“Respira il mio respiro” è il nuovo album del cantautore italo/francese Geoffrey De Vai. Il disco, prodotto da Paola Agosta, contiene i singoli “Vuoti Amari”, “Nasconderai” a “D.S.E.” feat. El Presidente. Oltre al noto rapper italiano il disco vede come ospiti anche Massimo Luca alla chitarra (chitarrista tra i più grandi da Lucio Battisti a Fabrizio De Andrè) nel brano “Uccidimi” e Roberto Dell’Era (Afterhours) al basso nel brano “Oltre”.
L’intero album è stato registrato e mixato presso i bunker studio di Milano e masterizzato all’Ithil Studio di Imperia.
Geoffrey De Vai (Starry Eyes, Bluecaos, Rossomargot) è un cantautore italo francese con all’attivo un primo album solista nel 2014 intitolato “Delicante” (Top Records). Attivo tra Sanremo e Milano, dopo varie collaborazioni entra nel progetto Raging Times, iniziativa internazionale tra artisti italiani e polacchi ideata da Albaprojekt di Luca Del Sole. Con loro interpreta il singolo ” I wish you”, “Where” e “Grida il mio nome” con ampia rilevanza internazionale. Durante la pandemia ultima la scrittura e registrazione del suo secondo album “Respira il mio respiro” in uscita con la label Vrec.
Tracklist
Respira il miio respiro / Uccidimi / Lacrime & Sudore / Nasconderai / Nine teen (Interlude) / D.S.E. (Feat. Esa) / Lo stato delle cose / Vuoti amari / Oltre / Ho un regalo per te (…Olivia).
Intervista
Davide
Ciao Geoffrey. A più di sei anni di distanza esce dunque “Respira il mio respiro”. Cosa è successo nel frattempo, cosa è cambiato e cosa è rimasto di “Delicante” in questa tua seconda prova come solista?
Geoffrey
In questo periodo è successo davvero di tutto e molte sono le cose che sono cambiate. Si tratta di un capitolo della mia vita caratterizzato da momenti di sofferenza vera, legati a questioni di cui però preferisco non parlare scendendo nei dettagli. Mentirei se dicessi che a questi anni sono legati esclusivamente ricordi negativi. Questo stesso periodo è costellato anche di cose belle e importanti che oggi sono ancora qui con me, ma le difficoltà vissute a livello personale ho sentito il bisogno di metterle in musica, raccontandole attraverso le canzoni del disco. In questo senso, scrivere, suonare e produrre “Respira il mio Respiro” è stato letteralmente terapeutico. Quando ho concepito questo progetto, inizialmente mi ero preposto di realizzare un album che fosse meno intimista. Tuttavia, è sempre molto complicato evitare che la dimensione personale invada il processo creativo, la verità è che non ci si riesce quasi mai e i testi di queste mie nuove canzoni ne sono la testimonianza. Dal punto di vista musicale, invece, c’era la volontà di abbracciare sonorità nuove, abbandonando quella comfort zone che per me, da sempre, coincide con arrangiamenti dalle sfumature semiacustiche. Volevo produrre tracce che fossero più suonate, ma che allo stesso tempo si coniugassero con elementi elettronici per poter creare suoni energici che trasmettessero le sofferenze che racconto nell’album. In questo, “Respira il mio respiro” è lontano anni luce dalle atmosfere che raccontavano l’amore in “Delicante”. Sicuramente di quel progetto è rimasta la passione e la voglia di emozionare, mia e delle persone che con me hanno collaborato a quest’opera.
Davide
C’è un tema principale o conduttore che attraversa e lega queste canzoni?
Geoffrey
Respira il mio Respiro può essere definito un vero e proprio concept album, con un suo tema ricorrente ben preciso: quello della fine di una storia d’amore con tutte le travagliate fasi che la precedono, analizzato, interiorizzato e raccontato attraverso sette tracce inedite; un vero e proprio viaggio pregno di emozioni, che propone attraverso immagini vivide, quel genere di storia d’amore un po’ malata, spesso addirittura tossica che, molto probabilmente, ognuno di noi ha vissuto almeno una volta nella vita. Sette e non dieci perché della narrazione non fanno parte l’interludio musicale Nineteen, pensato per consentire all’ascoltatore di prendere fiato tra la prima e la seconda parte del disco. Lontane da questa giostra emotiva sono inoltre la prima e l’ultima traccia del disco. Respira il mio Respiro è un pezzo funky – rock con influenze elettro-dance che apre il disco catapultando l’ascoltatore in un vortice musicale molto distante dalle sonorità del mio precedente progetto artistico solista. Un messaggio che volevo passasse in modo chiaro e inequivocabile da subito, come a voler dire: “Adesso sono questo, adesso questo è il mio suono!”. Dal testo alle musiche, il brano rappresenta la perfetta sintesi di quello che ci si deve aspettare ascoltando le tracce, oppure godendosi una performance live da sotto il palco.
Infine, Ho un regalo per te (…Olivia) è una ninna nanna di puro amore. Una dedica accorata di un padre alla propria figlia che si è appena affacciata alla vita, il dono più prezioso per qualsiasi uomo. Un’opera di cui ero piuttosto geloso, tenuta nel cassetto per quasi tredici anni, aspettando il momento giusto per farla ascoltare al pubblico. Una volta vinta l’esitazione iniziale, mi è sembrata la scelta naturale per il completamento dell’album.
Il disco va ascoltato con attenzione, perché nei testi c’è la chiave di lettura del mio vissuto degli anni che lo separano appunto dall’uscita di “Delicante”.
Davide
Come sono nate queste dieci canzoni, intorno a quale momento della tua vita e del tuo percorso artistico?
Geoffrey
Come ho detto l’album descrive le fasi di una storia d’amore sul viale del tramonto, e ogni canzone ne descrive i diversi aspetti. Posso spiegarlo facendo riferimento ai singoli che hanno preceduto l’uscita del disco. Nasconderai descrive l’amara presa di coscienza del fatto che chi fino ad allora era stato il centro dei propri sogni e desideri, ha deciso che sia più facile ricordarsi solo del marcio, degli errori, dei momenti bui, quasi a voler a tutti i costi trovare un pretesto per porre fine ad una importante storia d’amore a discapito di tutto quello che di bello è stato vissuto insieme, che è invece destinato ad essere tenuto nascosto fino ad essere poi dimenticato. Vuoti Amari è una dichiarazione di intenti gridata a pieni polmoni. Rappresenta il momento in cui si dice basta, quello della presa di coscienza del fatto che da ora in avanti si vuole finalmente percorrere la propria strada lontano dall’altro. Qui l’idea della determinazione di procedere spediti, verso una direzione completamente nuova senza voltarsi indietro, è rappresentata dal ritmo incalzante della canzone, in particolare da un quel “martellante” ostinato suonato al pianoforte. La track list non segue un ordine preciso, non ricalca le tappe del viaggio partendo dalla fase dei primi sintomi della crisi per chiudersi con la fine della relazione. In questo senso, il progetto è volutamente slegato dal format classico di “concept album”. Il disco è stato prodotto con l’intento di conferire all’opera una progressione data da un ritmo che fosse più dettato alla musicalità che non dal tema delle diverse canzoni. Questo è stato realizzato alternando brani dai toni musicali marcatamente più vividi e che trasmettono una forte energia, a ballate intense, ma dalle sfumature sonore meno accentuate, con l’intento di trovare il giusto compromesso che consenta di ascoltare l’intero disco senza interruzione.
Davide
Quali sono gli artisti che ti hanno fin dal principio, ma anche in seguito, più influenzato, a cui senti di dovere qualcosa nella tua formazione musicale e autoriale?
Geoffrey
Amo la musica in senso assoluto. Da sempre ascolto generi anche molto distanti tra loro e non smetto mai di esplorarne di nuovi senza che vi sia un artista in particolare cui ispirare il mio stile. Credo che avere una cultura musicale quanto più variegata possibile sia un’imprescindibile base di partenza se si vuole intraprendere un percorso artistico come il mio. A questo credo si possa imputare la causa del fatto che nei miei lavori è possibile percepire influenze molto diverse. Tra i nomi che ritengo più vicini di altri alla mia visione musicale e che in passato hanno contribuito a darle la forma che ha oggi, citerei Prince su tutti, poi Nine Inch Nails, Casino Royale e Damien Rice.
Davide
Per ovvie ragioni l’anno scorso molti dischi non sono usciti. Quest’anno quindi c’è stata una produzione e un’uscita decisamente elevata di nuovi lavori. Quali dischi usciti nel 2021 hai più apprezzato?
Goffrey
Una domanda a cui rispondo davvero molto volentieri. Non ho dubbi: Teatro d’ira: Vol. I dei Måneskin e 30 di Adele, uscito lo scorso novembre. Il lavoro dei Måneskin è un monumento. Punto e basta. Non voglio assolutamente addentrarmi in considerazioni stilistiche, non sono un critico e non mi interessa dare il mio giudizio. Il progetto può piacere o meno, ma quello che deve essere sottolineato, ed è già stato fatto, è quanto il loro percorso abbia fatto bene alla musica italiana in generale e a quella suonata in particolare. Per una serie di circostanze, loro hanno avuto l’occasione giusta di fare sapere al mondo che in Italia siamo capaci di fare del rock di qualità e l’hanno sfruttata egregiamente. Inoltre, il loro fenomeno ha avuto la conseguenza di riavvicinare molti allo studio dello strumento. Credo che nessun musicista, a qualsiasi livello, possa avere valide ragioni per non rallegrarsi di questo. Amo l’elettronica, e io stesso l’ho fortemente voluta nel mio progetto, ma ritengo che questa debba integrare e arricchire la musica suonata, non necessariamente sostituirsi a questa. Sia ben chiaro, non mi sto riferendo alla musica elettronica in quanto genere musicale a sé stante, quanto all’abuso che troppo spesso viene fatto delle moderne tecnologie digitali in altri contesti. Questo ha fatto si che sempre più spesso sembri possibile fare musica in modo veloce, addirittura facendo a meno di musicisti. Io con questo sono completamente in disaccordo. Quello che può emergere dal confronto con altri artisti nel processo creativo secondo me ha un valore inestimabile. I Måneskin lanciano il meraviglioso messaggio che successo e qualità siano conseguenza di innumerevoli ore di studio e pratica, difficoltà e perché no, anche di divergenze con gli altri membri della band che vanno superate. In una parola di sacrifici. Questo secondo me è bellissimo e allo stesso tempo molto educativo.
L’album di Adele lo reputo un’opera d’arte. Quello che mi piace è che è stato fatto un lavoro magistrale nel riuscire a far convivere le anime pop, soul e jazz del disco in maniera egregia. Ammiro l’arte di Adele da sempre, ma quest’ultimo progetto mi ha colpito in modo particolare.
Davide
Ci presenti tutti i musicisti che hanno suonato in questo tuo album?
Geoffrey
Sono davvero tanti per citarli tutti, quindi per non fare torto a nessuno, non li nominerò. Di tutti loro posso dire che si tratta di un vero e proprio collettivo di amici prima che di musicisti. Ad alcuni di loro sono legato da tantissimo tempo e insieme abbiamo militato in diverse delle mie formazioni precedenti. Ancora oggi, nonostante le distanze e mille altre difficoltà, continuiamo a collaborare perché nel tempo si è venuto a creare un affiatamento che fa la differenza nel processo creativo. Soprattutto mi sono innamorato del suono di ciascuno di loro. Ho avuto modo di conoscerli in contesti diversi, e ognuno ha una propria espressività che per me è diventata irrinunciabile. Quindi, quando si tratta di concepire un album come Respira il mio Respiro, dove contemporaneamente si ritrovano atmosfere così distanti, ho la fortuna di poter contare su tanti artisti, ognuno con una cifra stilistica unica, che sono entusiasti di contribuire alla realizzazione delle mie opere. Delle collaborazioni “illustri” di questo progetto già sapete e tengo a sottolineare che sono stati semplicemente fantastici per la professionalità con cui hanno messo la loro arte a disposizione del progetto per arricchirlo del loro gusto e dei loro suoni particolari. Lavorare con loro è stato un piacere immenso oltre che un onore.
Davide
Cos’è esattamente il progetto “Raging Times” a cui hai di recente collaborato?
Geoffrey
Quello di Raging Times è un capitolo molto particolare e molto importante. Possiamo dire che se oggi sono qui a parlarvi del mio ultimo disco, in buona parte è proprio grazie a quel progetto, al quale ho partecipato in maniera completamente casuale e inaspettata. Quelle cose che nella vita non immagineresti mai possano succedere, e che invece succedono così, dal nulla. Raging Times è un progetto cui ha dato vita Luca Del Sole quando ha avviato la sua Albaprojekt nel 2018, in Polonia. Con Luca avevamo suonato insieme un paio di volte a Sanremo ai tempi delle superiori, in formazioni praticamente improvvisate. Dopodiché più nulla, ci siamo persi completamente di vista. Nel 2019 ricevo un messaggio sui social da parte sua, dove mi raccontava che stava portando avanti un progetto indipendente per la pubblicazione di un inedito che aveva scritto e prodotto coinvolgendo artisti italiani e polacchi, e di come dal principio avesse pensato che la mia voce fosse perfetta per la giusta interpretazione del brano. Oltre venticinque anni di silenzio e poi quel messaggio. Per farla breve, pochi mesi dopo esce “I Wish You”, una ballad molto orecchiabile, non pretenziosa, ma lavorata con cuore e passione, come piace a me. Da ascoltare. Un anno dopo bissiamo ed esce il doppio singolo “Where” e “Grida il Mio Nome”, nelle due versioni in italiano e inglese. Quello di Raging Times non è un progetto che va misurato con il successo, per noi è stato ed è la palestra che ci ha consentito di prepararci per quello di cui stiamo parlando oggi. Oggi Luca coordina tutto il mio progetto, oltre a realizzare le produzioni video.
Davide
Ho letto che hai ultimate la scrittura e la registrazione di questo album durante la pandemia. Il respiro del titolo vi ha a che fare? C’è un tuo preciso messaggio intorno a questo lungo e orrendo momento storico? Qual è stato il tuo vissuto? Qual è la tua visione del futuro?
Geoffrey
Come ho anticipato la scelta del titolo del disco e del brano omonimo hanno ragioni intime che sono strettamente legate al progetto musicale. Anche se la fase finale della stesura dei testi e la produzione si collocano cronologicamente durante il periodo dell’emergenza sanitaria, non vi è alcun richiamo ai tragici eventi degli ultimi due anni. Come tutti quanti noi ho vissuto le difficoltà della pandemia con apprensione e tanta incertezza. Credo non sia possibile parlare di questo argomento senza rischiare di cadere nella retorica. Tutti abbiamo vissuto esperienze che solo due anni fa sembrava impossibile potessero anche solo sfiorarci; situazioni terribili sono entrate prepotentemente a far parte della nostra quotidianità. Tra le cose più difficili da accettare ci sono sicuramente la scoperta, o riscoperta, di una fragilità di fronte a certi eventi della quale avevamo perso consapevolezza, oltre che l’angoscia di non poter quasi più fare progetti a lungo termine perché la situazione evolve costantemente in modo che definirei schizofrenico. A questo ultimo aspetto, come sappiamo, sono tristemente e inesorabilmente legate le sorti del comparto della musica e dello spettacolo in genere, che da questa parentesi oscura esce massacrato. In circostanze come queste ritengo tuttavia sia fondamentale rimanere ottimisti e impegnarsi, sforzarsi se necessario, a non limitarsi a vedere solamente gli aspetti drammatici. Lo dobbiamo a noi stessi, per poterci rialzare. Si provi ad esempio a pensare che se da un lato la pandemia ha allontanato il pubblico dalla musica suonata dal vivo, è altrettanto vero che molti artisti si sono rimboccati le maniche e, liberi dagli impegni live, hanno dedicato il tempo a disposizione per lavorare a numerosi progetti nuovi. Due anni di pandemia non sono comunque riusciti a fermare quel processo creativo che ci ha regalato ancora dell’ottima musica. Si chiama resilienza, e se questi sono i presupposti io rimango ottimista.
Davide
Nel booklet leggo: “dedico questo mio onesto album a…”. Perché onesto?
Geoffrey
Perché ogni volta che mi esprimo attraverso la mia arte cerco di mettere a nudo tutto quello che ho dentro senza filtri. Onesto perché non cerco scorciatoie né vestiti sonori preconfezionati al solo scopo di dover per forza piacere. Il bello di questo momento del mio percorso è che moltissimo deve essere ancora costruito e posso permettermi di osare senza avere troppa paura di compromettere qualcosa o di deludere le aspettative di qualcuno. In un certo senso è come se avessi il privilegio di poter scrivere questa mia storia su un foglio pressoché immacolato. Quello che per me conta davvero è che quello che offro venga apprezzato per ciò che è. Voglio piacere per quello che suono e sono.
Davide
Cosa seguirà?
Geoffrey
Al momento la priorità è concentrarsi sul promuovere il disco appena uscito per riuscire a farlo ascoltare a quanto più pubblico possibile. In questa fase del mio percorso artistico è per me fondamentale saper interpretare la reale riposta del pubblico e decidere in quale direzione proseguire. Sia io che le persone che partecipano con me a questo progetto siamo consapevoli di appartenere ad una generazione che artisticamente ha mosso i primi passi in un mondo diverso da quello attuale, ma siamo altrettanto determinati a far sentire la nostra voce anche oggi. Per farlo è ovvio che servano le opportunità giuste, ma è altrettanto evidente che si debba muovere da una base musicale di buona qualità se non ottima. Per questo con il mio team stiamo valutando con attenzione come imbastire lo sviluppo del prossimo progetto.
Davide
Grazie e à suivre…