Poesia

Pagg. 95

ISBN 9788866792543

Prezzo Euro 15,00

Il viaggio

Manikarnika è uno dei luoghi più antichi di cremazione esistenti in India e si trova lungo il Gange a Varanasi. E’ quindi spiegato il titolo di questa raccolta e pertanto c’è da chiedersi che cosa sia I fuochi di Manikarnica: è forse un libro sulla morte? Anche. E’ magari un libro sulla vita? E anche è la mia risposta. In realtà I fuochi di Manikarnica è un’opera sul viaggio, o meglio ancora sui viaggi, ma al di là del fatto che effettivamente si parla di diverse località, non si tratta solo di percorsi turistici, perché ci sono viaggi intesi come migrazione, come scoperta. Al riguardo ci sono alcuni capitoli di cui accennerò in seguito che risultano piuttosto chiarificatori di ciò che ho appena scritto. Invece il viaggio al singolare diventa una metafora, quella della vita, un percorso che per ognuno di noi va dall’alba al tramonto, con tutte le situazioni in cui ci si imbatte, con tutte le esperienze che si acquisiscono. Ed è proprio a Manikarnica che esemplarmente c’è il punto in cui si incontrano la nascita e la morte, con quei poveri corpi che sono affidati alla funzione purificatrice del fuoco. Così i roghi diventano l’estremo saluto, il passaggio dall’entità solida e ormai inerte a quella divina, una morte che genera una nascita.

Questo in India, però, è solo uno dei viaggi della raccolta, perché ci sono anche gli altri, come per esempio la scoperta dell’America, l’esplorazione avventurosa di Cristoforo Colombo, e sempre verso l’America ci sono in navigazione i bastimenti che portano i nostri poveri emigranti, quelli che volentieri abbiamo dimenticato, quasi fossero una vergogna nazionale, allorché si tratta di osteggiare gli africani che fra mille insidie e pericoli arrivano via mare in Italia. Al riguardo, per quei nostri sventurati compatrioti che partivano per l’ignoto, ci sono versi che non possono lasciare indifferenti, come la Preghiera dell’addio: “Ce ne andremo un mattino d’inverno / nei piedi il peso della seta / e nelle mani una valigia vuota. / Cammineremo spinti dal vento / lasciandoci dietro tre ciglia sul cuscino, / l’odore aspro della terra e del sudore. / Partiremo soli / l’ultimo sguardo in fondo al giardino, / un ritratto premuto contro il petto. / Ma ugualmente andremo, dicendo: / “!Salvaci, Padre / dalla mancanza della felicità, salvaci da tutti i sogni / che abbiamo lasciato morire. / Togli dalle nostre bocche il tuo pane malato / e portaci verso cieli più miti, / il corpo a brillare fra i papaveri / e con il bene dentro.

E’ una preghiera che è frutto della disperazione, struggente, un addio alle proprie radici in quel passo verso l’ignoto.

La raccolta, come ho accennato, consta di diversi capitoli : Terra promessa (L’esodo ebraico), America (La scoperta), Emigranti (I nostri), Mare Nostrum (Immigrati), Circolo Polare Artico (Esplorazioni), Sanskrit (india), I fuochi di Manikarnica (Riti della cremazione in India), Africa (Corrispondenza con mia figlia).

Avrei dovuto parlare di tutte le parti dell’opera, ma mi sono limitato a quelle delle cremazioni e delle migrazioni, sia per motivi di spazio, sia perché mi sono particolarmente care; infatti mi trovo in totale sintonia con i loro contenuti, in quanto uniscono a un tema sempre valido, quello dell’esistenza, un altro attuale che abbiamo continuamente sotto gli occhi, perché le migrazioni ci sono sempre state e sempre ci saranno. Nessuno può impedire a un essere umano di poter mettersi in cammino per sfuggire alla fame o alle guerre, o a entrambe, così che quel percorso intrapreso diventa il viaggio nel viaggio della vita.

Se i temi trattati poeticamente sono di particolare interesse non va sottaciuta l’ecletticità dell’autore, capace di spaziare da tematiche religiose ad altre civili, con una capacità di attrazione che finisce con il coinvolgere il lettore. E’ così che si ritrae l’impressione di essere a New York, a Ellis Island, in attesa dello sbarco di quei miseri in cerca di un futuro migliore ed è sempre così che si finisce con l’essere partecipi dei riti in riva al Gange, affascinati dai contrasti di una terra che è patria dello spirito e ristoro dell’anima.

Da leggere, lo merita.

Daniela Raimondi è nata in provincia di Mantova e ha trascorso la maggior parte della sua vita in Inghilterra. Ora si divide tra Londra e la Sardegna.
Ha pubblicato dieci libri di poesia che hanno ottenuto importanti riconoscimenti nazionali. Suoi racconti sono presenti in antologie e riviste letterarie. La casa sull’argine, edito da Nord, è il suo primo e, al momento, unico romanzo.

 

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