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La Marie del porto – Georges Simenon

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Traduzione di Gabriella Luzzani
Edizioni Adelphi
Narrativa
Collana Biblioteca Adelphi
Pagg. 141
ISBN 9788845909269
Prezzo Euro 16,00 

Una donna determinata 

Per questo romanzo, che presenta una caratteristica particolare, oltre al fatto che non è né un giallo né un noir, Simenon ha voluto andare sul sicuro e se la novità è il ritratto di una donna, abile stratega e in possesso anche di notevoli capacità tattiche, il resto è tipico della sua produzione, reso come pressoché sempre nel migliore dei modi. L’ambiente è  quello della provincia francese, un paesino di pescatori, dove si vive secondo le maree, con personaggi che sembrano scolpiti nel legno, ma che rivelano insospettabili caratteristiche e per scoprire quali la mano del chirurgo Simenon é ferma, incide sicura e rivolta la carne, scopre il lato più oscuro di ognuno. L’atmosfera grigia, plumbea è già presente nelle prime pagine con il funerale del povero Jules, morto lasciando soli i figli, giacché la moglie era deceduta alcuni anni prima. C’è tutto il paese al funerale, una coralità di altri tempi se raffrontata a oggi, ma che è in grado di dare l’idea della stima di cui godeva il morto, la cui famiglia, composta per lo più da figli piccoli, ormai viene smembrata fra i parenti, fatta eccezione per Odile, la più grande, che si mormora faccia la vita a Cherbourg, e la giovane Marie, che nonostante l’età è un tipo molto determinato; al riguardo, si è prefissa lo scopo non solo di trovare un uomo di suo gradimento, e il compagno di Odile lo è,  ma anche che abbia la possibilità di uscire in mare a pesca con un’imbarcazione sua e che voglia vivere nel paesino, aspirazioni queste ultime che l’uomo in questione non ha.
Simenon, procedendo con cautela, ma anche con sicurezza, ci accompagna a vedere l’abile tattica che Marie adotta, una tattica che rivela una notevole intelligenza, perché non è facile irretire un uomo quando non si è una bellezza, anche se lei non è brutta; non è facile soprattutto portarlo quasi all’esasperazione per fargli fare quello che vuole lei, e senza dimostrare disponibilità a concedersi, anzi tenendo le giuste distanze in un raro equilibrio che  poco a poco darà i suoi frutti. Stupisce in Simenon l’abilità nel descrivere la psicologia femminile nella seduzione, nel far sorgere il desiderio che diventa un’ossessione e che per concretizzare dapprima rende disponibili a tutto e poi trasforma, quasi che l’uomo in mano a Marie fosse un abbozzo di terra creta che le mani abili della donna vanno plasmando.  
E così alla suspense tipica dei gialli e dei noir si sostituisce il desiderio del lettore di vedere se la strategia si dimostrerà valida e di osservare e capire l’importanza della tattica, che si svolge pagina dopo pagina in un crescendo di tensione.
La Marie del porto è certamente meritevole di lettura ed è una ulteriore conferma delle eccelse qualità del suon autore.
 
Georges Simenon, nato a Liegi nel 1903, morto a Losanna nel 1989, ha lasciato centonovantatre romanzi pubblicati sotto il suo nome e un numero imprecisato di romanzi e racconti pubblicati sotto pseudonimi, oltre a volumi di «dettature» e memorie. Il commissario Maigret è protagonista di 75 romanzi e 28 racconti, tutti pubblicati fra il 1931 e il 1972. Celebre in tutto il mondo, innanzitutto per le storie di Maigret, Simenon è anche, paradossalmente, un caso di «scrittore per scrittori». Da Henry Miller a Jean Pauhlan, da Faulkner a Cocteau, molti e disparati sono infatti gli autori che hanno riconosciuto in lui un maestro. Tra questi, André Gide: «Considero Simenon un grande romanziere, forse il più grande e il più autentico che la letteratura francese abbia oggi»; Walter Benjamin: «… leggo ogni nuovo romanzo di Simenon»; Louis-Ferdinand Céline: «Ci sono scrittori che ammiro moltissimo: il Simenon dei Pitard, per esempio, bisognerebbe parlarne tutti i giorni».

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