Nato a Roma e cresciuto a Londra, Bruno De Angelis è un compositore, polistrumentista ed ex tecnico del suono con una lunga esperienza di registrazioni produzioni e collaborazioni con artisti dagli stili musicali più disparati; di conseguenza nella sua musica confluiscono vari generi che vengono però solo brevemente accennati, mentre il corpo e l’anima delle composizioni sembrano restare un po’ al di fuori dei generi e degli stili. A differenza del suo progetto Mana ERG, in cui il suono è più stratificato, complesso e influenzato dalla musica rock industriale, i lavori da solista sono scheletrici e discordanti, una fusione di musica elettroacustica e atmosfere ambient techno. Dopo aver lasciato l’Inghilterra nel 2007 vive attualmente a Tenerife.
MANA ERG
Mana ERG è stato il progetto musicale dell’ex tecnico del suono e polistrumentista Bruno De Angelis. I più stretti collaboratori di Bruno, che lo hanno anche coadiuvato nella produzione, sono stati Joe Erber (piano e tastiere) e Tiberio (chitarre), ma molto spesso sono stati affiancati da ospiti d’eccezione come il soprano Deborah Roberts, che con la sua limpidezza e al tempo stesso calda voce, ha aggiunto un tocco etereo e onirico al suono. Altri amici e collaboratori degni di nota erano il manipolatore del suono Antonym, il compositore russo Artemiy Artemiev, Dieter Moebius e la mente di Attrition Martin Bowes. La band ha cessato le attività nel 2011.
Discografia:
come Mana ERG:
Janus (1993)
Patchwork (1993)
Schmaltz (1994)
Another (1999)
Borderliners (2002)
The Blind Watchmaker (2004)
Red Dust (2006)
Idiosyncratic (2011)
come Bruno Due:
MS (1989)
come Bruno De Angelis:
Nets’Vis (1990)
Lonely Odd Miniatures
The Box (2011)
Come LHAM (con Giuseppe Verticchio)
Leaving hardly a mark (2021)
Intervista con Giuseppe Verticchio
e Bruno De Angelis (LHAM)
https://kultunderground.org/art/40284/
Intervista
Davide
Ciao Bruno. Questa intervista segue in particolare alcuni miei ascolti di materiale del tuo passato e, cioè, di “Idiosyncratic” del 2011 e “The Blind Watchmaker” del 2004, quindi a nome di “Mana ERG”. Come è nato il tuo interesse verso la musica e, soprattutto, verso il suono e l’elettronica? Come nasceva Mana ERG?
Bruno
Sembra che il mio interesse per la musica cominciò quando avevo tre anni, così mi dicono, quando con la mia fisarmonica giocattolo suonavo la melodia di qualsiasi canzone passasse la radio, senza che nessuno me l’avesse insegnata… A 8 anni passai al vibrafono giocattolo ma non molto dopo sentii per caso da un jukebox She Loves You dei Beatles e rimasi fulminato! Per forza dovetti comprare una chitarra, che scelta avevo? A 18 anni cominciai a suonare in vari gruppi musicali, ma nessuna di queste esperienze durò molto perché più che essere un membro della band mi trasformavo presto in una specie di direttore dittatore che diceva ad ognuno quali note suonare e come doveva eseguirle… insomma c’era risentimento da parte degli altri e, sebbene per mia natura vado d’accordo un po’ con tutti, c’era impazienza e frustrazione da parte mia. Molti anni dopo, con l’avvento dell’elettronica e della digitalizzazione dei processi di composizione e registrazione del suono, fare tutto da solo senza stress divenne molto più semplice, ma allo stesso tempo sentivo che il risultato finale era insoddisfacente… Per questo, intorno al 1993, mi venne l’idea di Mana ERG.
Davide
Suppongo che Mana ERG si riferisse alla energia cosiddetta Mana, un termine d’origine austronesiana che significa “forza sovrannaturale” o anche “forza vitale”. Che rapporto esiste per te tra musica e forza vitale o potere spirituale?
Bruno
Mana e ERG sono due termini contraddittori ma mi suonavano bene insieme. Solo anni dopo quando conobbi Peter Hammill mi resi conto del perché mi suonavano bene: era la mia canzone preferita dei Van Der Graaf Generator: Man Erg! Come hai appena detto Mana si riferisce ad una forza sovrannaturale o extra naturale, una qualità che un oggetto o una persona possiede che li rende fuori dal comune. ERG d’altra parte è l’unità di misura dell’energia cinetica. Quindi mentre la prima parola indica qualcosa di piuttosto vago, non proprio comprensibile dalla logica, quasi magico; la seconda è un termine scientifico riferibile a qualcosa che si può misurare con precisione, qualcosa di molto occidentale e razionale. Questi due opposti elementi (magico / razionale) sono entrambi presenti nella mia mente e di conseguenza nella musica che spesso nasce come “ERG” nel senso che può essere semplicemente un loop di sintetizzatore a cui se ne possono aggiungere altri. Il risultato quasi sempre è un suono molto meccanico. Può essere intelligente, perfino geniale, ma fondamentalmente senza vita e senza significato. Per questo c’è bisogno di aggiungere un pizzico di “Mana” … Può essere la voce uMana, può essere uno strumento acustico suonato da un collaboratore, può essere il mio basso o tutte queste cose insieme. Allora il tutto comincia a prendere forma, ma spesso sento che manca ancora qualcosa. Un brano può rimanere così nel limbo per giorni o settimane finché un giorno tornandoci sopra sento come un’intuizione che non so spiegare: non ci sono parole, le mani vanno da sole a mixare le varie parti come se già sapessero quello che devono fare e in poco tempo “voilà il gioco è fatto!”. Quel brano era come un robot e adesso è diventato un qualcosa che vive.
Davide
“The Blind Watchmaker” è cantato dalla soprano Deborah Roberts (e anche da te?). Raccontaci la genesi di questo, secondo me, gioiello industrial rock… ma è anche molte altre cose come “Cunctis Diebus”, che si basa su una composizione corale rinascimentale di William Byrd. Oppure “Angel of Chaos” che – grazie anche alla splendida voce della Roberts – rievoca l’ethereal wave di gruppi come i Cocteau Twins. O ancora “Target”, in cui affiora la world fusion music dei Dead Can Dance.
Bruno
Mi ci vollero circa 18 mesi per completare l’album e ci sono stati momenti in cui la fine sembrava un miraggio lontano e irraggiungibile. La musica sembrava diventare sempre più complessa quasi contro la mia volontà e passai ore ed ore a rifinire piccoli dettagli che la maggior parte della gente non avrà neanche notato. Ce la misi tutta pensando che quello sarebbe stato il mio ultimo album e per anni, dopo quella esperienza, mi sentii completamente svuotato musicalmente. Le parti cantate le ho fatte quasi tutte io stesso, anche perché ho sempre pensato che la persona migliore per cantare un testo sia la persona che l’ha scritto anche se ha una voce orribile… Detto ciò, le parti più belle le ha cantate Deborah. Tra una tournée e l’altra di musica seria, tra un concerto di beneficenza con Sting a Londra o uno con Paul McCartney a New York, tra una sessione di registrazione con i Tallis Scholars e una con Mike Oldfield, trovava sempre il tempo per aggiungere la sua voce alla musica di questo sconosciuto, che la ripagava con meravigliosi piatti di pasta ?! Era sempre la prima ad ascoltare i pezzi, la prima ad incoraggiarmi a continuare. Ricordo la prima volta che ascoltammo insieme l’intero album appena finito: restammo senza parole per un bel po’… Per 13 anni siamo stati una bella coppia e ci lasciammo molti anni fa senza nessun rancore. Lei è una grande esperta di musica antica e di come veniva eseguita. Penso che questo abbia influenzato il mio modo di vedere l’armonia che adesso considero non come una sequenza di accordi, ma come un intreccio polifonico di linee indipendenti che s’incontrano o si scontrano a seconda dell’effetto che devono provocare.
Davide
Nel tempo ti sei orientato sempre più e in particolare sulla musica strumentale, perché? Perché hai chiuso il progetto Mana ERG nel 2011, quindi con “Idiosyncratic”?
Bruno
Dopo 5 anni di silenzio il 2011 fu un anno di grande produttività per me e portai a termine ben quattro progetti: sai come quando aspetti il bus che non passa per ore e poi all’improvviso arrivano tutti insieme?! Tra il 2010 e il 2011 la mia visione del mondo cambiò parecchio e smisi di credere a babbo natale (era ora, qualcuno dirà). La politica continuava ad usare il linguaggio del 20° secolo e nella musica mi sembrò che non c’era altro da dire, se non parole… Così con Idiosyncratic conclusi il progetto Mana ERG sia perché se non si ha niente da dire è meglio stare zitti, sia perché mi era chiaro che non avrei potuto fare un altro Blind Watchmaker. Fu una specie di liberazione perché ora potevo divertirmi sperimentando coi suoni senza preoccuparmi se qualche etichetta vorrà pubblicare un CD o di cosa scriveranno di me. Così nacquero The Box, Clouds Thick Location Unknown e Fluidics. Quest’ultimo lo considero una delle cose migliori che io abbia mai fatto. Peccato che l’etichetta tedesca che voleva pubblicarlo andò fallita… C’è anche da dire che in quel periodo il mio udito deteriorò parecchio e le registrazioni non sono delle migliori. Recentemente ho fatto una nuova versione di Fluidics che non mi sembra affatto invecchiato, anzi…
Davide
Da sempre gli artisti si sono basati sulle conoscenze tecnologiche e sull’ingegno per trovare i materiali e gli strumenti adatti per esprimere al meglio i propri sogni, pensieri, visioni o credenze e ogni opera d’arte è determinata in primo luogo e soprattutto dai materiali a disposizione dell’artista e dall’abilità di questi nel manipolarli. Molti artisti di musica elettronica e sperimentale creano i propri strumenti o i propri software, oppure, come gli Autechre, ricavano suoni inusuali e inediti (o inauditi) manipolando suoni esistenti con procedimenti e tecniche varie (per es. la sintesi granulare). Tu crei i tuoi suoni personali e in che modo?
Bruno
Diciamo che con Mana ERG ho utilizzato dei suoni che erano abbastanza standard per chiunque facesse musica rock mista a elettronica. Ero perlopiù concentrato su come creare dei brani che fossero originali con un sound che fosse al passo coi tempi. Il mio ideale erano i Recoil, che secondo me, a volte imitavo spudoratamente e quasi ci rimasi male quando Alan Wilder mi disse che assomigliavo a Nine Inch Nails… Il suo studio non era lontano, abitavamo entrambi nella campagna del West Sussex, avrei pagato qualsiasi cosa per fare il missaggio finale lì con lui, ma con mia delusione disse che usava tutte quelle meraviglie della tecnologia esclusivamente per la sua musica, perfino le cuffie erano fatte su misura per la sua testa e calibrate per il suo udito… Tornando ai miei suoni, fino a pochi anni fa amavo suoni molto sintetici e scarni, ultimamente invece utilizzo sempre più spesso campionamenti di strumenti acustici doppiati da suoni di sintetizzatori, in altre parole due suoni che sembrano uno.
Davide
L’Italia è stata in diversi periodi storici il paese artisticamente più all’avanguardia d’Europa. Oggi?
Bruno
Secondo me le cose cominciarono ad andare male quando, con l’affermarsi dei teatri in mano di privati invece di essere comunali o statali come nel nord Europa, gli impresari per riempirli cominciarono a commissionare opere che attraessero un pubblico più vasto, il tipo di spettatore che oggi andrebbe matto per le telenovelas o come si chiamano… Col risultato che musicisti di talento cominciarono a comporre più che altro spazzatura per tirare avanti. Mi sbaglierò, ma credo che dovremmo abbandonare Verdi e tornare da MONTEverdi. Comunque confesso che della scena attuale italiana non so praticamente niente: le mie conoscenze si fermano più o meno al 1974…
Davide
Stai lavorando a nuovi progetti? Cosa seguirà?
Bruno
Come già sai, con l’amico Giuseppe Verticchio abbiamo iniziato il progetto LHAM di cui sono molto contento. Era iniziato quasi per gioco ma sta dando dei buoni frutti. I nuovi pezzi non ancora pubblicati sono ancora meglio del primo album che pure continua a ricevere recensioni positive. Il mio scopo finale è (forse è sempre stato) quello di comporre musica da film. La mia speranza è che, in mancanza di film, gli ascoltatori chiudano gli occhi e lascino che sia la loro stessa immaginazione a proiettare il film.
Davide
Grazie e à suivre…
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