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Un po’ per caso e un po’ per desiderio

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E’ una fiaba parigina questo delizioso film, Un po’ per caso e un po’ per desiderio, uscito nelle sale a metà giugno e, almeno a Bologna, ancora in prima visione vista la carenza di uscite nel mese di agosto e i tanti cinema in chiusura estiva. Se nella vostra città non ci fosse, vi consiglio di non lasciarvi sfuggire il dvd che uscirà in autunno. Se lo trovate, dedicategli una serata. Non sarà tempo perso e la serata acquisterà il piacevole sapore di una festa di compleanno con tanti pacchi da scartare – le vite che si dipanano in questa storia – e sarà rallegrata da uno sguardo fresco e poetico su tanti minimi dettagli dai quali lasciarsi trasportare in un mondo delicato, costellato di gentilezza e del piacere delle vite composte con attenzione, come puzzle dotati di una loro particolare perfezione di cui ci si rende conto solo alla fine. Per questo dico che è una storia-favola, irreale ma straordinariamente possibile, con riprese di Parigi che riescono a emozionare fino a commuovere un pochino. E’ come se la regista avesse voluto tessere una tela, per raccontarci, in fondo, soprattutto la bellezza di guardare. Di vedere gli altri, sul serio. Di capirne i bisogni, i sogni, i fremiti impercettibili. Il titolo originale è: Fauteuils d’orchestre, la regia di Danièle Thompson, le musiche (splendide, precise, perfette) di Nicola Piovani. Fra gli attori Claude Brasseur, Sydney Pollack, Laura Morante, Valérie Lemercier, Cècile de France. E’ definito una commedia sentimentale ma è molto di più. Una delicata commedia corale che avviene nella lussuosa cornice dell’Avenue Montagne dove si incrociano i destini di un pianista all’apice della carriera, ipersensibile, desideroso di una svolta e di una vita più intima e a contatto con la realtà, ossessionato da continue crisi di claustrofobia e dal bisogno di fuga, con accanto una donna che ha sacrificato tutto per assisterlo, seguirlo e sostenerlo, un anziano collezionista malato, che mette all’asta la sua preziosa collezione e, attraverso gli oggetti e le storie che gravitano attorno alle opere d’arte e di artigianato dipana tanti nodi rimasti irrisolti della sua vita, e un’attrice di soap opera, ciclotimica, folle, nevrotica, geniale, che recita Feydeau a teatro diretta dal suo ex marito ma desidera più di ogni altra cosa interpretare il ruolo di Simone de Beauvoir in un film di prossima produzione. Fra loro, come un folletto che funge da collante, osservatore, narratore, si aggira Jessica, una giovane affascinata dal lusso per via dei racconti della nonna, che si trova catapultata in un mondo che osserva con spudorato incanto e, a volte, con inaspettato disincanto. La regista è stata la sceneggiatrice del Tempo delle mele e ha diretto il notevole film Il pranzo di natale del 2000 con la Béart, Charlotte Gainsbourg e Sabine Azéma (http://www.capital.it/trovacinema/scheda_film.jsp?idContent=121733) Ci sono speranze che si annidano nella solitudine, artisti, caffè, panorami, ricordi, desideri, rimpianti. Il tutto narrato con un tocco fresco, e con la musica che si integra con il tempo e il ritmo della regia in maniera veramente unica (qui http://www.capital.it/trovacinema/detail_articolo.jsp?idContent=309137 potete ascoltare un’intervista di Nicola Piovani ad Arianna Finos) Qui, http://www.mymovies.it/dizionario/recensione.asp?id=44262, trovate una ricchissima recensione di Marzia Gandolfi e l’elenco di tutte le canzoni, oltre a quelle originali di Piovani anche alcuni classici della musica pop francese, che vengono continuamente ascoltati dalla portinaia del teatro, strepitosa figura di caratterista che innamora lo spettatore. Nel complesso davvero un film capace di mischiare toni e accenti, di accarezzare e dipingere le vite. Una vera delizia.

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