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Solo a Torino – Davide Riccio

3 min read
Gruppo Albatros Il Filo
ISBN: 8856797836 

Non sono un esperto di poesia, e, pur apprezzandola, ne leggo solo saltuariamente. Ho fatto solo qualche eccezione di recente grazie ad autori che conosco – e uno di questi è Davide Riccio, che già apprezzavo per la saggistica e le recensioni/interviste e per la sua interessante e variegata produzione musicale.
Il suo ultimo libro, pubblicato a fine gennaio, si intitola Solo a Torino, ed è un’ampia raccolte di poesie composte tra il 2013 e il 2018. Più di un centinaio di testi di lunghezza variabile, che si muovono tra le poche strofe e il paio di pagine, proponendo emozioni o semplici immagini, oppure presentandosi come una narrazione in versi, ricercata o meno, ma decisamente più complessa e formata. Un volume quindi ricco sotto più di un punto di vista che racconta  Torino e non solo.
Partendo dalla ambiguità del titolo (solo aggettivo o solo avverbio?) si è spinti a cercare di comprendere infatti cosa, tra la città e l’autore, costruisca una struttura poetica, percependo incertezze e conflittualità, e vedendo un (non) percorso in una mappa cittadina che collega presente e passato – anche più che remoto. Solo a Torino sembra infatti a tratti un diario (in cui appunto l’oggi appare e scompare, sfumando nel ieri della giovinezza o dell’infanzia di Davide, o sprofondando, spalancandosi alle pagine della storia, umana e urbanistica), ma è un libro che non ha necessariamente un ordine, e che se si smonta, e si percorre lasciandosi trascinare, riporta le immagini in un turismo metafisico, in cui si passa, da pagina a pagina, da una via a una piazza, o a un posto che non è più, o a uno scorcio su più di una statua o un edificio, magari non necessariamente vicini. 

Tigli a Torino
 
Solstizio di giugno
diecimila tigli in fiore
supplizio dolciastro
che non medica
[…] 

Non sono, come dicevo, un esperto, e quindi faccio fatica a dire se la forma usata è bella o meno, se è adeguata al messaggio che l’autore vuole portarci. Per certo alcune strofe, alcuni passaggi, delle pagine intere sanno di poesia anche per me – per una costruzione girata che sono in grado di ammirare, per un filo di parole che si intreccia fino a mostrare un vestito elegante. In altri casi, il ritmo, il tono, è troppo jazz per me. Le immagini si muovono veloci per rallentare e proporre altro che non riesco a seguire (ma io non conosco la città – di sicuro non abbastanza) e mi perdo con la certezza di non avere colto ciò che avrei potuto. Forse è sempre così con la poesia, o forse no.
Ma anche se non tutto, a mio personalissimo parere, sembra scorrere allo stesso livello in ogni pagina, c’è decisamente energia nei versi – scintille di vita quotidiana e della sua trascendenza – e credo che l’opera abbia meriti che superano il mero omaggio a una città complessa e importante com’è sicuramente Torino. 

Al cugino di Bologna (Primo ottobre 2013)
[…]
Primo ottobre:
al tempo di noi remigini
torna il primo giorno di scuola:
la scuola ultima e primaria
della vita che non altro insegna
il divenire della mancanze
infino al mancare
 
 

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