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Intervista con Andy Fredman

6 min read
A Seahorse Recordings Project:
Andy Fredman – Pieces of Paper
Dist. Audioglobe
 
Andy Fredman è il nome d’arte di Andrea Cavedagna, nato a Bologna nel 1975. Autodidatta della chitarra e del pianoforte, abbandona per qualche tempo questi strumenti (riprendendo però a suonare la chitarra nel corso degli anni), per dedicarsi al canto.
Andy Fredman nasce quando la musica inizia ad essere colonna portante della sua vita: musica che traccia linee e solchi profondi nel cuore, musica che c’è sempre, che circonda e inonda qualsiasi stato d’animo in cui ci si trovi. Inizia a scrivere le prime canzoni quando ancora frequenta la scuola, totalmente rapito dalle sonorità anni ’60 e ’70. I primi passi nella musica avvengono con la cover band del liceo, esibendosi prima alla chitarra e poi alla voce solista, passando poi dai più solidi QRaro, che per anni diventano un punto fermo di alcuni locali bolognesi, fino alle sperimentazioni sonore e vocali de Le Corde Locali, ultimo gruppo con il quale porta in scena anche alcuni brani del suo EP. Questo EP d’esordio nasce dopo anni di lavoro e sperimentazione con l’intento di tradurre in musica e passare, emozioni e stati d’animo, di lasciare interpretare le canzoni secondo il significato che ognuno di noi trova e riconosce nelle singole tracce.
Andy Fredman realizza il desiderio di portare all’attenzione della critica e della scena musicale italiana parole e musiche scritte nel corso di circa vent’anni. Registrato presso i Raw Studios di Bologna dal fonico e amico Angelo Epifani, che con stile, passione e creatività ha curato anche parte degli arrangiamenti, ha visto la collaborazione di musicisti affermati quali Valerio Canè alias Pecori Greg (basso), Simone Cavina (batteria), Enrico Pasini (fiati), Vienna Camerota, Giacomo Serra, Nicolò Ugolini e Michele Foresi (quartetto d’archi), Stefano Banchelli e Nicole Bortolotti (cori), che hanno donato a questo disco d’esordio le sfumature e i colori ricercati.
“Pieces of Paper”, ovvero canzoni rimaste nascoste su pezzi di carta, con sonorità tipicamente indie-pop, trova spazio nel panorama musicale italiano per abbattere il tipico muro da cantautore delle rime cuore-amore, dimostrando che è possibile prendere per mano i grandi riferimenti della musica mondiale e farsi accompagnare in un viaggio alla scoperta del nostro più profondo bisogno di emotività.
 
Produzione artistica: Paolo Messere presso Seahorse recordings studio in Siracusa.
Tracklist: It’s only cry / The awareness / The show / Birth of the white king / Five doors to heaven / The hardest game 
 
Intervista
 
Davide
Ciao Andrea. Cominciamo dal tuo nome d’arte: perché Andy Fredman?
 
Andrea
Beh, Andy perché è la trasposizione inglese del mio nome di battesimo. Inoltre, Andrea, che come sai fuori dall’Italia è un nome femminile, poteva creare per questo qualche incomprensione.
Freddie Mercury poi è il mio idolo, quindi ho pensato che l’acronimo Fredman, che mi identifica come “uomo di Freddie”, potesse stare bene. Un omaggio a questo inarrivabile genio musicale, insomma.
 
Davide
Le tue canzoni si ispirano a sonorità statunitensi e britanniche degli anni ’70, spaziando dal Nashville Sound al Brit Pop beatlesiano (“The Show” mi è sembrata omaggiare Penny Lane). Quali sono i dischi e gli artisti che hai più cari e che hanno più influito sulla tua creatività e sulla tua visione della musica?
 
Andrea
Ho sempre ascoltato tutti i generi musicali, da bambino amavo le 4 stagioni di Vivaldi, ma ovviamente il rock anni 60-70 vince su tutto. Gli artisti che mi hanno contagiato maggiormente sono appunto i Beatles, i Queen e gli Stones. Devo però citare anche artisti contemporanei come John Mayer e Damien Rice. Un album su tutti, Live at Wembley 86 dei Queen, pieno di emozioni continue.
 
Davide
Hai cominciato a scrivere canzoni molto presto. Qual è stata la molla che ti ha fatto scrivere le prime canzoni, cosa cercavi attraverso la tua canzone allora e cosa ancora oggi?
 
Andrea
La prima canzone che ho scritto è stata “It’s only a cry”, ero in seconda liceo. Le mie canzoni nascono dalle emozioni in cui sono “rinchiuso” in un determinato momento. Essendo stato molto introverso, cercavo di fare uscire qualcosa di me mettendolo nelle canzoni. Ancora oggi è così, e quando ho un periodo intenso di introspezione trovo quasi sempre ispirazione. 
 
Davide
Puoi descriverci le sei tracce di “Pieces of Paper” e quali sono e tematiche dei loro testi in inglese?
 
Andrea
Sono fermamente convinto che le interpretazioni che ogni ascoltatore associa ai singoli brani siano quelle giuste, ma “Pieces of Paper” è un EP che tratta principalmente di amore, amore per sé stessi e per gli altri. L’intento, nel mio piccolo, è quello di smuovere le coscienze per chi ancora pensa che conti più il singolo che la collettività. Per esempio, “The Show” racconta proprio questo.
 
Davide
Creare è vivere due volte, disse Albert Camus. Cos’è per te il creare attraverso la musica, la parola, il canto?
 
Andrea
È semplicemente essere sé stessi davanti agli altri, mettersi a nudo, dire “eccomi”. Sono così anche nella vita di tutti i giorni, pane al pane e vino al vino.
 
Davide
Cosa pensi dell’attuale panorama musicale italiano entro cui ricavarti uno spazio? Cosa vi cambieresti? Cosa lasceresti com’è?
 
Andrea
Io cerco di comunicare qualcosa, non seguo la moda musicale del momento, ma faccio solo ciò che piace a me e questo mi rende libero. Purtroppo ho l’impressione che la tendenza delle Case discografiche negli ultimi 10-15 anni sia quella di non investire più su gente capace, ma su chi può farti fare business. O perché sei più bello/a degli altri e ti scrivono le canzoni. Per fortuna, però, ci sono tante piccole e grandi eccezioni e progetti che vanno oltre tutto questo e io ho avuto la mia occasione.
 
Davide
Bologna è una città musicalmente considerevole, che ha dato e continua a dare autori importanti nella storia musicale italiana. Qual è il tuo rapporto con essa da questo punto di vista? Ti stimola, ti turba e limita in qualche modo o cosa?
 
Andrea
Mi rende molto orgoglioso in realtà. Io amo Bologna, e tutto ciò che contribuisce a dare visibilità positiva alla mia città, mi riempie di gioia. E poi per noi bolognesi fare musica è prima di tutto divertimento, passione ma anche introspezione. Prendi “Disperato erotico stomp” di Lucio Dalla, se la ascolti una volta ti fa ridere, alla seconda capisci che è andato in bianco e non gli rimane che masturbarsi e al terzo ascolto capisci che il testo è più profondo e parla comunque di solitudine.
 
Davide
La comunicazione avviene quando, oltre al messaggio, passa anche un supplemento di anima, scrisse il filosofo Henri Bergson. Cos’è per te la comunicazione attraverso le tue canzoni?
 
Andrea
Come ti dicevo prima, le mie canzoni mi aiutano a far conoscere dei pezzi di me a chi ascolta, agli amici, a chi piaccio ma anche a chi non piaccio. Comunicare, con la musica o qualsiasi altro mezzo, è per me il modo migliore per non essere invisibile.
 
Davide
Cosa seguirà?
 
Andrea
Sicuramente completerò il mio EP facendolo diventare un disco a tutti gli effetti. Il materiale c’è e appena finirò le date di presentazione di “Pieces of Paper” mi catapulterò in studio. 
 
Davide
Grazie e à suivre…

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