KULT Underground

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Intervista con Loris Dalì

10 min read
 
Disponibile, tramite Zimbalam, su iTunes e su tutti gli store digitali, il lavoro segue Scimpanzé, uscito a gennaio 2015, e rimane sulla falsariga del cantautorato folk, abbandonando definitivamente ogni derivazione rock che in qualche modo era presente nel suo predecessore.
Ma di solo cantautorato folk non si tratta, LorisDalì cerca infatti di rendere il disco sfaccettato, sia per i generi che per le trovate musicali, cantate e recitate.
Ecco quindi Altri tempi, interpretata dal padre del cantante, oppure la terrificante presa in giro di Tensione, Un tango qualunque, il mezzo blues di Jack Risi, la canzone popolare di Sant’Antonio e la chiosa minimal di 3 accordi, fischio e delay.
Le influenze sono le stesse di Scimpanzé, quindi il cantautorato classico, ma anche i film della commedia all’italiana dove, con un sorriso e un po’ di cinismo, si descrivevano scomode realtà e cattive abitudini del nostro Paese.
Gekrisi racconta le tante facce della nostra vita e le diverse storie del vivere quotidiano. Anche questa volta si è scelto di utilizzare soltanto suoni e strumenti naturali e analogici e LorisDalì, oltre a suonare parti di piano, basso, chitarra e percussioni, ha sfruttato anche gli strumenti che il nostro corpo possiede: il battito delle mani, il fischio, lo schiocco delle dita, la voce in diverse sfumature.
Nel disco LorisDalì cita volutamente a caso Battisti, Mogol, De Andrè, Capossela, i Casadei, il Roxy Bar di Vasco Rossi, CSI, Raffaella Carrà, i sofficini e Bukowsky. La copertina e la grafica sono state curate da Denise Roncolato.
Il singolo di lancio è Una canzone d’amor, dove un motivetto estivo fa da pretesto a LorisDalì per dichiarare di non voler scrivere “una canzone d’amor, senza esser Mogol”, tra chitarre hawaiane e coretti. Nel video l’hair stylist Egidio Cortello e Diego Castagna si sono prestati al travestimento per una serie di scene con il cantautore.
 
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Tracklist:
Aldilà / Gekrisi / Jack Risi / Altri Tempi / Una canzone d’amor / Curriculum / Migrante / 40 anni / Tensione / Un fango qualunque / Sant’Antonio / 3 accordi, fischio e delay
 
 
Videoclip de “Una canzone d’amor”
 

Davide
Ciao Loris e ben tornato su Kult Underground. Anche nel tuo precedente “Scimpanzè” uno dei temi centrali era la crisi, affrontata anche come opportunità di cambiamenti personali. Come lo hai preso in esame e trattato questa volta? 

Loris
Ciao Davide, ben ritrovati su Kult Underground. Sì, anche questa volta il tema centrale è la crisi, che continua a far parte delle nostre vite e del nostro quotidiano. Da questo tema nascono diverse canzoni del disco, come ad esempio “Curriculum” che affronta con sarcasmo la difficoltà della ricerca del lavoro. Ma in qualche modo la mia visione della crisi oggi è più orientata sull’opportunità. Viviamo un momento storico di grandi cambiamenti, anche politici, economici e culturali e, inevitabilmente, i cambiamenti si riversano sulle persone. Girando l’Italia, parlando con la gente, sono sempre più frequenti le storie di chi proprio nel momento di difficoltà intravede la propria strada da seguire, facendo scelte coraggiose verso una vita con meno certezze, magari con meno disponibilità economica, ma con un impagabile libertà e gioia per le cose più semplici e preziose che prima gli erano invisibili.
 
Davide
Perché hai scelto i gechi per formare il neologismo gekrisi? Per la loro capacità incredibile di aderire a ogni tipo di superficie, vetri inclusi… In Italia ci stiamo ormai arrampicando sui vetri, cioè stiamo tentando l’impossibile per risollevarci o risalire la china?
 
Loris
Dopo “Scimpanzè” non mi dispiaceva l’idea di intitolare il mio secondo disco con un altro animale. Ho pensato al geco perché ha a che vedere con il Sud, a cui il disco deve molto. Quando, con Denise Roncolato, abbiamo provato a disegnare più di un geco sullo stesso foglio ho pensato ai due presenti sulla copertina, alla forzatura del plurale, alla conseguente similitudine con “c’è crisi” ed ecco che è venuto fuori “Gekrisi”.  Il geco è un animale che si adatta a molte superfici, che si muove ma con lentezza. Anche il nostro Paese è un geco che si muove con infinito flemma, quasi con riluttanza verso la soluzione dei suoi problemi, mentre il cittadino geco si arrampica con difficoltà su pareti ripide e scivolose. A questo punto potrei puntare alla trilogia degli animali, ma il prossimo disco avrà un titolo diverso.
 
Davide
Altra cosa in comune con il tuo precedente lavoro la scelta di contributi da parte di amici e parenti non professionisti, inclusa la voce di tuo padre in “Altri Tempi”. C’è in questo un atteggiamento artistico volutamente intimista? Cosa vuol dire per te intimismo?
 
Loris
Intimismo è esprimere i sentimenti, le emozioni, le dinamiche dell’animo, quindi ha a che fare con la profondità.  La  ricerca della profondità, dal punto di vista sonoro, mi porta a ricercare strumenti e suoni veri. “Altri tempi”, da te citata, è un esempio di scrittura intimista, infatti volevo scrivere un testo che entrasse nell’intimo di un uomo di qualche generazione fa, che descrive la sua visione di questo mondo in perenne cambiamento. Per tale motivo ho deciso di scrivere il testo per un recitato e ho deciso di farlo interpretare a mio padre. Mi piace l’idea di uscire dal mio intimo descrivendo quello altrui, così ho fatto anche con “Migrante”.
 
Davide
Questo lavoro è totalmente suonato con strumenti acustici e non c’è più traccia di musica o arrangiamenti rock. Cosa ha determinato questa scelta?
 
Loris
Ho suonato rock per 20 anni, ma ormai non mi ci vedo più sudato, concitato e con i pantaloni di pelle sul palco. A 42 anni ritengo non sarei credibile, non sono certo Dave Gahan o Iggy Pop! Mi è più congeniale la dimensione acustica, da chansonnier, sia su disco che sul palco.
 
Davide
Fin dalla perdita del ruolo di capitale, vivi in una città che ha sempre saputo fare di ogni crisi un’opportunità di cambiamenti e rigenerazioni importanti per sé e per l’intero paese: qual è il tuo rapporto con Torino e come pensi che stia diventando?
 
Loris
Torino è una città meravigliosa, che ha cambiato volto dopo le Olimpiadi invernali del 2006. Dal punto di vista architettonico e culturale la città è stata ripulita ed impreziosita; allo stesso tempo è una città proletaria da generazioni e generazioni, ma la recente e ormai perenne crisi dell’industria ha creato un vuoto che, a dir la verità, non mi sembra sia ancora possibile colmare. Geneticamente, le persone e le famiglie sono state abituate all’idea del lavoro in fabbrica, delle 8 ore per costruirsi una vita tranquilla e sicura. Oggi tutto questo non esiste più e mi capita frequentemente di vedere persone in cassa integrazione ritrovarsi al bar a parlare della fabbrica in cui non mettono piede da mesi, del datore di lavoro o della società che li ha lasciati senza impiego. Purtroppo sono ancora pochi coloro che sfruttano questo momento di crisi come una provvidenziale  opportunità di cambiamento. Quindi credo che per svoltare ancora una volta la mia città debba rendersi conto che ciò che è stato non sarà più e che è necessario cercare una nuova identità.
 
Davide
Queste canzoni però mi risulta che tu le abbia scritte altrove da Torino, al centro-sud d’Italia. Hai parlato di una meridionalità percepibile soprattutto nei suoni. Cosa intendi per meridionalità purché non stereotipica?
 
Loris
Ho scritto quasi tutto il disco durante una mia permanenza al Centro-Sud l’anno scorso. Era mio deisiderio che anche i suoni avessero un’identità più meridionale e per questo ho inserito diverse parti di tromba (ne approfitto per ringraziare Stefano Piri Colosimo degli Africa United che ha svolto un lavoro eccezionale), i suoni del corpo dal fischio allo schiocco delle dita. Inoltre ho registrato tutte le canzoni senza l’ausilio del metronomo, perché volevo che il tempo, l’andamento dei brani fosse un po’ sbilenco e rotondo.
 
Davide
Hai dichiarato che continui a preferire una calda e leggera imperfezione a una fredda e precisa esecuzione e questo è l’intento con cui questo tuo disco è stato registrato. Una affermazione che mi ha ricordato questi versi di Leonard Cohen: C’è una crepa in ogni cosa. È da lì che entra la luce. Del resto, senza imperfezioni, non esisterebbero forse nemmeno gli esseri umani. Cos’è per te l’imperfezione da un punto di vista artistico?
 
Loris
Per me l’arte deve essere rappresentazione del vero e il vero è imperfetto, come lo è l’essere umano stesso. Da un punto di vista artistico quest’imperfezione la ricerco proprio nell’esecuzione dei brani. L’idea della canzone perfettamente a tempo, studiata nei minimi particolari, dritta e precisa mi spaventa, la trovo robotica e non umana. Per assurdo, l’imperfezione è strettamente connessa alla perfezione, così come l’essere umano è perfetto nella sua imperfezione.
 
Davide
Quali sono gli artisti, nel senso più ampio tra tutte le forme di creatività e di espressione estetica, che più ti porti dentro?
 
Loris
Musicalmente sarebbero davvero troppi quelli che dovrei citare. Recentemente sono attratto dal punk. Non intendo nel senso di creste e borchie, perchè il punk ha a che fare con il pacifismo, il vegetarianesimo, il rifiuto delle regole costituite e del sistema e quindi ho scoperto che in fondo sono un po’ punk. Inoltre tale aggettivo è riconducibile in italiano con “di scarsa qualità” o “da quattro soldi”. Tornando al discorso dell’imperfezione, le mie sono canzoni da quattro soldi che però sfruttano una finta scarsa qualità per trovare una propria connotazione che calza con la mia personalità. Il brano di chiusua del disco, “3 accordi, fischio e delay”, non ha un ritmo punk ma lo è nella genesi. Mi è venuto in mente cazzeggiando alla chitarra sull’ “Inno alla gioia” di Beethoven, da cui è venuta fuori questa canzone con gli stessi tre accordi ripetuti e con un arrangiamento scarno. Anche il testo è una descrizione traballante di una serata in cui ci si ripiega su se stessi, perdendo l’opportunità di un lavoro al supermercato in favore di una nottata brava con gli amici. Partire da “LudovicoVan” per arrivare ad una canzone da quattro soldi.
 
Davide
La canzone che ti ha più emozionato nella vita e che continua ad emozionarti? Quale ritieni oggi invece la tua migliore, quella a cui ti senti più profondamente legato e perché?
 
Loris
Sono tantissime le canzoni che mi emozionano e cambiano nel tempo. In questo momento sono assolutamente rapito dall’ultimo lavoro di Vinicio Capossela, “Canzoni della cupa”: una ricerca sonora e di testi sulle canzoni popolari del Sud di cinquant’anni fa, un lavoro incredibile, peraltro fuori dal tempo oggi nel 2017 eppure così attuale. Tra le mie canzoni mi è quasi impossibile sceglierne una. Devi sapere che scrivo 30 brani per poi arrivare a 12 da inserire nel disco, quindi ogni mia canzone è un parto, un figlio per cui non riesco ad avere preferenze. Però se vogliamo provare, seppur con fatica, a scegliere un pezzo privilegiato per il mio nuovo disco direi “Aldilà”, per via della lunga genesi che mi ha accompagnato per mesi. Ero a Pescara, dove ho vissuto 5 mesi l’anno scorso e mi è venuto a trovare Giorgio Barberis, mio amico e batterista storico. Ovviamente siamo usciti a fare festa tutte le sere per una settimana, perchè devi sapere che noi a far festa siamo ancora invincibili come a 20 anni. In una di queste sere mi sono trovato sulla spiaggia tra due locali in cui c’era musica dal vivo, da una parte musica brasiliana e dall’altra una cover band. Non chiedermi perchè, ma è sembrato come se le due musiche si unissero e mi si è palesata in mente questa melodia. Per mesi ho cercato il testo adatto senza trovarlo. Il giorno che sono ripartito per tornare a Torino, lungo il tragitto del viaggio, ho scritto l’intero testo che tra l’altro è uno dei miei preferiti. Ho iniziato a pensare a cosa ci potrebbe essere aldilà di una porta, di un viaggio, di una notte, di una curva ed è venuto fuori un testo sfaccettato, per immagini. Una strofa parla poi di quelle notti con Giorgio: “Lasciami qui, aldilà di questa notte da eroi. Tra vino e canzoni io non mi ricordo nemmeno chi sei”.
 
Davide
Cosa seguirà?
 
Loris
Seguirà il GekrisiTour, che mi sta portando in giro per l’Italia, con l’intento perenne di proporre il mio lavoro e la mia musica ovunque ci sia qualcuno disposto ad ascoltare. Dopodiché credo che mi prenderò un tempo più lungo per il terzo disco, su cui sto già lavorando. Sto facendo un lavoro di ricerca sia sui testi che sulle melodie davvero impegnativo che condurrà a un disco con molti brani e di diversissimi generi. Forse potrei per la prima volta uscire, seppur solo per qualche pezzo, dalla dimensione acustico/analogica, decidere di suonarlo tutto da solo oppure con tante band diverse a seconda del brano. Forse si intitolerà “Canzoni fatte a mano”… forse.
 
Davide
Grazie e à suivre…
 
Loris
Grazie!

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