Artura, un nuovo progetto musicale creato da Matteo Dainese aka Il Cane, in collaborazione con Tommaso Casasola e Cristiano Deison.
Tre le suggestioni: Artura, la mitica gatta de La Cuccia Studio, Drone, il titolo ma anche lo strumento utilizzato per registrare i video che accompagneranno diversi brani del disco, ed infine lo Space Echo, l’effetto, attraverso il quale sono stati processati tutti gli strumenti del primo album. “Drone” è un disco di confine, che si distingue dai molteplici lavori che fondono suoni analogici e digitali ripensando e riprogrammando il digitale con un tocco umano, dando vita ad un viaggio elettronico, caratterizzato da una forte fisicità data dall’utilizzo di strumenti reali e drum machine suonate dal vivo. L’elettronica suonata e i pattern di batteria de Il Cane, creano un rigoroso percorso istintivo emotivo, arricchito dal basso funky di Tommaso Casasola e contaminato dai rumori di Deison. Artura da vita ad un groove dal sapore anni ’70, che non guarda al passato e non si racchiude entro facili definizioni di genere. “Drone” è anche la ricerca di un nuovo punto di vista visivo, la libertà di poter guardare il mondo dall’alto, gli spazi distesi e infiniti in cui domina la natura e l’essere umano appare estraneo, come si assapora nei video girati in diverse parti del mondo, dall’Islanda all’Ungheria.
Matteo Danese aka Il Cane: drums, drum machine, percussion, space echo, voice, bass guitar, guitar, piano.
Davide Artura, ovvero Arte e Natura? Cosa c’è di programmatico in questo nome al vostro progetto musicale?
Artura
Il Cane:
Artura è il nome della mia gatta ormai 15 enne. Chiamare una band con il nome di un animale o una persona alla quale si è molto legati è una grande responsabilità; se poi come nel nostro caso, la band è composta da tre uomini e il nome scelto è femminile, diventa anche più bizzarro e divertente, c’è un effetto sorpresa e suona bene tipo… “andiamo a vedere gli Artura!”
Davide
“Drone”, come immagini del mondo viste dall’alto, come le fotografie di Yann Arthus-Bertrand per riflettere sulla Terra e sull’uomo?
Artura
Mara Masarotti:
Yann Arthus Bertrand coi suoi lavori cerca appunto di far riflettere e si lega quasi sempre a tematiche sociopolitiche; “Drone” vuole essere più una celebrazione di punto di vista che fino a poco tempo fa era inaccessibile ai più piuttosto che un mezzo per raggiungere un fine, segue un percorso istintivo ed emotivo più che riflessivo. Il Cane: Il titolo “Drone” è arrivato in modo spontaneo, come tanti del titoli delle canzoni di questo primo album degli Artura, perchè soprattutto negli ultimi mesi di missaggio del disco è lo strumento che abbiamo usiamo di più, oltre alla batteria, bassi, Farfise, space echo…
Davide
Con la musica strumentale ognuno è libero di immaginare quel che gli pare, ma quali sono state le principali idee e suggestioni che vi hanno guidato nella creazione di questi brani e verso quale obiettivo generale?
Artura
Il Cane:
Il processo di scrittura di questo primo disco degli Artura è arrivato in modo decisamente spontaneo e necessario dopo anni di dischi cantati (Dejligt, Il Cane, Il Mercato Nero etc.) inevitabilmente vincolati dalla struttura canzone e da una chitarra o un organo che accompagnano la voce. La suggestione principale in fase di creazione è stata quella di registare diversi ritmi di batteria, guidato in cuffia da segnali vocali tipo “1, 2, 3, 4 cambia pattern”, facendoli partire in momenti inaspettati del brano. Sulla base di questa struttura ritmica casuale è nato l’arrangiamento del disco, in un secondo momento arricchito dai bassi di Tommaso Casasola e dai campioni di Cristiano Deison.
Davide
Gurken (in tedesco, cocomeri), Mona… Alcuni titoli sembrano ironizzare sull’importanza o meno del titolo da assegnare a un brano, tanto più se strumentale? Oppure celano qualcosa del processo creativo e dei suoni, come in “Artengo” (il noto marchio di racchette, brano in cui ci sono suoni ritmici campionati di racchette e palline da ping pong)?
Artura Il Cane: Dunque i titoli definitivi sono arrivati in un secondo momento. Unica regola: usare più lingue e un unica parola. “Artengo” è proprio il marchio delle palline da ping pong nato dopo aver passato una giornata intera a registrare schiacciate sulle pareti del mio studio,“Estranei” è arrivato con il video clip, dove l’uomo in Islanda ripreso a 200 mentri d’altezza diventa quasi un intruso rispetto alla natura selvaggia. “Fusa” come le fusa della gatta Artura a metà del brano, “Gurken” come i cetrioli che ha portato un nostro amico russo in studio assieme ad una bottiglia di Vodka Beluga, “Rojo” come il colore dei carrarmatini del vincitore di una partita a Risiko, protagonista di uno dei prossimi video degli Artura, “Hostess” come gli angeli che ogni tanto ti coccolano quando sali a bordo di un aereo dopo che hai passato la notte insonne in aereoporto, “Massive” come il suono delle cassa o del timpano, “Zeno” come il nome del trombettista protagonista del brano, “Mona” come il nome dell’amica immaginaria di Camilla di Oslo, nome molto comune in tutta la Scandinvia, “Ostica” perchè è un brano ostico.
Davide Al primo impatto mi avete ricordato i Boards of Canada (Gyroscope ecc.), ma anche diversi lavori della WARP. Quali sono i vostri riferimenti?
Artura Deison: Beh, certamente i primi dischi della Warp e l’elettronica svincolata dal concetto di canzone verso un mondo astratto ci appartengono, in particolare modo mi spingo anche nell’area più grigia quella dei Nurse With Wound e Coil per farti dei nomi ma sostanzialmente mi interessano tutti quelli che cercano di sperimentare in varie direzioni con l’attitudine che pone al centro il suono e l’ascolto!
Davide Per “space-echo” intendete il leggendario Roland con l’eco a nastro? Perché avete preferito quel tipo analogico di eco e riverbero? Fin dove arriva per voi l’analogico, fin dove il digitale e in quale punto si incontrano idealmente?
Artura Il Cane: Si, parliamo decisamente dello stesso oggetto leggendario. In linea di massima tutto quello che si sente in “Drone” sono strumenti reali, niente virtual instrument. Quando sembra di sentire degli organi in realtà sono chitarre processate in dei loop di riverberi mentre drum machine, farfise, bassi, chitarre, sono tutte passate nello space echo per trovare una pasta comune e soprattutto giocare con le diverse ripetizioni.
Deison:
Spesso quando sono alla ricerca di un dato suono capita che il risultato possa venire da uno strumento analogico o digitale, non fa differenza…. mescolare i due ambienti e trovare punti di incontro ma anche errori e sbavature crea risultati inaspettati e stimolanti, come crepe che si insinuano e viaggiano per conto loro. Specialmente dal vivo il mio set up è costruito con un mix tra analogico e digitale e propone dei suoni che non sono “arrangiamenti” ma disturbi che cercano di attivare un diverso ascolto in maniera laterale!
Davide
Nel disco sono presenti anche svariati ospiti… Una loro menzione mi sembra doverosa.
Artura
Il Cane:
A differenza del solito, dove i guests nei miei dischi sono spesso persone che vivono dall’altra parte della terra e invitarli a suonare nei brani a distanza sembra un occasione per sentirsi piu vicini, in questo caso ho preferito coinvolgere la scena udinese portandola nel mio studio “La cuccia” in città. Il risulato è stato divertente e decisamente più pratico. Dede (mio collega negli Zeman) suona le chitarra elettrica e l’ ukulele in “Hostess” e ha il merito di aver accettato la sfida di far suonare le chitarre come degli organi, Lucia Gasti (già The Mechanical Tales) suona il violino In “Ostica” e “Fusa”, Zeno (R.Esistence in dub) suona le trombe in “Zeno”, Alessandro Toso (già mio collega nei So Long Saigon) suona un assolo di chitarra super anni 70 sul finale di “Ostica” mentre Mattia Romano aka L’elfo suona le chitarre super eteree di “Estranei”.
Davide
Le immagini di copertina e del booklet sembrano fatte in Islanda, tra pony islandesi e la tipica brughiera, i bagni nelle sorgenti d’acqua calda, cioè i cosiddetti hot pot e i fiumi caldi… Perché l’Islanda (sempre che io abbia geograficamente azzeccato)?
Artura
Il Cane:
La copertina segue il concept del primo video di “Estranei” girato in Islanda da Mara Masarotti, autrice anche delle foto e del layout del cd. Quando ha incominciato a spedirmi materiale video e fotografico, mi sono immediatamente innamorato dell’immaginario e si è deciso di lavorare anche al primo video a distanza del quale ho seguito successivamente il montaggio.
Davide “La musica non è mai sola”, diceva il compositore Luciano Berio. Essa nasce e si articola in molteplici forme e con diverse funzioni ovunque esiste comunicazione umana. Qual è per voi la funzione della musica e della vostra in particolare?
Artura Il Cane: Di creare tensione, rilassare, confondere, distrarre, riuscire a far convivere stati emotivi contradditori in armonia, cosa che nella realtà non è così ovvia.
Deison: Berio per me è un punto fondamentale sul concepire la musica e ti rispondo citandolo nuovamente: “La musica è tutto quello che si ascolta con l’intenzione di ascoltare musica: la ricerca di un confine che viene continuamente rimosso». Ecco, in due righe in cui riassume anche il mio punto di vista sulla funzione della musica!
Davide Cosa seguirà?
Artura Il Cane: Un disco già in cantiere ricco di novità e un sicuramente dei nuovi video clip!
Davide Riccio, di Torino, educatore, musicista polistrumentista, compositore, scrittore e giornalista. Svolge l’attività di educatore. Ha pubblicato poesie e racconti su svariate antologie e riviste dal 1985 ad oggi.
Suoi libri: Povertissement (Genesi editrice, 2006), Sversi (Libellula Edizioni, 2008), Neumi – Cantus Volat Signa Manent (libro illustrato con cd musicale, Genesi editrice, 2011), Bowie.It – Italian Bowie (e-book Kult Underground, 2019), Solo a Torino (Albatros, 2019), Raccolti (Oedipus, 2019), “Poesie fuoriporta” (Campanotto Editore, 2019), La banca dei reincarnati (romanzo, Genesi editrice, 2021), Poi Sia (Genesi editrice, 2021), “Il Musico – Una storia ritrovata”, biografia di David Rizzio, prefazione di Sergio Soave (Genesi, 2022), “A qualsiasi titolo” (Genesi, 2022), “Italian Bowie – Tutto di David Bowie visto in Italia e dall’Italia” (Arcana, 2023).
Dal 1999 ha collaborato con quotidiani e periodici (Torino Sera, La Val Susa, Oblò). Dal 2004 scrive di musica e cura interviste con gruppi musicali e musicisti italiani e internazionali per la e-zine Kult Underground.
Dal 2013 ad oggi ha realizzato programmi radiofonici tematici come autore e speaker per la webradio torinese Radio Banda Larga, RadioArte e Webradio Network.
Dal 2010 ha curato o preso parte ad alcuni cortometraggi e lungometraggi di fiction e documentari come regista, autore o co-autore, attore o voce narrante. Suona e compone musica, ha pubblicato lavori come ospite, a nome proprio o con l’aka DeaR o in diversi gruppi e progetti. Suoi ultimi lavori sono il doppio cd “New Roaring Twenties/Human Decision Required” (New Model Label, 2021) e “Out of Africa” (Music Force, 2021), “Mon Turin” (Music Force, 2022), “DeaR me!” (2023).
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1 thought on “Intervista con Artura”