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Lezione #11: abbigliamento

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    Prima ancora di parlare di psicologia, naturalmente, avremmo potuto descrivere l’abbigliamento di un personaggio. C’è un tipo di abbigliamento comune ai due sessi, composto da  accapatoio, blue-jeans, canottiera, cappotto, cardigan, montgomery, pigiama, pullover, shorts, slip, spolverino, vestaglia, T-shirt, felpa, giubba, giubbotto, impermeabile, golf, maglia, maglietta, maglione, guanti.

 

    O un abbigliamento prettamente da uomo: giacca di lana, di velluto, di pelle, foderata, sfoderata, elegante, sportiva, a vento, di velluto, di cotone; un abito gessato, spigato, oppure uno smoking. Un abito giovanile, antiquato, elegante, sobrio, da sera. Si può indossare indumenti leggeri, pesanti,  calzoni di lino, boxer.

 

    Ma l’abbigliamento  da donna è molto più vario, anche perché subentrano le sfumature (la gradazione, l’intensità, il tono) del colore, che può essere giallo, arancio, indaco, violetto, verde, azzurro, pastello, nero, bianco, rosso. Le donne dei film e dei romanzi spesso indossano  calzamaglie, calze di seta, a rete, velate (con o senza cucitura),  minigonne, gonne-pantalone, con spacchi, dritte, a portafoglio, a ruota, pieghettate,  plissettate, tailleur,  baby-doll, giarrettiere, body,  kimono, pareo,   prendisole, reggiseni a balconcino, negligé, salopette, bikini, tanga, topless. Le donne della vita reale, invece, quasi sempre sottane, sottovesti,  canotte, collant, pre-maman, gonne maxi, midi, calze di nylon o elastiche (per contenere le vene varicose).

     Un indumento può avere la sua qualità; può essere abbondante, abbottonato, accollato, a crescenza, aderente, ampio, attillato, a vita, bizzarro, comodo, corto, decente, difettoso, discinto, frusciante, elegante, garbato, goffo, grazioso, grossolano, indecente, largo, leggero, lungo, lussuoso, modesto, morbido, ricamato, ricco, sgargiante, sbracciato, scollacciato, scollato, signorile, solenne, stretto, striminzito, succinto, vistoso, da sera, da notte, estivo, invernale, da mezza stagione, da società, da sposa, di gala,

    E di quale tessuto è fatto? Di alpaca, broccato, lana, seta, lino, fustagno, panno, raso, raion, velluto, vigogna, tela, taffetà, madras, mussola, fibra acrilica, satin, cotone, cachemire, chiffon, gabardine, jersey, lamé, shetland? E’ forse impermeabile, lavorato,   trasparente, increspato, logorato, elastico, floscio?

   Vi sono disegni? A fiori, per esempio, o a quadri, a quadretti, a pois, a scacchi? O è rigata? 

 

    Quali sono gli accessori che completano un abbigliamento? Oggi, a parte le persone anziane, nessuno porta il bastone da passeggio, così come le signore raramente agitano un ventaglio, ma tutti hanno almeno una borsa, una borsetta, la cintura, la cravatta, il fazzoletto,  un paio d’occhiali, una sciarpa, un cappello (basco, berretto), un foulard. E ai piedi dei mocassini, pantofole, scarpe da ginnastica, stivali (alla polacca?).    

 

    E, a proposito degli occhiali.

    “Guardate le donne con gli occhiali scuri: nascondonoun dramma, il buio dietro le lenti è l’angolo in cui si ritirano. Ogni dramma di donna ha a che fare con la sua femminilità, e in definitiva con la sua sessualità; perciò è sempre un elemento di richiamo, se non di seduzione. Per strada o in metrò, la donna con gli occhiali scuri – operaia o impiegata – viene subito individuata e fissata, perché ha qualcosa di diverso”. (Ferdinando Camon: ‘La donna dei fili’, Garzanti, Milano, ’86 – pag. 126).

 

    E qualcuno ha inventato il rossetto (rosso, acceso, lucido, sensuale).

 

    La sessualità è spesso legata alla dinamica degli indumenti. 

    “Una mano penetrò sotto lo slip di Emmanuelle (leggero e trasparente, come tutti gli indumenti intimi che è solita portare -a dire il vero poco numerosi: un reggicalze, talvolta una sottoveste sotto le gonne larghe, mai reggiseno o bustino, benché nelle boutiques del faubourg Saint-Honoré dove acquista la biancheria si faccia provare, da questa o quella commessa delle commesse bionde, brune, belle, quasi irreali, che si inginocchiano ai suoi piedi scoprendo le loro lunghe gambe,  innumerevoli modelli di bustini, di guepières, di mutandine o di cache-sexes…” (Emmanuelle Arsan: ‘Emmanuelle’, Bompiani, Milano, ’90 pag. 18)

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