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Gourmet – Jiro Taniguchi e Masayuki Qusumi

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Gourmet è il titolo di un manga strepitoso di Jiro Taniguchi, un lavoro che trascende il genere, una vera e propria narrazione per immagini che si lascia scorrere e ci chiede di essere dei “gourmet” dell’arte di vivere. Non si tratta di aspettarsi avvenimenti straordinari, effetti speciali. Di fatto, non accade nulla. Sono gli episodi della vita quotidiana di un anonimo commerciante e ognuno di questi episodi ruota attorno a un pasto, che viene consumato in un luogo diverso. Sia il luogo che il pasto vengono illustrati e descritti nei minimi particolari, con la leggendaria e maniacale attenzione al dettaglio tipica dei lavori di Taniguchi. Attraverso la golosità e la curiosità di questo “uomo che viaggia”, simpatico e perennemente affamato, conosciamo posti strani, particolarissimi ambienti che consentono all’esploratore-gourmet di provare varie forme di straniamento che lo compiacciono quasi quanto il cibo che assaggia. Ma facciamo un passo indietro. Chi è Jiro Taniguchi? Non mi hanno mai appassionato i manga, ho sempre associato la parola a fumetti d’azione, confusi e lontani anni luce dalla mia realtà o a storie erotiche  con protagoniste sexy bambole futuribili. Niente di più sbagliato. Per manga si intende il fumetto giapponese, tutto il fumetto giapponese, e può essere pornografico come può esserlo un film, un romanzo o un qualsiasi giornale. Ma sotto questa definizione, che in Giappone vuol dire semplicemente “fumetto”, si trova un’offerta variegata e a tratti stupefacente (per notizie specifiche consiglio di leggere qui http://it.wikipedia.org/wiki/Manga  e per entrare nel dettaglio questo portale http://www.mangaitalia.it/board/portal.php  Inoltre consiglio il libro di Davide Castellazzi “A-Z Manga. Guida al fumetto giapponese”, Coniglio editore, acquistabile qui http://www.internetbookshop.it/ser/serdsp.asp?shop=1&c=LGL4436SPOPHP)

Jiro Taniguchi è  a tutti gli effetti un autore manga ma il suo lavoro ha caratteristiche particolarissime. E’ nato nel 1947 a Tottori, e viene definito spesso come “il più europeo dei mangaka”

Comincia lavorando come assistente presso altri autori, fino al 1970, anno di uscita del suo primo lavoro: “La stanza arida”. Da allora realizza diverse opere, e nel 1976 inizia la sua fruttuosa collaborazione con lo scrittore Natsuko Sekikawa con il quale produce diverse storie poliziesche. Sulla sua collaborazione con questo scrittore ha dichiarato lui stesso alcune cose piuttosto interessanti che potete leggere qui http://www.stanza101.com/oldstanza/re27bis.htm. Dal 1980 lavora con  Caribù Marley per una serie di avventure ambientate nel mondo della boxe ed è del 1985 la serie:”Ai tempi di Bocchan”, dove, nel primo albo si racconta la storia del grandissimo scrittore Natsume Soseki, del suo ritorno in patria dopo un periodo trascorso a Londra, dei suoi conflitti con la cultura nipponica. Una serie di fumetti splendidi, dalla veste grafica perfetta, di cui potete trovare notizie molto interessanti on line, vi suggerisco un link  http://www.stanza101.com/oldstanza/re27.htm. Taniguchi dovrà aspettare il 1990 per farsi conoscere in Europa, con lo splendido romanzo per immagini  “L’uomo che cammina” del quale è autore anche dei testi. Un’altra storia simile a quella di Gourmet. Non accade quasi nulla, ma attraverso l’osservazione e l’attenzione, il protagonista riesce a mostrarci le piccole cose di cui di solito non ci accorgiamo. E’ come se l’autore ci dicesse che l’unico vero peccato nella vita  è la disattenzione, è come se, rifacendosi anche alla figura del “flaneur” di Walter Benjamin, teorizzasse una dimensione mentale e filosofica di scoperta del mondo circostante, degli spazi urbani, delle persone. Avviene ne “L’uomo che cammina” e avviene anche in “Gourmet”. Nessuno possiede superpoteri o e nessuno cerca di essere speciale. C’è questa valorizzazione dell’ordinario e del momento presente, “questo preciso momento” come scrive la maestra zen americana Charlotte Joko Beck nei suoi libri. L’influenza dello zen è molto evidente nell’opera di Taniguchi, come è evidente una dicotomia fra un’ispirazione lirica, intimista e un’altra più dinamica e d’azione.
Nel caso di “Gourmet”siamo di fronte a un lavoro inusuale, introspettivo, delicato, rivolto verso l’interno ma ricca di emozioni per il lettore che viene catturato. Nonostante l’atipica scelta del tema. Nonostante il fatto che non accada proprio nulla e che nulla richiami  alle tematiche classiche dei  fumetti. Ci si sofferma su ogni singola pagina. Si gustano le cose, viene fame. Ci si stupisce per certi accostamenti alimentari, che prima erano ignoti. Qualcosa, nel modo che ha l’uomo di guardare chi pranza nei posti dove va lui, qualcosa nel suo sguardo commuove.
Taniguchi, con il suo modo di raccontare il quotidiano, riscopre e fa riscoprire il gusto per la semplicità, la capacità di prendersi qualche pausa, rallentando la frenesia che ci strozza e che ci condanna a ritmi che ci impediscono di vedere davvero quello che ci sta attorno, che ci proiettano in fantasticherie su un futuro che ancora non esiste o che ci legano con rimpianti e nostalgie a un passato che non esiste se non nel nostro bisogno di aggrapparci.  Lo fa anche ne “L’uomo che cammina”. In entrambi si percepisce l’apertura, la curiosità verso le cose, una predisposizione allo sguardo non giudicante, Gourmet in particolare è un capolavoro che pare  influenzato dalla meditazione di consapevolezza, la “vipassana” di matrice buddista, (in inglese insight meditation). Non a caso esiste una meditazione apposita che si chiama “consapevolezza del mangiare” e il protagonista di “Gourmet” in fondo la mette in atto in ognuna delle tavole di Taniguchi, mangia e guarda senza mai smettere di sapere perfettamente “cosa sta facendo mentre lo sta facendo”, il suo rapporto col cibo è inusuale, prima ci pensa, poi lo sceglie, poi lo guarda, descrive frittelle di polpo, la carne alla brace, i fagioli con agar-agar, il riso con le anguille. Il menù viene illustrato con maestria da Taniguchi   e il protagonista , attento al guardare, con una presenza mentale ineccepibile,  ci dice (o semplicemente pensa ad alta voce) cose come “l’involtino di erba cipollina si mangia con aceto e salsa di soia”, o  “Oshinko, ci hanno messo quasi una melanzana intera”, e noi scorriamo i disegni imparando delle cose interessanti sulla cucina nipponica senza  perdere niente del delicato gusto di questa lettura, senza che nulla venga tolto al piacere puramente artistico di fruizione del lavoro. Questo autore ha collaborato anche  con Moebius, forse il fumettista più famoso in assoluto,  è amatissimo in Francia ed è riuscito a rimanere un disegnatore manga pur slegandosi, in parte, da un contesto prettamente nipponico e più tradizionale. Le sue storie non hanno tradito le origini, le basi culturali, ma sono riuscite ad arrivare a essere universali.

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