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Bianco

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(racconto selezionato dalla giuria per In Xanadu 2 – sezione prosa)
"Ora vado in ufficio e spacco!"
Sergio s’infilò la giacca e pensò che il giorno era arrivato. Era ora di dimostrare quanto valeva e farla pagare a tutti quelli che avevano sempre dubitato di lui.
Una mezz’ora e sarebbe arrivato in ditta. Tirò verso di sé la porta per uscire dal suo appartamento e si bloccò.

Bianco.

Che scherzo era quello?
Richiuse la porta. La riaprì.

Bianco.

Un velo di un materiale biancastro, una plastica opaca, copriva la porta, impedendogli di vedere il pianerottolo. Oltre, non si scorgeva nessuna forma. Allungò le mani e strappò il foglio che avvolgeva l’uscio. Era morbido e si disintegrò subito. Allargò il buco che aveva creato perché fosse abbastanza grande per passarci in mezzo.
Non poteva crederci. Oltre, un altro foglio. Stesso materiale, stesso colore candido.
Proseguì per romperlo.
Strappò. Anche oltre, solo bianco.
Brutta storia.
Andò avanti.
Le sue mani strapparono.

Bianco.

Strappò.

Bianco.

Strappò.

Ancora bianco.

Strappò.
Rientrò in casa, andò in cucina, afferrò un coltello.
Tornò davanti alla porta.
Tagliò.

Bianco.

Lo aggredì con la lama.

Bianco.

Tagliò.

Bianco.

Tagliò ancora.

Bianco.

Si fermò e si deterse la fronte con una mano.
Poi si voltò alla propria sinistra e levò di nuovo la sua arma.
Tagliò.

Bianco.

Tagliò ancora.

Bianco.

Tagliò.

Bianco.

E il terreno gli mancò sotto i piedi.
Si aggrappò con la mano sinistra al bianco che lo avviluppava e posò il piede di nuovo per terra. Più in basso. Uno scalino.
Tagliò con foga.

Bianco, ma tagliò ancora.

Bianco nuovamente, ma tagliò.

Bianco.

Tagliò ancora, scendendo i gradini di marmo che apparivano sotto i suoi piedi man mano che proseguiva nel liberare la galleria.
Tagliò.

Bianco.
Tagliò ancora.

Bianco.

Tagliò.

Bianco.

Tagliò.
La luce, infine, riapparve.
Era la luce bianca, del giorno.
Oltre, un nuovo mondo da scoprire.

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