Hyper-Urania
Alessio Secondini Morelli (Anno Mundi, Freddy & The Kruegers) presenta il suon nuovo progetto musicale (per ora uno studio-project): HYPER-URANIA. La dimensione musicale di HYPER-URANIA affonda le sue radici culturali-musicali nel glorioso heavy metal classico degli anni ’80 del ventesimo secolo, tra contaminazioni americane (Savatage, Queensrÿche, Crimson Glory) ed echi british (Iron Maiden, Judas Priest, Saxon), cercando di attualizzare la proposta per una fruibilità immediata delle generazioni odierne, facendo luce sul fatto che il glorioso heavy metal è un genere musicale tutt’altro che sorpassato. Il mini-cd in questione è stato realizzato negli studi Bottega del Suono di Fabio Lanciotti in Roma, in collaborazione con alcuni grandi nomi del sottobosco hard & heavyromano: Freddy Rising (Acting Out, Martiria, Bible Black), Federica Garenna (Sailing To Nowhere, She Devil) e Francesco Lattes (New Disorder, The Falls) alla voce, Daniele Zangara alla batteria, Emiliano Laglia (Aibhill Striga, Invaders, Blackened, Youthanasia) al basso. Presente anche una cover di un fantascientifico brano dei Blue Öyster Cult (“Veteran of the Psychic Wars”).
Le composizioni di Alessio partono da un’idea molto semplice: valorizzare quanto di buono era presente nella visceralità, nella melodia, nell’epicità, nell’energia e nella classe di un genere musicale, l’hard & heavy, che ha fatto la storia e che attualmente sta tornando in auge, seguito anche da nuove generazioni heavy, che ha fatto la storia e che attualmente sta tornando in auge, seguito anche da nuove generazioni di Defenders. la forza dell’heavy metal non è mai tramontata, e gli Hyper-Urania sono qui per restare.
Ufficio Stampa
Intervista
Davide
Ciao Alessio. Come hai affrontato e affronti il progetto di riattualizzare il “glorioso heavy metal”? Che significato dài tu personalmente al termine “attualizzare” o “riattualizzare” e attraverso quali coordinate “ricapitalizzi” il patrimonio del passato?
Alessio
Forse, il termine “attualizzare/riattualizzare” non è proprio corretto. Parliamo di un genere musicale nato negli anni ’70 che bene o male ha avuto e continua ad avere vita propria, dovunque si sia diffuso. Questo nonostante una cifra di volte sia stato dato per morto dall’industria musicale mainstream. Come ha fatto a perpetuarsi? Non lo so neppure io. Probabilmente si sente sempre il bisogno di alcune minime coordinate musicali che lo contraddistinguono. Le coordinate che sono solito usare sono semplici, e complesse allo stesso tempo. Si tratta di comporre dei brani che siano… belli davvero. È difficile da spiegare con le parole. Siccome mi sono imposto di comporre solo se realmente ispirato, al momento di incidere un brano so che oltre non posso andare. L’ho rodato a sufficienza, anche oltre, fino allo sfinimento. Subito dopo posso passare ad un altro. Sono fermamente convinto che creare delle belle canzoni sia ciò che impedisce a un genere musicale di scomparire. Ti faccio un esempio: i Grim Reaper sono una band conosciuta solo nell’ambiente “true metal”, ma “See You In Hell”… quante bands l’hanno coverizzata?
Davide
L’heavy metal è da sempre sovente associato, oltre che al pulp e al fantasy, alla fantascienza, binomio che al suo apogeo ha avuto anche un film come “Heavy Metal” di Gerald Potterton del 1981. “Hyper-Urania” stesso è un nome al progetto che rimanda sicuramente a qualcosa di fantascientifico. Cos’è per te la fantascienza e cosa il suo rapporto appunto tra metal e il mondo sci-fi?
Alessio
Stai parlando di un film che è stato basilare per la mia crescita 😀 il termine Heavy Metal è in effetti stato parecchio utilizzato nella fantascienza, basti pensare a William Burroughs e alla sua Macchina Morbida…. Senza inoltrarci in eccessive spiegazioni, si può ritenere la fantascienza qualcosa di relativo alla nostra era industriale, almeno quanto il cosiddetto Heavy Metal come genere musicale. Dopotutto, la Sci-Fi si basa su congetture che partono dal potenziale sviluppo, in senso fantastico o realistico, della tecnologia che da 2-3 secoli caratterizza l’esistenza dell’essere umano, congetture comprensive di implicazioni utopiche e distopiche di ogni sorta. Mentre il termine Heavy Metal fu impiegato, in una delle sue prime accezioni, proprio per descrivere lo sferragliamento dei macchinari delle fabbriche. Il parallelo è qui: se non ci fosse la tecnologia, la letteratura Sci-Fi (anzi “di anticipazione” come veniva chiamata all’epoca di Jules Verne) non avrebbe ragion d’essere, così come l’Heavy Metal è un pieno sintomo dell’era industriale. Non scordiamoci che il sound dei Black Sabbath nasce da un incidente in fabbrica che portò via due falangi ad un chitarrista… il cui stile chitarristico fino a quel momento era abbastanza canonico. Da quella menomazione, Tony Iommi inventò un nuovo stile, e divenne quello che è oggi. Una specie di “divinità” per molti.
Due parole sul nome del progetto: mi sarebbe piaciuto chiamarlo Urania (il nome della storica collana Sci-Fi della Mondadori) proprio per la fascinazione che la fantascienza ha in me da sempre, ma come puoi immaginare… quanto un nome del genere può risultare inflazionato? Mi venne allora in mente quasi per caso il prefisso “Hyper” e mi accorsi che suonava comunque bene. Solo in seguito, sono andato a controllare la definizione di “Iperuranio” (secondo la filosofia Greca, il termine definisce il mondo delle idee “immutabili e perfette”) e ho pensato fosse perfetto anche come definizione. Come ti ho detto, non compongo se non sono ispirato, e il fatto di tirar fuori un riff particolarmente bello, componendoci attorno una canzone, mi da un po’ l’idea di collegarmi mentalmente con quella parte dell’universo dove queste idee risiedono.
Davide
Da “Lord of the Flies” che riporta al libro di William Golding a una strumentale fuga in MI minore del Canto delle Valchirie ecc. Quali temi e pensieri hai messo in musica in queste sei tracce e cosa li accomuna?
Alessio
Amo il romanzo di Golding, benché ho deciso di non farne una semplice riduzione a canzone, come hanno fatto gli Iron Maiden (ma di certo non li critico per questo). A volte mi piace scrivere di episodi a cui ho personalmente esperito, aggiungendo però analogie e riferimenti letterari. Così ho fatto in questo caso. Anziché descrivere il mondo selvaggio del “Signore Delle Mosche” mi sono soffermato su cosa rappresenta il soggetto del titolo. Il testo parla appunto del fatto che se qualcuno tira eccessivamente la corda mettendo alla prova i nervi di chi gli sta attorno, potrebbe finire scottato… dalla dimensione istintiva e selvaggia latente in ogni essere umano. Perché no? Dopotutto, una delle cose buone della letteratura, e dell’arte in generale, equivale a trovare analogie con il mondo che ci circonda. In questo modo l’arte (e la letteratura soprattutto) diventa immortale.
Riguardo il ridondante titolo dello strumentale “Del Canto Delle Valchirie”, un po’ rispecchia l’influenza della musica classica che molti “metallari” hanno subito… un po’ è dovuta al fatto che, come Lord Of The Flies, a volte le mie canzoni nascono con un titolo, perché il riff è costruito in modo che si sa già di cosa parlerà il testo. È la stessa ragione per cui compongo solo se ispirato.
Davide
Hai scelto una cover di Blue Öyster Cult, band tutto sommato abbastanza dimenticata nel nostro paese e raramente o per niente citata tra i riferimenti alle radici. Una band che in realtà è andata oltre il metal per eclettismo e contaminazioni, cose forse non perdonate negli anni ’70 e oltre dai puristi del metal. Perché hai scelto dunque di fare un brano di questa “gloriosa” band di New York?
Alessio
Personalmente non ho mai creduto che i BÖC debbano essere messi “alla gogna” per ciò che musicalmente hanno fatto. Li ritengo invece esemplari del potenziale narrativo della musica rock (e quindi anche del metal). Anche tra i cosiddetti “metallari” penso che vi possano essere parecchi fans dei BÖC, per questa loro propensione al magico, alla “Secret History”, alla Sci-Fi… Li troviamo proprio per questo, assieme ad altri artisti rock e metal, nella colonna sonora del film-cartone animato di cui parlavamo prima. Ho scelto di coverizzare “Veteran…” per varie ragioni: una di queste è proprio quell’atmosfera Sci-Fi di cui parlavamo prima. Sintetizzata in un formato canzone con una perfezione che ha pochi altri uguali. E assieme a Fabio Lanciotti al suo studio La Bottega del Suono abbiamo anche giocato parecchio con molti effetti per ricreare quella particolare atmosfera a modo nostro. Non ci dispiace di certo il risultato, anche considerate le prestazioni superlative dei tre cantanti (!!!)
Davide
Com’è nata e come si è svolta la collaborazione con i musicisti che ti hanno accompagnato in questo studio-project?
Alessio
Sono musicisti che ho conosciuto durante le “scorribande” nei locali di Roma, li conosco di solito quando vengono a vederci suonare mentre faccio i duo acustici assieme a Freddy Rising. Molti hanno le loro bands, alcuni sono del circuito locale delle cover bands. Anche qui mi sono detto: sono tutti molto bravi, chissà se hanno voglia di cimentarsi con materiale originale. Beh il risultato lo puoi ascoltare. E andato tutto bene, perché ho anche lasciato che personalizzassero liberamente le loro parti esecutive. Tutti siamo soddisfatti. La scena rock/metal romana, se vogliamo, c’è sempre. Molti gruppi, come i New Disorder dove canta Francesco Lattes, o i Funeral Mantra, gli Helligators, riescono ad andare avanti, facendo concerti all’estero, ma sono sempre pochi. Di solito tutti i musicisti che ho conosciuto (e con cui ho voluto avere il piacere di collaborare con cose come questo mio primo mini-CD) sono persone preparate ed amanti della musica, ma che per varie ragioni rimangono confinate nell’underground, del circuito delle cover bands… Emiliano Laglia, che suona/ha suonato il basso con cover bands di Metallica, Irons, Megadeth, Black Sabbath, aveva il suo studiolo a casa, ha inciso le parti di basso a casa sua! Pensa un po’ a che punto siamo con l’organizzazione personale. Avere a disposizione Freddy Rising (Martiria, Acting Out) per tre brani per me è una gran cosa, così come avere “Arkam” cantata da Federica Garenna (Def Rockpard/She Devil)… visto che l’ho conosciuta a una serata commemorativa di R.J.Dio dove cantava Neon Knights a momenti meglio dell’originale. Il minimo comun denominatore di tutti questi musicisti è: la passione per la musica. E siccome è una cosa che sta a cuore anche me, non è stato difficile collaborare assieme.
Davide
In copertina posi con una Ibanez. Quali chitarre usi e prediligi? Cosa ti fa preferire una chitarra a un’altra?
Alessio
Io sono mancino. Per me la scelta è sempre più limitata rispetto a un destrorso. Anche se… non come 20 anni fa. Attualmente il mio equipaggiamento comprende una Ibanez archtop per situazioni più rock, una Epiphone G400 dal suono meraviglioso per situazioni più sabbathiane, una Flying V non originale con pickup Seymour Duncan per il metal anni ’80, e infine questa Ibanez nera, parecchio versatile ed utilizzabile come jolly un po’ in tutte le situazioni precedentemente descritte ed anche di più, che è meravigliosa. Credo comunque che oggi come oggi la Ibanez venga incontro ai musicisti mancini come nessun’altra marca abbia fatto. È la marca più ergonomica in assoluto 😀
Davide
Joan Jett delle Runaways una volta disse che la sua chitarra non era un oggetto, ma un’estensione di se stessa. Cos’è per te?
Alessio
Se lo dice lei… io non arrivo a tanto. Il mio unico intento almeno per ora è: scrivere canzoni ed eseguirne bene le parti di chitarra, mentre una band attorno a me fa il resto.
Davide
Cosa seguirà?
Cosa seguirà?
Alessio
Devo innanzitutto definire bene attorno a me la situazione di band. I musicisti ci sono, ma come è prassi qui a Roma, gli impegni musicali sono molti, anche per un solo musicista. Io stesso sono impegnato con gli Anno Mundi e con i Freddy & The Kruegers. Penso che quando sarà definita una band fissa si potrà anche pensare a dei concerti. Del resto la composizione continua, e si spera che nell’anno in corso o quello venturo si possa pensare ad un album intero.
Davide
Grazie e à suivre…
Alessio
Grazie a voi!
1 thought on “Intervista con Alessio Secondini Morelli”