KULT Underground

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Macerie prime – Zerocalcare

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Bao Publishing – Euro 17 – Pag. 190
 
Ho già parlato del fenomeno Zerocalcare, che va ben oltre il mondo del fumetto, nato dal frequentatissimo blog zerocalcare.it, passato su carta con una serie di libri che hanno decretato la fortuna di Bao Publishing e il successo dell’autore. Sto parlando de La profezia dell’armadillo (uscito anche in un’inedita artist-edition), Un polpo alla gola, Ogni maledetto lunedì, Dodici, Dimentica il mio nome, L’elenco telefonico degli accolli, Kobane Calling e adesso questo Macerie prime, che promette una seconda parte in uscita a maggio 2018. Zerocalcare è nato ad Arezzo nel 1983 e ha pubblicato tutti questi libri dal 2012 a oggi, trovando il tempo di essere candidato al Premio Strega con Dimentica il mio nome, per fortuna senza vincerlo. Ho già ammorbato abbastanza i miei venticinque lettori con tutti i dubbi che mi assalgono quando vedo un fumetto candidato al Premio Strega, ragion per cui vi risparmierò il pippone sulla diversità dei linguaggi tra arte grafica e letteratura. Resta il fatto che Zerocalcare non è Gipi (altro fumettista stregato), perché la sua opera è complessa e articolata, racconta una vita, un mondo giovanile visto dall’interno, narra l’adolescenza e la difficoltà di crescere, parla di amicizia, amore, borgate, droga, politica, difesa dei diritti umani, bullismo, oppressi che si ribellano e un sacco di altre cose, tutto con grande leggerezza. Leggete Zerocalcare e vi sembrerà di assistere a un film di Nanni Moretti, versione giovanile, magari il Moretti di Ecce Bombo e Io sono un autarchico. Zerocalcare compone arte letteraria e grafica raccontandoci gli affari suoi, ma lo fa talmente bene che diventano pure nostri, anzi di tutte le persone che ci circondano. L’intera vita di Zerocalcare si trasforma in opera d’arte, i suoi dubbi sono i nostri dubbi, la sua incapacità di comprendere gli altri e di essere sempre come ti vorrebbero, è la nostra stessa incapacità. Straordinaria ed esemplificativa la parabola del vecchio e del bambino che compiono un viaggio insieme al mulo: qualunque cosa faccia il padrone del mulo, ci sarà sempre chi avrà qualcosa da dire, sia che resti a piedi il bambino, il vecchio, oppure entrambi. Affrontare la vita secondo le proprie idee, non curandosi del giudizio degli altri, è la sola possibile soluzione. Zerocalcare compie forse un passo indietro, dopo lo straordinario Kobane calling, libro inarrivabile per la grandezza della storia e per la profondità dell’esperienza, ma torna con diligenza ai suoi personaggi, al suo piccolo mondo di Rebibbia, dove qualcuno si sposa, altri attendono un figlio e lui cerca di svicolare da impegni che non vorrebbe prendere, ma ogni tanto resta coinvolto in serate che gli procurano soltanto guai. Zerocalcare racconta la vita, il quotidiano, estrapola la materia letteraria dalle cose che gli accadono, giorno dopo giorno, drammatizzandole con umorismo e ironia. Le sue storie ricordano i migliori momenti della commedia all’italiana, ci fanno capire come siamo diventati, ci spingono a ridere dei nostri stessi difetti. Non credo di bestemmiare se affermo che Zerocalcare è letteratura italiana contemporanea. E della migliore.
 

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