Questo libro racconta un’esperienza di amore estrema, in qualche modo sempre in bilico. Un amore sottomesso, un amore devoto, atteso:” Lei ha pensato molto a questa donna nei mesi passati, si è figurata decine di volte il loro incontro. Lo stomaco continua a contrarsi, è duro come una pietra e sente freddo..” Il fatto che sia un rapporto lesbico quello che viene narrato ha un suo peso ma non è determinante. Scrive, introducendo la storia, Cesare De Michelis:” Lì, sul crinale dove amore e violenza possono confondersi, Silvia Cossu punta il suo sguardo fermo e severo, attenta a non perdere il senso di un’esperienza tanto estrema quanto rivelatrice. C’è della tenerezza persino in quell’abbandono al dominio dell’altro, nel sottomettersi senza resistere, nell’annullarsi in una cieca obbedienza. Nessun’altra pulsione è altrettanto moderna di quella masochisticamente autodistruttiva e nessun’altra è altrettanto emblematicamente femminile: da due secoli almeno la letteratura ha raccolto le testimonianze più disperate e sincere di questo inabissarsi nel nulla, o al contrario dell’esaltazione altrettanto disperata del dominio assoluto, ma mai con tanta acutezza si è inciso nella piaga di una femminilità al tempo stesso rifiutata e subita.” Concordo pienamente e vorrei aggiungere che ciò che sorprende e conferisce a questo libro una sua sofferente capacità di coinvolgere, innalzare, abbassare e travolgere il lettore, è il linguaggio di Silvia Cossu. Un linguaggio contenuto e misurato, ma perfetto e senza sconti nella descrizione della tenerezza, appunto, di quella tenerezza capace di assumere le varie forme, le varie sfumature che la realtà concede agli amori, lesbici ed etero, le varie forme fatte di dominati e dominatori, di attese e paure, di bellezza e bruttezza. : ” Il viso dell’altra cambia espressione nel sonno. Le orbite precipitano verso l’interno, il mento si allunga, la bocca forma un incavo fra le guance. Non si prende molta cura di sé, se non per impersonare il maschio. Seduce nella rappresentazione di quel ruolo, consapevole del richiamo che alimenta la sua ambiguità. Un potere limpido, la rivalsa contro un mondo che si getta ai suoi piedi. Come donna, ma anche adesso con gli occhi chiusi, perde molto del fascino da cui è posseduta…” Eppure. Eppure con questa donna succederanno cose, verranno condivisi umori e parole. Il tutto raccontato in un romanzo che parlando di corpi e di sottomissione, parlando di attese, facendole vedere e sentire fin nei pori della pelle, non si perde mai in luoghi comuni ( e nemmeno in stereotipi ormai insopportabili da “cattiva ragazza trasgressiva”) ma riesce a essere una rappresentazione universale dell’inevitabile insoddisfazione che ogni intimità concessa e tolta, che ogni avvicinamento a un corpo altro, porta sempre con se. Davvero un buon lavoro, che si legge d’un fiato, che lascia, alla fine un certo sapore, tanto simile a quello di ogni esperienza fisica, passata davvero attraverso il corpo o in un abbraccio più stretto degli altri.
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