Casa Editrice Nord
Narrativa romanzo
Pagg. 400
ISBN 9788842932901
Prezzo Euro 18,00
Sullo sfondo il grande fiume
Se non avessi letto la recensione positiva che ha scritto Franca Canapini, poetessa e narratrice del cui giudizio mi fido, con ogni probabilità non avrei letto questo romanzo, proprio perché non sono uno di quelli che rincorre le novità, anzi in questo periodo di totale o parziale segregazione a causa della pandemia mi diletto con i classici. Tale premessa è indispensabile per comprendere quanto ancor oggi conti il tam tam per la diffusione di un libro, che nel caso specifico ho preso in mano appena ultimata la lettura di un’opera corposa come Il mulino del Po, altra saga, quella della famiglia Sacerni. Anche in La casa sull’argine il più grande fiume italiano è sempre presente, magari sullo sfondo, tranne quando si parla della disastrosa alluvione del 1951 in cui diventa terribile protagonista. Insomma, per certi aspetti, ma non come trama, ci sono certe analogie con il romanzo di Bacchelli, ed è evidente che arrivato all’ultima pagina dell’opera della Raimondi il confronto è stato inevitabile. Ebbene, dallo stesso La casa sull’argine non ne esce sminuita, anzi direi che un risultato di parità ci starebbe tutto. C’è da chiedersi allora che cosa abbia di così valido l’opera della Raimondi e dico subito che presenta delle qualità non comuni. Del resto questa storia di due secoli d’Italia vista dal basso, dal comportamento dei singoli, dai loro sogni, dai loro desideri, ha la capacità di avvincere pur senza raggiungere toni epici, ma con la forza che può avere un romanzo corale. Viene subito in mente Cent’anni di solitudine, tanto più che un po’ d’America (il Brasile) possiamo trovare in queste pagine ove tuttavia prevalenti ci sono le quattro case di Stellata e la vita agreste. Probabilmente quando Giacomo Casadio si innamora di Violica Toska, una zingara arrivata lì con una carovana, e se ne innamora tanto da sposarla, non avrebbe potuto immaginare che con lei avrebbe dato vita alla dinastia dei Casadio, con i discendenti che alternano i caratteri somatici di lui e di lei in modo ben marcato, tranne in un caso in cui sono entrambi presenti. E la Violica da buona gitana predice il futuro con i tarocchi, un futuro di eventi che puntualmente si verificheranno. E’ il gioco del destino che di volta in volta gratifica o distrugge i membri delle varie generazioni, la cui vita cosi è data di seguire nel pre Risorgimento, nel Risorgimento stesso, nelle guerre, poi sempre più avvicinandosi all’epoca attuale, con il sussulto tragico degli anni di piombo. I personaggi sono tanti, come le vicende, e quindi la lettura deve essere attenta, ma non costituisce un problema, perché vuoi per lo stile piano e conciso, vuoi per la capacità di ricreare ambienti e atmosfere, e grazie anche un’analisi approfondita della psicologia dei protagonisti principali, il romanzo avvince dalla prima all’ultima pagina.
Non sono uno che si lascia trascinare facilmente dall’entusiasmo, ma sinceramente La casa sull’argine mi ha emozionato, mi ha fatto sentire vicino ai personaggi più di quanto si possa credere, perché non si tratta di eroi, si tratta di uomini e donne della “bassa” che nascono, vivono e muoiono ai lati di questo grande fiume che bagna anche il mio paese, protagonisti rivieraschi con caratteristiche che ritrovo in me e nei miei compaesani. Ognuno ha la sua personalità, nel bene e nel male, né tutto buono, né tutto cattivo, sono tutti attori veritieri e perciò apprezzabili della commedia della vita, in cui l’autentico eroismo è riuscire a essere sempre se stessi.
Da leggere, lo merita.
Daniela Raimondi è nata in provincia di Mantova e ha trascorso la maggior parte della sua vita in Inghilterra. Ora si divide tra Londra e la Sardegna.
Ha pubblicato dieci libri di poesia che hanno ottenuto importanti riconoscimenti nazionali. Suoi racconti sono presenti in antologie e riviste letterarie. La casa sull’argine è il suo primo romanzo.