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Imparare a gestire i conflitti – Alessandra Neri

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Un gioco di carte per migliorare le relazioni sociali
 
Con una lettura scorrevole, entriamo nell’ottica di un progetto ambizioso, quello descritto da Alessandra Neri: educare i nostri ragazzi alla gestione dei conflitti, delle relazioni sociali e quindi donargli gli strumenti necessari per orientarsi nella società odierna. Viene presentato un gioco, come si legge dalla copertina, che prevede l’uso di carte colorate, disegnate e narrative. Le carte sono un gioco semplice ed efficace, dove i ragazzi possono sperimentarsi in base alle proprie capacità stando alle regole che loro stessi hanno scelto di seguire, partecipando alle attività con le carte.
Il conflitto fa parte della nostra quotidianità e, soprattutto, fa parte di noi stessi, fatto che rende necessario imparare a gestire i contrasti che si presentano per vivere delle relazioni sociali più soddisfacenti che determinano uno stile di vita di gran lunga migliore. È questo l’obiettivo principale che viene proposto nel libro: un’educazione al conflitto e quindi alla società. Il target fondamentale sono le nuove generazioni, ponendo il focus sul loro futuro, sulle loro risorse, sul loro sviluppo: l’Autrice propone, quindi, uno strumento di quaranta carte con cui si possono organizzare dei giochi per favorire l’apprendimento attivo del saper stare nel conflitto. Anzi, “So-stare nel conflitto”; infatti, il libro, abbraccia la visione del litigio come una relazione tra due persone, implicando l’accettazione del fatto che la relazione sia un’occasione per entrambe le parti di esprimere parti di sé. Quindi, quello che si vuole promuovere in questo testo non è risolvere un conflitto, oppure evitarlo o dissolverlo, ma sfruttarlo, viverlo e assumerlo come un’occasione unica per ristrutturare e migliorare le relazioni.
Alessandra Neri, l’autrice del volume, parla di “alfabetizzazione ai conflitti”, riferendosi a voler educare i giovani alla capacità di stare con gli altri, nella società che oggi è decisamente più complessa di qualche generazione fa. La nostra cultura, quella occidentale, è caratterizzata, tra le tante cose, da una tendenza all’evitamento del conflitto perché considerato un evento negativo e distruttivo, qualcosa che non permette l’affermazione di una situazione pacifica. Come risultato, siamo diventati degli adulti incapaci di comportarci nel caso di una lite, di un contrasto, finendo, nel peggiore degli scenari, per esplodere in una rabbia violenta. Non è certo con il voler evitare il conflitto, con il plasmarsi all’interno della società reprimendo le proprie idee, pensieri, bisogni, desideri, che la pace viene ad affermarsi. Questa è la premessa del gioco delle carte dei conflitti.
Oggi, imparare a stare nei conflitti è una realtà e come tale è possibile. Per tutti.
Il volume si apre con una presentazione di quello che è l’approccio sostenuto in questo manuale, ovvero un approccio maieutico all’apprendimento della gestione dei conflitti, e dello strumento “Le carte dei conflitti”, sottolineando che è possibile imparare giocando, attivando i principi dell’apprendimento diretto e consapevole, così come quello indiretto e subliminale, facendo sì che questo strumento risulti efficace.
Successivamente viene descritto il progetto che è ha l’obiettivo di passare da una visione agonistica del conflitto, dove una parte vince e l’altra perde, ad una visione dello stesso come evento ecologico, gestibile, negoziabile: si tratta dell’obiettivo primario per l’educazione alla pace che in futuro dovrà diventare una necessità per il bene della specie. Il progetto che si concretizza in quaranta carte dai colori sgargianti, è rivolto ai pre-adolescenti, adolescenti e adulti, dove il ragazzo sta attraversando una fase del ciclo di vita che segna un passaggio dall’infanzia all’età adulta, dove vive delle trasformazioni importanti, un periodo pieno di situazioni conflittuali. L’adulto, in una relazione educativa, ha il compito di aiutare i ragazzi ad affrontare il conflitto come importante occasione per apprendere, evolvere, crescere, vivendo il litigio come situazione non di minaccia o di perdita. Quale modo migliore se non giocare e cooperare?
Il secondo capitolo spiega lo strumento delle carte nel dettaglio, dall’organizzazione grafica, al modo in cui sono state concepite, alle categorie in cui sono state suddivise, ovvero quattro, e contraddistinte dai colori rosso, azzurro, verde e viola. L’aspetto interessante è che ogni carta presenta dei brani letterari tratti da romanzi della letteratura italiana e straniera, cosa che favorisce nei partecipanti ai giochi, l’apertura di diversi canali di interesse, o comunque permette di ricreare situazioni ludiche sempre diverse e coinvolgenti sia i ragazzi che gli educatori. Inoltre, ogni carta presenta delle brevi spiegazioni per chiarirne il significato. Dunque, lo strumento è curato in ogni dettaglio per far sì che possa essere impiegato nel migliore dei modi. Il capitolo prosegue con la spiegazione di ogni singola carta, del perché è stata scelta una determinata immagine, viene descritto il modo in cui va usata ed espressi consigli utili all’adulto che svolge il compito di educatore e conduttore dei giochi.
Il terzo capitolo del libro è interamente dedicato alle diverse attività con le carte dei conflitti: vengono date le indicazioni metodologiche per l’organizzazione e la conduzione dei giochi, quindi  vengono indicati: destinatari; osservatori; organizzazione dell’attività; tecniche di conduzione; alternanza delle attività, ovvero il far seguire ogni gioco da un momento di riflessione e verbalizzazione; formazione dei gruppi; flessibilità, riferita alla possibilità di adattare l’obiettivo del gioco ai destinatari; feedback inteso come momenti di verifica; cooperazione e competitività, caratteristica che si riferisce allo stampo cooperativo dei giochi proposti e alla possibilità che alcuni di questi prevedono dei vincitori e quindi essere trasformati in attività competitive; atteggiamento del conduttore; quantità di lavoro con le carte; l’inizio delle attività; materiale di base per le attività; setting; la fine delle attività; precauzione d’uso.
I diversi giochi sono suddivisi per obiettivi:
– dalla 1 alla 24 sono attività di “percezione del conflitto”, dove gli obiettivi consistono nel capire le differenze tra conflitto e violenza, scoprire e riflettere sui comportamenti personali all’interno dei conflitti, ragionare sulle differenze di valori, percezioni e idee;
– dalla 25 alla 33 si tratta di giochi sotto il nome di “Storie di conflitto: familiarizzare con le proprie ed altrui storie di conflitto”, e gli obiettivi da raggiungere sono quello di stimolare il racconto autobiografico, usare la creatività per inventare delle storie, stimolar processi di identificazione;
– dalla 34 alla 45 troviamo attività su “Le emozioni nel conflitto”, per percepire ed esprimere l’emozione della rabbia, riconoscere le emozioni espresse dagli altri analizzare le differenze tra emozioni e comportamenti;
– infine, dalla 46 alla 63 le attività proposte, riguardano le “Competenze nella gestione del conflitto”, per allenarsi e trovare un accordo condiviso, comunicare in modo assertivo, sapendo dire di no in modo autorevole, capire e sperimentare la figura del mediatore, imparare a fare critiche costruttive, imparare dai conflitti.
Il capitolo è seguito dall’appendice 1, dove vengono esposte delle esperienze di laboratorio, ovvero due progetti che affrontano il tema dei conflitti, che ho trovato utili come spunti per la progettazione di altri percorsi educativi in tema di conflitto. L’appendice 2 consiste in una raccolta bibliografica, una selezione di testi rivolti ai ragazzi, e possono essere uno strumento educativo e di integrazione delle carte dei conflitti perché entrambi stimolano la narrazione di sé e la rielaborazione di situazioni conflittuali.
In fondo al manuale, si trovano le carte da ritagliare ed usare durante i giochi.

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