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Intervista con AB QUARTET

8 min read

“I BEMOLLI SONO BLU” è il secondo album del gruppo strumentale ABQuartet

In occasione del centenario della morte di Claude Debussy nel 2018 il gruppo musicale AB Quartet propone un progetto basato su arrangiamenti di musica del grande compositore francese. “I bemolli sono blu” è una rivisitazione di alcuni brani di Debussy nel caleidoscopico stile musicale di ABQ,  che affonda le proprie radici della tradizione classica, ma che si evolve attraverso il jazz e, in generale, attraverso gli stili più attuali della musica contemporanea. I temi originali vengono trattati con una certa libertà. ma quando anche siano nascosti o solo accennati riecheggiano comunque inconfondibili le atmosfere di Debusssy, dando vita ad una musica liberi da riferimenti stilistici, dove il dialogo tra i musicisti cerca di dare una personale rappresentazione della sua musica a un secolo di distanza. 
I brani, come nella tradizione colta occidentale, sono prevalentemente scritti ma prevedono ampi spazi di improvvisazione sia singola che collettiva.
Il risultato, la cui facilità di ascolto nasconde una difficoltà esecutiva non comune, si riassume in un impasto strumentale dalle timbriche insolite caratterizzato da ritmi irregolari e da sviluppi contrappuntistici delle linee melodiche.
Registrato in studio nel luglio 2018, “I bemolli sono blu” segue l’esordio del quartetto con “Outsiding” del 2017, ed è caratterizzato da uno stile che attinge alla musica classica, al jazz e al free jazz e a molto altro della musica contemporanea.


Descrizione

1.Moon
2.Serenade
3.Snow
4.The five notes
5.Disharmonies
6.Immagini dimenticate
7.Movements

Musicians:

Antonio Bonazzo: piano and arrangements
Francesco Chiapperini: clarinet and bass clarinet
Cristiano Da Ross: bass
Fabrizio Carriero: drums and percussions

Trjrecords

http://www.trjrecords.it/it/album/127/i-bemolli-sono-blu-1cd-.html

http://www.abquartet.com/

Intervista

Davide

Ciao. Come nasce lo AB Quartet, con quali intenzioni più o meno programmatiche?

Antonio Bonazzo (per AB Quartet)

AB Quartet rappresenta il punto d’arrivo di un’idea di musica su cui ho cominciato a riflettere verso la fine degli anni ’90. Pensavo a un progetto in cui i musicisti sono parte attiva della composizione stessa e sono in grado di leggere e interpretare parti scritte ma anche di improvvisare fino al livello più estremo della musica aleatoria. Dopo tanti anni di tentativi, nel 2015 sono riuscito a trovare le persone giuste e una scrittura adatta e nel 2016 è uscito il primo disco di AB Quartet “Outsiding”. Da allora il nostro sound si sta perfezionando e il nostro stile si sta adattando sempre meglio alle caratteristiche dei musicisti. Gradualmente la sperimentazione sta lasciando il posto ad una direzione musicale rodata e consapevole. Attualmente stiamo terminando un nuovo disco ispirato al canto gregoriano mentre per il futuro abbiamo in programma un lavoro in collaborazione con un progetto vocale.

Davide

Cominciamo dal titolo. Ha a che fare, suppongo, anche con la “blue note” o “worried note”, quella quarta eccedente che è stata associata al colore blu, al senso di nostalgia o tristezza da cui l’aggettivo blues. Perché i bemolli sono blu (e non per altro i diesis)? E/o cos’è per voi il blu?

AB Quartet 

Non facciamo di tutta l’erba un fascio, i diesis hanno una sonorità molto più accesa, potrebbero essere al massimo rossi! Scherzi a parte sicuramente la “blue note” evocativa di reminescenze blues è legata alla nostra scelta ma in verità “i bemolli sono blu” è una frase di Debussy che in una lettera parla della sua visione della musica legata principalmente ad aspetti extramusicali come il colore. L’idea, che io condivido, è che le tonalità in bemolle diano una sonorità più morbida, più languida e gli esempi musicali in tal senso sono moltissimi e di autori diversi sia nella classica che nel jazz. Non è un caso che brani come “Round midnight” di Monk o “Chelsea bridge” di Strayhorn, giusto per fare un paio di esempi, condividano una scrittura con tanti bemolli. L’esempio più eclatante comunque è l’improvviso in sol bemolle op. 90 di Schubert di cui esiste anche una versione in sol pensata per rendere meno ostica l’esecuzione ma che effettivamente risulta molto più aspra all’ascolto. 

Davide

Una mongolfiera nello spazio, sullo sfondo la Via Lattea. Qual è il rapporto tra questa immagine di copertina e il contenuto?

AB Quartet 

Di base c’è la preponderanza del colore blu. La mongolfiera rappresenta metaforicamente la nostra musica che non accontentandosi più degli spazi aperti in cui già normalmente si muove va addirittura oltre i limiti dell’atmosfera per librarsi negli sconfinati spazi intergalattici.

Davide

Veniamo a Debussy (1862-1918). Cosa del suo stile avete in particolare trattato e quindi rivisitato?

AB Quartet

Al di là del centenario la scelta di Debussy è dovuta al fatto che vari aspetti della sua musica come le scelte armoniche e le sonorità sono molto vicini al nostro stile e al nostro gusto. In questo lavoro però non c’è un unico modo di operare. In alcuni casi abbiamo mantenuto la struttura armonica originale come se si trattasse di uno standard come per esempio in Snow e Disharmonies. Immagini dimenticate è costruito elaborando i temi melodici delle “Images oubliées”. In altri pezzi come Serenade il lavoro è stato più complicato perché siamo partiti da brevi spunti tematici di tipo ritmico/melodico da elaborare e incastrare in strutture complesse insieme a temi originali senza che la cosa risultasse troppo artificiosa. In ogni caso è molto difficile elaborare un materiale musicale come quello di Debussy, sempre alquanto sfuggente e al limite dello sdolcinato. Il rischio di scadere in un lirismo stucchevole è sempre presente.

Davide

Debussy scrisse le sue opere per un’intima necessità personale, e nonostante questo apparente ripiegamento in se stesso, o forse proprio per questo, rinnovò invece il linguaggio musicale al di là di ogni scuola predefinita e predefinente del suo tempo. Come, da una parte, vi siete posti di fronte a Debussy da questo punto di vista e dall’altra all’innovazione o rinnovazione di un linguaggio musicale nel 2020? Verso quale presente e verso quale futuro?

AB Quartet

La figura di Debussy è una figura centrale nel superamento del linguaggio tonale ed è alla base della nascita delle avanguardie del primo ‘900. La sua nuova concezione musicale improntata principalmente sulla ricerca armonica, sull’utilizzo di scale modali e di accordi dissonanti non risolti porta ad un risultato che all’ascolto non è così distante dal jazz. Questo è stato per noi un punto di partenza importante anche perché se il confronto con i grandi del passato è sempre un territorio insidioso figuriamoci con uno dei più grandi rivoluzionari della storia della musica. Peraltro Debussy veniva dal linguaggio tonale che dominava incontrastato da più di un secolo il che, se da una parte impone uno sforzo enorme per liberarsi dalla tradizione e andare oltre, dall’altra permette di negare le basi stesse di un linguaggio comune portando avanti di fatto un pensiero rivoluzionario. Dalla metà del ‘900 con la polverizzazione dei linguaggi musicali viene a mancare il punto di partenza per una svolta netta in contrapposizione col passato. Noi con questo lavoro vorremmo semplicemente dare un’interpretazione personale del nostro periodo. La scelta di un gigante come Debussy non è dettata da logiche di tipo emulativo, non vogliamo fare una nuova rivoluzione a un secolo di distanza ma semplicemente, nel nostro piccolo, rendere omaggio ad uno dei più grandi musicisti di sempre.

Davide

Quando la vostra musica è scritta, quando si libera nell’improvvisazione? Qual è il segnale o il momento che dà il via libera a una improvvisazione e nondimeno al suo termine?

AB Quartet

I nostri pezzi sono costruiti su strutture composte di parti obbligate, parti improvvisate e parti non completamente definite, mutuate dalla musica aleatoria, che lasciano margini di libertà più o meno ampi ai musicisti. Nelle parti improvvisate i segnali possono essere di varia natura dal numero di giri a segnali di tipo musicale o gestuale come da prassi jazzistica. Le cose però si complicano nel caso delle parti aleatorie in cui, senza una grande sintonia con gli altri musicisti, non si riesce a portare avanti il discorso musicale se non in modo forzato e artificioso. Ci sono voluti anni di lavoro e di affiatamento perché il gruppo, in queste situazioni, cominciasse a muoversi con la necessaria scioltezza.

Davide

Non solo Debussy con le sue opere ha compiuto e superato il secolo, ma anche il jazz. Cosa accomuna infine Debussy e il jazz dal punto di vista del vostro lavoro?

AB Quartet

Sicuramente l’armonia di Debussy suona molto simile a quella jazzistica e altresì l’uso di scale modali rimanda alla pratica del jazz. Questi punti di contatto ci hanno dato un punto di partenza abbastanza solido per costruire degli “arrangiamenti” alla stregua del lavoro che si fa comunemente con gli standard. La cosa più difficile è stata costruire delle strutture partendo da una musica che sembra estemporanea e che dichiaratamente sfugge dalle costruzioni formali regolari.

Davide

Debussy rivisitò il passato musicale in modo molto eclettico e sintetico, e così fate voi, mi pare all’ascolto. Qual è stata in questo lavoro la chiave di rilettura e sintesi appunto del passato del jazz in relazione ad altri stili e generi musicali contemporanei, incluso il rock? 

AB Quartet

Il lavoro che abbiamo fatto è di prendere dal passato, e non solo, tutto quello che ci serviva per sviluppare un diverso concetto di musica. Il linguaggio per noi è un mezzo non il fine stesso della musica e anche se per qualcuno questa può essere un’eresia io penso che, con le dovute cautele, qualunque linguaggio possa essere calato in ambienti nuovi ed essere trasfigurato. Questo permette di dare vita a qualcosa di diverso da ciò a cui siamo abituati senza mai strappare quel filo sottile che, collegandosi con la tradizione, la rende comprensibile.

Davide

La musica può renderci migliori? O solo certa musica? 

AB Quartet

Qui non si tratta di renderci migliori ma di salvarci da un giudizio altrimenti assolutamente impietoso: gli uomini sono lo scotto da pagare perché esista l’arte, che in effetti è l’unico vero motivo per cui il mondo non sarebbe migliore senza l’uomo.

Davide

Cosa seguirà?

AB Quartet

Se ti riferisci alla fine del mondo non ci ho ancora pensato, sono troppo preso col nostro prossimo progetto!

Davide

Grazie e à suivre…

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