poesie
Copertina di Giacomo Ramberti
Fara Editore
Poesia
Pagg. 88
ISBN 978-88-9293-000-1
Prezzo Euro 10,00
Il senso della vita
Se è vero – e quasi sempre lo è – che nelle nostre scelte di opere letterarie molto influiscono i titoli delle stesse, ciò trova riscontro anche nel mio caso, in quanto non conoscendo l’autore, ciò che mi ha indotto a leggere questa raccolta è stata l’intestazione, anche se corroborata dai pochi versi riportati nel catalogo in cui la stessa appare. La calura dell’estate, i giorni di estesa sonnolenza – mi son detto – forse vengono mitigati da questa silloge che mi appare foriera di colori che ribaltano il bagliore accecante delle prime ore pomeridiane, e ho avuto fortuna, anche se ovviamente l’opera non è solo questo, come scrivo più avanti.
Se in tema di tinte predominante appare l’azzurro intenso del lapislazzulo, forse il colore che per eccellenza infonde un senso di libertà (azzurro è il cielo, azzurro è il mare), è pur vero che una raccolta di poesie non può basarsi solo su questo elemento che magari ha una funzione di contribuire a creare empatia con il lettore, ma deve avere ben altri contenuti, e li ha. A ben guardare, tutte le sillogi rispecchiano direttamente, o indirettamente, la vita dell’autore, le sue intime interrogazioni sull’esistenza, il confronto fra sé e sé nel tempo e Tintinnio di Lapislazzuli non viene meno a questa impostazione spesso inconscia.
Il poeta in particolare si è chiesto perché non parlare della parabola della vita, di quella fase in cui, giunti al vertice, comincia la discesa e lo fa (Non piove, ancora, ma il diluvio indugia alle porte del sentire / se ne avverte il fragore dietro l’uscio / negli anfratti segreti del dolore artigliato, / nel rincorrere l’ultimo sprazzo di sole / a piedi scalzi in un campo di ortiche dissimulate /
[da viole. /…. – da Illudendo il crepuscolo), oppure :Svuotato il cassetto delle possibilità, / non resta che l’attesa. /… (da Bruciature). Ancor più il senso di rassegnato abbandono si riscontra in altri versi, come in Azzurro polvere (Rimesse dismesse / semi abbandonate sulla riva / han perso già i colori /
nell’umido che impera, / pieno di salmastro e di alghe morte. /…).
Non si creda tuttavia che Bruna Cicala si lasci vincere dallo sconforto, perché nel suo pragmatismo la fase calante dell’esistenza non è altro che una tappa del percorso della vita ed allora proprio per questo non ci si deve domoralizzare, anzi si deve vivere pienamente perché ogni istante deve meritare la nostra completa partecipazione; non è un caso quindi se la raccolta termina con una lirica initolata Lettera, che è un canto d’amore in cui riappare il colore azzurro di un cielo terso, simbolo di libertà e di speranza (Come vorrei, amore mio, / confondere il tempo delle attese / dentro un piccolo bistrot, / tra le note un po’ stonate / di una musette su f isarmonica / accordata sull’istante. / Verbo voce e disincanto, / un sorriso ed un boccone / l’occhio languido e rapace / per quel bacio che s’indugia / sulla soglia del piacere. / Come vorrei, amore mio, / dire al tempo che c’è tempo, / che nel mondo è la bellezza / artigliata sui miei fianchi, / che tra il rosso della stanza / spicca azzurro un cielo terso, / pur perdendosi all’inferno / di quei sensi troppo accesi. ).
Gioe, dolori, soste, corse, e ogni tanto a fermarsi per pensare quale è il senso della vita, tante domande, poche risposte e neppure certe, ma così è la vita e in ogni caso merita di essere vissuta.
Grazie, Bruna Cicala, per questa lettura appagante.
Bruna Cicala è genovese e l’anima stessa della sua città racchiude l’essenza della sua poesia un po’ chiusa e misteriosa, rude e affascinante. Ti allontana e ti richiama a sé, come i mille carruggi e le creuze che fendono alti muretti a secco, dove la solitudine contemplativa si stempera in malinconia. Ha pubblicato in poesia con le Edizioni I Rumori dell’Anima:Tra dune di lava antica (2015) e Tra rovi e pietre preziose (2017).