(spot FIAT IDEA)
Regia di Rachel e Fabrice Carazo per Buddy Film
Agenzia: Leo Burnett
Direzione creativa di Riccardo Robiglio e Paolo de Matteis
Con Ugo Giordano e Lucia Carapellese
La prima volta che lo vedi, questo spot quasi infastidisce, ti domandi se per caso non rappresenti un momento di follia dei pubblicitari, qualcosa scappato di mano, uno scivolamento impensabile in una campagna che dovrebbe mirare al rilancio. Disturba, aspetti con ansia la fine. Ci sono delle donne di diverse età, hanno l’aria bellicosa, urlano per strada e, all’improvviso, si mettono a fare una sorta di “danza Maori” con movimenti che richiamano anche quelli di certe eroine dei manga giapponesi. Una sfida. Un esplicito inno al “girl power”. Un richiamo alla battaglia che si conclude con un’esaltazione del mestiere di mamma che pare assolutamente forzata, la guerriera Maori piega il passeggino, sale sulla sua Fiat Idea e parte mentre il bambino tira fuori la lingua. “Ci vuole una bella grinta per essere mamme, oggi, e ci vuole un’idea“. Dice la voce fuori campo, naturalmente femminile, che accompagna gli ultimi secondi dello spot mentre le scritte in sovrimpressione descrivono le caratteristiche della vettura (se l’avete perso, cosa che ritengo assai improbabile, potete vederlo qui http://www.fiat.it/cgi-bin/pbrand.dll/FIAT_ITALIA/showroom/showroomModel.jsp?categoryOID=-1073763055).
Visto sul grande schermo, fa paura. Ti aspetti di incrociarle, queste amazzoni arrabbiate e di essere costretto a fuggire. Un bel coraggio questa campagna, ho pensato. E’ così fuori moda un richiamo a una “bellicosità” femminile da barricate anni ’70 che sarà difficile far arrivare il messaggio. Sono immagini che ti prendono a cazzotti, non suadenti come quelle che di solito veicolano i modelli di certe automobili, o anche genialmente controcorrenti, come alcune sperimentate negli ultimi anni. Queste donne che ballano la “Haka”, una vera danza popolare Maori, sembrano così violente o anche solo così inutilmente agguerrite da suggerire l’idea di una realtà dove devi portare costantemente l’armatura. Suggeriscono una minaccia incombente, sommergono di antiche paure. Lo spot ha anche provocato un piccolo incidente diplomatico e la Fiat è stata accusata di sfruttare la cultura Maori in modo poco appropriato, per approfondire questa vicenda inusuale potete leggere questo articolo http://www.quattroruote.it/news/articolo.cfm?codice=57293 oppure questo http://www.lilloperri.com/lilloperri/article.asp?article_id=1727&accesso=newsletter dove si ipotizza quasi che si tratti di una strategia della Fiat quella di creare incidenti diplomatici con le sue campagne pubblicitarie per fare in modo che se ne parli. Non credo sia una strategia vincente. Questo spot alla fine rimane in mente, lo hanno trasmesso con tale invadenza che sarebbe stato matematicamente impossibile non memorizzarne alcuni dettagli, vedendolo e rivedendolo, qualcosa si fissa, qualche elemento scompiglia. Se si è di cattivo umore o qualcosa è andato storto nella giornata, la visione di queste “Mamme-combattenti” può persino strappare un sorriso, ma ho dei seri dubbi sulla sua efficacia e, di sicuro, non resterà nella storia degli spot più belli. Probabilmente ci voleva un’idea migliore.