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Intervista con Luca Roseto

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“Irpinia” è il titolo dell’album di esordio di Luca Roseto, sassofonista originario di Cesinali, un borgo della provincia di Avellino. Luca Roseto decide di raccontarsi partendo dai luoghi della sua terra natia, l’Irpinia. Lo fa avvelendosi della collaborazione di un altro musicista irpino, Carmine Ioanna, alla fisarmonica. Da qui nasce il duo che esegue musiche dello stesso Roseto più una cover, omaggio a Pino Daniele. Un viaggio lungo 10 tracce ognuna con una storia, un significato: da “Isio”, scritta per un amico scomparso (Isio Saba), grando appassionato di jazz, a “Irpinia” che dà il titolo al disco, in cui si possono riconoscere i suoni della tradizione mescolati al fraseggio jazzistico, così come “White Stripe”, di matrice funk ma con tratti di ruspante swing da strada, oppure “Migranti” che racconta, attraverso la voce narrante di Claudia D’Amico e alle note della tarantella di Montemarano ovviamente riarrangiata, il dramma dei milioni di emigranti italiani che partirono per le americhe ai primi del ‘900. Un lavoro eterogeneo, che ha come filo conduttore il linguaggio denso e swing di Luca Roseto e la pregnanza di carmine Ioanna.
 
Intervista
 
 
Davide
Ciao Luca. Perché dunque hai deciso di raccontarti in musica partendo dai luoghi della tua Irpinia?
 
Luca
Ciao Davide. Sono nato e cresciuto in Irpinia, a Cesinali. Il posto in cui vivi contribuisce tantissimo a formarti, come persona e come musicista. Questa terra mi ha dato tanto, posti meravigliosi, paesaggi incantevoli, persone speciali. Il brano Irpinia è nato mentre ero in giro in moto ed è un omaggio a questi luoghi che da sempre mi fanno vivere emozioni, a volte contrastanti, ma vere, sempre.
 
Davide
Cos’hai fatto prima di questo esordio e qual è la tua formazione musicale?
 
Luca
Ho sempre suonato da quando, ad undici anni, mi sono iscritto al Conservatorio D. Cimarosa di Avellino. La prima esperienza è stata suonare con una piccola banda che girava tutti i paesi dell’hinterland avellinese. Poi ho iniziato a far parte di gruppi blues, rock, a suonare nei locali, nelle piazze, a “fare esperienza”. Con il tempo mi sono avvicinato sempre di più al Jazz e alla musica improvvisata, continuando gli studi al Conservatorio di Salerno e contemporaneamente prendendo lezioni private.  Le varie esperienze in orchestre Jazz come quella dell’Università di Salerno  sono state un’ottima palestra per “imparare a stare dietro al leggio”, conoscere brani nuovi e visitare altri Paesi. Ho appreso moltissimo dalle varie collaborazioni con musicisti campani (Giovanni Amato, Alfonso e Dario Deidda, Aldo Vigorito…..) e porto sempre con me i loro insegnamenti e consigli. Ho frequentato diverse masterclass e seminari, tra cui Umbria Jazz Clinics ma a parte gli aspetti didattici della musica, ho capito che la cosa che ti fa crescere davvero sono i rapporti con gli altri, il confronto, la condivisione, il rispetto, elementi fondamentali per fare buona musica.  
 
Davide
Com’è nato l’incontro con Carmine Ioanna e in che modo avete lavorato su questa combinazione  non così solita tra fisarmonica e sassofono?
 
Luca
Ci conosciamo da circa tredici anni, abbiamo suonato spesso insieme in formazioni jazz, però Carmine suonava il piano non la fisarmonica. Quando gli feci ascoltare i brani che avrei voluto incidere in quartetto, mi propose di registrarli in duo, con la fisarmonica. Inizialmente ero un po’ scettico devo essere onesto, ma appena iniziammo a suonarli capii subito che quella era la strada giusta. Durante i concerti ci capita spesso di suonare anche  cose non stabilite, non programmate, dettate solo dalle sensazioni che proviamo in quel momento. È come se ci estraniassimo da quel contesto per farci quattro chiacchiere in intimità J.
 
Davide
I miei nonni emigrarono dall’Irpinia verso la “Merica” a Philadelphia e conosco molto bene l’Irpinia. Vi sono tornato anche quest’anno. Crescono nei vari paesi le memorie e il numero di monumenti qui dedicati all’emigrante, come a Calitri o al santuario del SS. Salvatore di Montella. Dopo quella prima ondata verso le Americhe ci furono quelle successive verso il Nord Europa e verso il triangolo industriale. E molti se ne vanno ancora oggi e numerosi sono i paesi spopolati o abitati prevalentemente da anziani, come si vede nel bellissimo film documentario di Andrea d’Ambrosio con Franco Arminio “Di mestiere faccio il paesologo”. Qual è il tuo “bilancio” con l’Irpinia tra ciò che ti fa/farebbe restare o tornare e ciò che ti fa/farebbe invece allontanare?
 
Luca
Quando ero ragazzino, spesso con la banda si suonava nei paesi dell’alta Irpinia nel periodo estivo. Ed ogni anno notavo che c’erano sempre meno ragazzi del posto e sempre più anziani. Poi c’erano quelli che erano andati altrove a cercare  fortuna, Svizzera, Germania, Inghilterra,  e tornavano per le vacanze “al paese”.  Li riconoscevi subito: automobile nuova e di grossa cilindrata, abbigliamento vistoso per i ragazzi e vestitini succinti per le ragazze. Era un modo per dimostrare che all’estero si guadagnava bene, che si faceva la bella vita! Poi magari non era vero.
Sicuramente la situazione di allora non era facile, e capisco chi decideva di partire per un altro Paese per fare una vita di sacrifici, altro che bella vita! per dare un futuro migliore ai propri figli, ma penso che i tempi stiano cambiando. In meglio. Stanno emergendo, grazie alla tecnologia e alla comunicazione, delle realtà locali notevoli. Giovani imprenditori e artisti che con le loro capacità e grazie ad Internet riescono a far conoscere i loro prodotti e le loro idee in tutto il mondo, riuscendo anche a ritagliarsi una fetta importante di mercato.
Quindi rispondo alla domanda: non ho idea di cosa possa farmi allontanare dalla mia terra anche perché tutti i miei affetti sono qui. Grazie alla musica posso viaggiare, vedere posti nuovi, conoscere persone, incontrare nuovi amici e portare tutte le cose belle che ho trovato con me, in Irpinia!  
 
Davide
Perché il disco è stato registrato proprio in Francia a Grenoble?
 
Luca
Lo studio in cui abbiamo registrato è di proprietà di Eric Capone, musicista originario di Montella-AV il quale torna ogni anno in Italia per suonare e per salutare i parenti irpini.
Ci siamo conosciuti tramite Carmine e abbiamo deciso di passare qualche giorno a casa sua a Grenoble per registrare. Abbiamo passato cinque giorni piacevolissimi, sembrava fossimo in vacanza! Sono molto contento del lavoro svolto durante e dopo le riprese audio/video.
Tra le altre cose, ho scoperto che tanti abitanti della città sono di origine italiana e si sono integrati benissimo nel corso degli anni.
 
Davide
Sono presenti alcuni ospiti; ce li puoi presentare?
 
Luca
Eric Capone è un musicista polistrumentista con tante idee originali oltre ad essere un ottimo fonico, ha suonato le percussioni e le tastiere su “I Need A Rock” dando un impronta davvero particolare al brano.
Claudia D’amico è una brillante attrice che ha scritto il testo e prestato la sua voce per la traccia “Migranti” evidenziando, con forte carica emotiva, lo stato d’animo di chi lasciava la propria terra con la speranza di un domani migliore.
 
Davide
Componi al sax? Qual è il tuo approccio compositivo attraverso uno strumento monodico e l’armonizzazione?
 
Luca
Le mie composizioni nascono dalle emozioni che provo, cerco di tradurle in musica attraverso una melodia e poi la sviluppo sul sax. Una volta scritta la linea melodica mi siedo al piano e penso come armonizzarla. Il mio intento è quello di trasmettere a chi ascolta le stesse sensazioni che provo quando suono.
 
Davide
Chi consideri tra i tuoi più importanti maestri? C’è qualcosa di qualcuno in particolare che hai cercato di riprendere e sviluppare?
 
Luca
Suonando il sax non potrei non citare chi ha dato tanto a questo strumento, artisti come Charlie Parker, Cannonball Adderley, John Coltrane, Michael Brecker hanno contribuito all’evoluzione del sax e del Jazz in generale. Studiando il modo di suonare dei grandi si imparano moltissime cose. Amo tanto anche la musica classica. Personalmente cerco di prendere spunto da tutti i generi, c’è tanta bella musica da ascoltare!
 
Davide
C’è una traccia dedicata allo scrittore e promoter Isio Saba, mancato qualche anno fa. Lo hai conosciuto personalmente? Cosa volevi esprimere in particolare o ricordare e farci ricordare di lui attraverso il tuo brano?
 
Luca
Isio era una persona fantastica, sempre pronto a viaggiare in qualsiasi parte del mondo per assistere gli artisti che promuoveva. Ha praticamente vissuto l’epoca più importante del Jazz facendo la spola tra Roma e New York. Non dimenticherò mai quando mi raccontò di essere stato, insieme a Jack DeJohnette negli anni ’70, a casa di Miles Davis! Mi diceva: Mi trovavo a vivere con loro la storia del Jazz ma non lo sapevo…era tutto normale! Ho ancora la pelle d’oca!
Quando ho saputo della sua morte improvvisa ci sono rimasto malissimo, ci eravamo visti un paio di mesi prima e mi aveva fatto leggere in anteprima due libri che avrebbe di lì a poco pubblicato, su tutti i musicisti e gli artisti che aveva conosciuto e frequentato.
Qualche mese dopo, durante una notte insonne, mi alzai, mi misi seduto al piano e pensando alle belle giornate passate insieme, scrissi questo brano per lui.  
 
Davide
Perché una cover di Pino Daniele?
 
Luca
Pino Daniele con la sua musica ha accompagnato per anni la mia gioventù, allora lo ascoltavo tutti i giorni e ancora oggi conosco a memoria  molte sue canzoni. Mi riconoscevo nei suo testi e la musica era davvero “avanti” rispetto a quegli anni in Italia.
Ho voluto omaggiarlo suonando il mio brano preferito: Che Ore So
 
Davide
Cosa seguirà?
 
Luca
Eh, bella domanda. Non so cosa seguirà, ho un po’ di “strane idee” per la testa ma per ora non ci penso. Per il momento cercherò di far conoscere a quante più persone la mia musica sperando che arrivi al loro cuore e poi…..si vedrà!
 
Davide
Grazie e à suivre…
 

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