La storia irresistibile del telepanettone che perfino Fellini avrebbe voluto dirigere
Homo Scrivens – Euro 15 – Pag. 145
www.homoscrivens.it
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Homo Scrivens sembra un editore che fa le cose sul serio nel campo della narrativa, non fosse altro perché pubblica solo dieci romanzi all’anno, numerati, frutto di un’accurata selezione. Mi è capitato di leggere 8 e un quarto di Paquito Catanzaro, spiritoso fin dal titolo, con una garbata citazione felliniana, anche se non mi pare che l’autore abbia scritto altri romanzi. Fellini intitolò 8 e mezzo il suo capolavoro perché prima aveva girato altri 7 film e mezzo (il primo – Luci del varietà – in collaborazione con Lattuada), Catanzaro lo fa solo per ironia, caratteristica che lo accompagna per l’intera narrazione dove si fa beffe degli autori televisivi che accettano di girare squallide fiction solo per denaro, mettendo da parte ogni velleità intellettuale. Ridendo e scherzando quante verità si possono dire, avrebbe chiosato Pier Paolo Pasolini parafrasando Menandro. E in questo caso ci starebbe bene anche un bel ridendo castigat mores, ché i costumi vengono fustigati a dovere da uno scrittore che mette in campo tutto il suo umorismo inventandosi un regista di nome Miraglia – forse ignorando che nel cinema italiano è esistito un vero Emilio Pompilio Miraglia, autore di un pugno di pellicole di genere – che si fa aiutare da un esperto sceneggiatore per uscire dalle secche di una fiction scritta (male) da un gruppo di esordienti, che deve andare in onda a tutti i costi per aggiudicarsi un finanziamento ministeriale. Storia di ordinaria (e italica) follia cinematografica, perché eventi simili accadono tutti i giorni, basta vedere registi del calibro di Ruggero Deodato (Cannibal Holocaust, signori!) costretti a girare una stagione di Incantesimo a scopo alimentare, mentre Michele Soavi dirige fiction televisiva se vuole continuare a lavorare dietro la macchina da presa, dopo aver illuso il pubblico di essere il migliore allievo di Dario Argento. 8 e un quarto non pretende di essere alta letteratura, ma è narrativa ben scritta, fatta di dialoghi realistici e ben strutturati, di ritmo e battute ficcanti; l’autore scrive un romanzo comico onesto che segue la lezione della commedia all’italiana: far ridere e pensare, puntare il dito sul sistema e divertire. Una lettura che farebbe la gioia anche del produttore cinematografico (Tognazzi) che Ettore Scola s’inventa ne La terrazza e che tartassa il povero sceneggiatore (Trintignant) con il suo: Fa ridere?. Sì, 8 e un quarto fa ridere. Leggetelo. Non ve ne pentirete.