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La Ballata delle sette pietre – Antonio Messina

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(attenzione: il testo contiene indicazioni sulla trama)
 
Sulla “Ballata delle sette pietre”, romanzo di Antonio Messina del 2015, Associazione culturale il foglio (collana i tascabili) sono stati pubblicati diversi commenti e recensioni, vista anche l’originalità del testo.
Cos’altro rimane da dire?
Forse chiavi di lettura che partano da prospettive e latitudini diverse da quelle convenzionali, potranno indirizzare l’attenzione verso aspetti apparentemente marginali ma in fondo basilari per lo stesso equilibrio dell’opera.
Un inizio nebbioso, inquietante, ci mostrano il protagonista (Ramon) alle prese con le proprie angosce e sensi di colpa che lo dissociano dalla realtà….che poi tutto sembra meno che reale.
Da questo inizio faticoso partono decine di proiezioni, contatti, incontri, con personaggi che non si disfano del loro irreale vestito e non nascondono ambiguità.
La parola sostituisce il tratto e le figure vengono delineate in base a quello che dicono e a quello che “sembra” che sentano.
Per chi si addentra nel romanzo, dopo aver superato le “rapide” delle prime pagine si aprono distese di congetture e di imput:
· i personaggi esistono o sono proiezioni?
· Il protagonista vive nella realtà virtuale e direttamente nel sogno?
· La società in cui vive in un apparente futuro senza sogni è un sogno nel sogno?
· Perché tanto insistere sui vascelli ? Singolari mezzi di trasporto in un mondo indefinito.
· Che siano i vascelli del tempo?
Questi sono solo alcuni degli interrogativi che nascono procedendo nella lettura o per meglio dire nel viaggio immaginario e visionario organizzato dall’autore.
Queste atmosfere pregne di umidità solare e di attimi di soleggiata inquietudine, ossimori di una vita al di là della vita rimanda alle immagini vivide disegnate da quel grande maestro della fantascienza che fu lo statunitense  Ray Bradbury (22/08/1920 – 05/06/2012).
L’attesa, il sogno, lo sguardo, l’immobilità delle prospettive, allargavano lo spazio e i fasci di una luce soffusa che dalle sue “Cronache Marziane” ci hanno indicato affreschi  che nella loro singolarità parlavano direttamente all’anima.
Sempre di Bradbury, citiamo un suo aforisma che si adatta come un vestito trasparente alla trama del romanzo di A.Messina : “Quando non si può avere la realtà, un sogno vale la realtà:”
Ci siamo addentrati nel romanzo e la sorgente ha creato il torrente sempre più impetuoso. Fatti, persone, cose interagiscono come in una folle giostra.
Il lettore entra nell’opera, diventa egli stesso una proiezione perché altrimenti sente che gli manca qualcosa, che ha afferrato una manciata di aria sia pur profumata.
E’ questo il gioco perverso e singolare dell’autore, ci offre la mappa di una meta che non esiste, ma è così presente che si materializza, reagisce all’incanto della fede incondizionata… verso la vita, accada quel che accada.
E se il protagonista parlando con tutti i suoi fantasmi interiori si avvia verso quel compimento tragico che gli lascia l’ebbrezza del volo e della liberazione, questo non chiude la storia, ma la apre ad un nuovo destino ad un nuovo mondo.
Come se Ramon volesse lasciare un messaggio, volesse con tutte le sue forze avvisarci di non morire nella nostra routine di slanciarci, di alzare lo sguardo, di prendere almeno una volta nella nostra vita il “vascello giusto”.
Il film di Christopher   Nolan: “Interstellar” del 2014 presenta ad un certo punto il protagonista che viaggiando nel tempo cerca in tutti i modi di far conoscere a sua figlia le informazioni giuste per salvare il pianeta ormai morente.
E’ struggente lo sforzo del padre per farsi udire, di lasciare qualche traccia, con le braccia che si tendono e non riescono a toccare con la voce che esce inascoltata.
Poi alla fine il suo messaggio viene colto.
Ramon ha lo stesso angoscioso bisogno: vuole condividere. Egli ha viaggiato, non importa se dentro o fuori di sé, è stato un uomo libero, ha usato l’amore come carburante, è un ectoplasma veloce e radiante, e solo chi lo vorrà lo potrà capire.
Se Ramon si butta nel vuoto non è perché ha perso, ma perché ha vinto. Il suo esempio e la sua storia determinerà un completo stravolgimento delle convenzioni, la fine del controllo delle emozioni.
E allora terminiamo questo intervento collaterale al testo di Antonio Messina con un’altra citazione di Ray Bradbury: “Vivere nel rischio significa saltare uno strapiombo e costruirsi le ali mentre si precipita” (The Brown  Daily  Herald : 24/03/1995)
 
In definitiva l’immersione nel romanzo non rimarrà senza conseguenze, il contagio delle cascate di impulsi che ci lancia l’autore sono visibili, brillanti… sta a noi coglierli.

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