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Il Pinguino – Marcello Giansanti e Claudio Nudi

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Com’è che un libro intitolato “Il Pinguino” è dedicato ad un cane (di nome Teofrasto)? E soprattutto cosa ha a che fare con i “rituali amorosi improduttivi dell’età contemporanea” (come è riportato anche in copertina) questo uccello che invece di volare, nuota? E com’è che Successo o Buca (che prima erano un po’ come Testa o Croce) adesso non sarebbero più le alternative PREDOMINANTI di un qualunque tentativo d’approccio uomo-donna ma solo una possibilità spesso abbastanza remota?
Queste e molte altre sono le domande che mi sono posto affrontando questo libro (che ha una estetica estremamente accattivante), ma non a tutte sono riuscito a trovare risposta nelle duecento e passa pagine che Marcello Giansanti e Claudio Nudi hanno voluto offrirci.
Perché questo saggio travestito da raccolta di novelle (o questa raccolta di racconti che finge almeno un po’ di essere un saggio) in realtà non si propone tanto di svelare i segreti del codice di comportamento delle coppie contemporanee, quanto di farci solo capire in che casino ci si trovi tutti al giorno d’oggi. Si sono limitati, gli autori, a fare luce sul fenomeno. Ma proprio a farci luce, intendo, cioè, ad illuminare la cosa, in modo che si veda. Non a spiegarla veramente. Né, tantomeno, a trovare una soluzione – amesso (e non sembra la tesi dominante) che una soluzione di qualche tipo ci sia. Oh, beh, sì, ne “l’unica parte veramente seria e pensosa” del libro qualcosa hanno pure scritto – con tanto di grafico – sull’Io, sul Super-Io eccetera eccetera. Ma l’impressione è che quella parte ci sia giusto per fare capire che non si parla di “sfiga”, no. Cioè, c’è un discorso scientifico dietro. Quindi, un amuleto non basta per raddrizzare le cose. Perché il “mutamento” che ha portato al Pinguino è, a detta degli autori, qualcosa di sociale e concreto, che si è sviluppato per processi storici imponenti.
E quindi, beh, che vuoi fare?
E giusto per perché non c’è mai nulla di più efficace di un bel “learn by samples” eccoti la parte centrale di questo saggio, infarcita di situazioni e di personaggi, che ti mostra chiaramente che non è importante crederci, alla loro teoria, giacché è impossibile comunque non riconoscersi almeno in qualcuno dei racconti proposti. Così che quando, magari, sorridi di qualcosa che ti trovi a leggere, in realtà ti accorgi subito che stai un po’ ridendo, accidenti, anche di te.

Al di là di queste considerazioni “più leggere”, il libro risulta una lettura gradevole ma, anche se si legge nelle note che uno degli autori è uno psicologo, non ha nulla a che fare con i testi (ad esempio) di Allan&Barbara Pease. Il Pinguino (come nome per la teoria che regge il testo) nasce da una barzelletta “spinta” e il tono (che sa volutamente di “romanesco”) è – in linea – più sul faceto che sul serio, più verso Zelig che verso Freud. Ma se questo vuol dire che il concetto di “manuale di sopravvivenza affettiva” è piuttosto lontano dalle intenzioni degli autori, è ugualmente facile, come si accennava, ritrovare spunti “utili” e specchiarsi nelle tante “fotografie” umane pubblicate. Forse perché i cliché sono più parte del nostro comportamento di quanto riusciamo a renderci conto. O forse perché, come alla fine ci dice la coppia Giansanti-Nudi, l’uomo moderno è tanto confuso quanto involontariamente masochista.
E se pensate che non sia vero è facile che non ci abbiate riflettuto abbastanza.

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