Edizioni TEA
Narrativa
Pagg. 288
ISBN 9788850257249
Prezzo Euro 15,00
Guerra, o non guerra?
Cavallo che vince non si cambia, verrebbe da dire dopo aver letto Il ragazzo inglese. Infatti, dopo la buona prova di La nave dei vinti, romanzo di gradevole lettura, ma non poco perfettibile, Leonardo Gori si cimenta nuovamente con un periodo storico che gli riesce particolarmente bene, vale a dire quello del ventennio. Premetto subito che l’opera è stata oggetto di meticolosa cura, così che le incongruenze, le trovate ad effetto, ma poco realistiche che caratterizzavano il precedente lavoro, qui sono assenti, anzi si nota una ricerca accurata di preziosismi, uno su tutti la storia nella storia, con i capitoli alternati fra una spy story degna dei migliori autori e un’epoca di molto successiva che vede Arcieri, ormai pensionato, insieme al maresciallo Guerra impegnati a evitare un non improbabile duello all’ultimo sangue fra Daniele e Oscar per accaparrarsi i favori della bella, anche se stagionata, Nanette. Nella vicenda di spionaggio, che si svolge nel 1940, alla vigilia dell’entrata in guerra dell’Italia, ritroviamo i consueti protagonisti, come il capitano Arcieri, la sua bella fidanzata Elena Contini, il Comandante, un ancor giovane Daniele, nonché nuovi personaggi, fra cui soprattutto Johnny, un giovane inglese impiegato al Consolato anglosassone a Firenze. La storia è intricata, ma perfettamente logica con gente che di facciata è ben diversa da quello che effettivamente è, con una serie di circostanze, di intralci e di fatti delittuosi (un marito che vola giù da un balcone) e con un’atmosfera più densa del consueto, perché oltre alla mano pesante della dittatura si unisce il pericolo di una guerra che qualcuno vuole evitare e qualcun altro invece desidera ardentemente. La mano di Leonardo Gori è particolarmente felice, con descrizioni mirate e perfette, senza la benché minima sbavatura, con un ritmo costante che porta a una palpabile tensione, insomma, per farla breve, questo romanzo è con ogni probabilità il migliore scritto dal narratore toscano, un’opera che non è solo fine a se stessa, cioè il far trascorrere con gran piacere il tempo della lettura, ma ha anche un suo messaggio sul valore effettivo dell’amicizia e sulle strategie spesso contorte, incomprensibili, che coprono interessi, sicuramente non condivisibili dai più, dei politici.
Mi sembra che alla produzione letteraria di Gori manchi il periodo bellico, con Arcieri che, fedele al re, dopo l’8 settembre si batte come agente segreto contro i tedeschi. Auspico che un così bravo narratore non perda questa occasione e che stia già pensando a un romanzo su quegli anni. Per ora accontentiamoci (si fa per dire, perché l’opera è assai piacevole e senz’altro riuscita), con la lettura consigliatissima di questo libro.
Leonardo Gori è uno scrittore italiano, autore del ciclo di romanzi di Bruno Arcieri, capitano dei Carabinieri nell’Italia degli anni Trenta. Il primo romanzo, Nero di maggio, si svolge nella Firenze nel 1938; seguono Il passaggio, La finale, L’angelo del fango (Premio Scerbanenco 2005), Musica nera, Lo specchio nero e Il fiore d’oro, gli ultimi due scritti con Franco Cardini. La serie di romanzi è in corso di riedizione in TEA. Ha scritto anche thriller storici ed è stato co-autore di saggi sul fumetto e forme espressive correlate (illustrazione, cinema, disegno animato).