Fabio Izzo è uno dei tanti autori che posso vantarmi di aver scoperto in vent’anni di attività editoriale. Non ha avuto ancora la possibilità di uscire con un grande (grosso?) editore distribuito su vasta scala, ma è tra gli scrittori che mi rendono più orgoglioso e ben rappresenta il poco che ho cercato di fare in questi anni. Fabio Izzo è nato nel 1977, vive ad Acqui Terme, scrive da tempo immemore, ché il suo primo libro -Eco a perdere- lo pubblicammo quando ancora Il Foglio Letterario stampava i libri artigianalmente, in fotocopia. Ricordo di aver fatto il lavoro di editing personalmente, con carta e penna, ai giardini vicino casa mia, vista mare, mentre facevo giocare mio figlio al parco. Poi ne sono venuti altri: Balla Juary, Il nucleo (straziante e stupendo), Doppio umano, soprattutto To Jest, presentato al Premio Strega (2014) niente meno che da PedragMatvejevic, ovviamente ignorato dal Comitato Direttivo, a caccia dello Scurati o del D’Amicis di turno. Non dimentico Ieri, Eilen, storia d’amore non convenzionale degna di selezione presso il Club di Giulietta per il concorso Scrivere per amore 2017. In mezzo a tutto questo Fabio ha pubblicato libri con altri editori, ha affinato lo stile, ha tradotto poesia polacca, ha vito premi più o meni importanti, infine è uscito con l’ultimo romanzo: Consigli dalla punk caverna: A noi punk non ci resta che Al Bano (Terra d’Ulivi Edizioni, pag. 140, euro 14). Il tema di fondo dello scrittore piemontese – con sangue meridionale – non cambia, a parte l’ambientazione salentina, ché alla base c’è sempre il male di vivere, l’insoddisfazione di far parte di una terra di sconfitti, popolata da giovani in fuga o che si adattano con due lauree a fare le notti per dieci euro al distributore. Il romanzo è una storia d’amore alla Izzo, tipica del suo stile, una storia di disamore, di uomini lasciati soli da una stronza a caccia di successo e in cerca di un’occasione migliore. Incipit straordinario: “L’amore è una bufala, nemmeno buono per la mozzarella della pizza. L’amore eterno è una bufala cosmica. Si tratta solamente di scegliere, come in pizzeria”. E quel che ne consegue è un’ode al disamore, dissacrante e ironica, sarcastica, vibrante, contro la donna perduta, contro quel tipo di donna che non si dovrebbe mai incontrare. Il personaggio principale è un punk coltissimo (chi ha detto che i punk sono ignoranti? afferma Izzo), persino raffinato, sincero, come ogni vero punk dovrebbe essere, che sogna il perduto amore mentre vive di eccessi alcolici e musicali contemporanei. Stile molto diretto ed essenziale, per niente letterario, nel senso stretto del termine, classico romanzo in prima persona che consente un’immedesimazione totale tra lettore e autore. Io ve lo consiglio, poi fate un po’ voi, per me potete anche andarvi a leggere l’ultimo inutile saggio travestito da romanzo di Antonio Scurati.
una della più "antiche" e-zine italiane – attiva dal 1994