Gasparazzo Bandabastarda – Forastico, il nuovo album tra folk, punk, radici abruzzesi e world music e le nuove date del tour 2016
Album disponibile in CD e digitale dal 19 Febbraio 2016
“Vito Il Pistolero” – il video ed il singolo dal 29 Gennaio 2016
Album disponibile in CD e digitale dal 19 Febbraio 2016
“Vito Il Pistolero” – il video ed il singolo dal 29 Gennaio 2016
Un nuovo lavoro, registrato in presa diretta da Franco Fucili al Teatro Vittoria di Pennabilli, in Alta Valmarecchia, in provincia di Rimini ed è il sesto album ufficiale della formazione emiliana con radici abruzzesi. Il disco nasce da due anni in tour per promuovere il precedente lavoro, Mo’ Mo e dalla voglia di riprodurre le sensazioni e le sonorità del live. Un album in cui gli strumenti acustici come la fisarmonica, batteria e contrabbasso hanno una parte centrale e si uniscono invece a chitarre elettriche dalle sonorità vintage. La scaletta del disco pesca dal repertorio della band, alcuni brani rodatissimi dal vivo come Maestro Del Tajine, Mesci Do Tazz e Rulla Nu Truzz ma anche episodi più recenti come Fondaco, con l’aggiunta di quattro inediti. Un aspetto centrale è la scelta del dialetto abruzzese in 4 brani, che si ricollega al significato, apparentemente misterioso del titolo, di seguito spiegato dalla band.
“Forastico è il punto giusto, il termine che andavamo cercando per “catalogare” questo nostro ultimo lavoro. Ce lo sentiamo, è il nostro dna, sin dal principio. Gasparazzo è forastico. In una indagine nostra approssimativa e curiosa abbiamo notato come il termine, nella storia della lingua italiana, vada coprendo una fascia d’ Italia che dall’ Abruzzo, attraversando i monti, porta alla capitale; e con un pizzico di suggestione, di magia voluta, è come se a Roma il termine l’avesse portato “il forestiero”, il paesano abruzzese. O meglio, è come se indicasse l’ indole stessa di questo “corpo estraneo”. Vengono alla mente un paio di apparizioni del termine, per esempio senza entrare nei dettagli, nei sonetti di Giuseppe Gioacchino Belli, in quell’arretrata Roma papale ottocentesca più volte il poeta ricorre al termine “forastico”. Oppure nel film “Brutti, sporchi e cattivi” di Ettore Scola, in quei “vivi” anni ’70 di baracche e borgate romane c’è una sequenza nella quale Iside (Maria Luisa Santella), la tettona amante di Giacinto (Nino Manfredi), riferendosi all’ingombrante parentela di quest’ ultimo dice “Non so’ cattivi, so’ forastici” (non a caso nei dialoghi c’è lo zampino di Sergio Citti). Sin da bambini si viene messi in guardia dai pericoli, può essere il fuoco, l’acqua bollente, così come la gatta, nata in cattività, è “forastica”, perché imprevedibile. Allo stesso modo forastico è Lu Lupe che andiamo cantando, così come le vicissitudini di Mustafà il maghrebino ne Il maestro del Tajine che litiga con il maiale colpevole di avergli rovinato il permesso di soggiorno afferrandogli coi denti il portafoglio. Addirittura in Gasparazzo 3D il forastico va cambiando pelle e attraversa la Storia e lo stivale: dalla Sicilia preunitaria dove si dà alla macchia perché carbonaro rivoluzionario, il protagonista riappare in fabbrica in pieno boom economico nelle vesti di inquieto operaio alla catena di montaggio (qui il nostro omaggio va al disegnatore Roberto Zamarin, autore della striscia-fumetto di Gasparazzo nella rivista “Lotta Continua”), infine rieccolo ai giorni nostri nelle vesti di suonatore (Noi) di storie di umili eroi rubate ai libri più belli, “facce storte” e verità scomode: perché “nella storia dei tempi un ribelle ci sarà sempre”. A modo suo anche Sand’Andonije è forastico, così vogliamo immaginarcelo avendo lui a che fare tutti i giorni con le bestie (e in primis con il maiale come Mustafà). Così come può essere forastico il sapore in un antico piatto farcito di campagna e faticoso lavoro (Lu Magge) o un odore d’ evasione, un’ essenza da condividere in compagnia (Mesci do tazz e rulla nu truzz) o un tanfo di cantina misto a sudore ed energia (Fondaco). Forastici sono alcuni nostri personaggi decisamente sopra le righe come Vito il pistolero, lunatico cameriere letterario o Balla Pedro ubriaco d’amor, sognatore a piedi nudi in un lontano Messico.”
Formazione: Alessandro Caporossi, voce e chitarra classica – Generoso Pierascenzi, voce e chitarre – Giancarlo Corcillo, fisarmonica – Roberto Salario, contrabbasso – Matteo Cimini, batteria
Tracklist: 1. Gasprazzo 3D – 2. Balla Pedro – 3. Vito Il Pistolero – 4. Mesci Do Tazz E Rulla Nu Truzz – 5. Fondaco – 6. Sandandonje (tradizionale) – 7.Lu Magge – 8. Il Maestro Del Tajine – 9. Lu Lupe
Discografia: Tiro Di Classe (2007, Terra Calda – dist. Self) – Fonostorie (2010, Gasparazzo – dist. Goodfellas) – Obiettivo Sensibile (2012, Autonomix – dist. Venus) – Esiste Chi Resiste (2014, New Model Label – dist. Audioglobe) – Mo’ Mo (2014, New Model Label -dist. Audioglobe) – Forastico (2016, New Model Label)
Precedente intervista (Esiste chi Resiste)
Intervista
Davide
Ciao e ben tornati su Kult Underground. È cambiato qualcosa nel vostro chiamarvi da Gasparazzo a Gasparazzo (e la) Banda Bastarda?
Gasparazzo
Ciao Davide, in realtà il nome Gasparazzo bandabastarda è stato da noi usato nel nostro primo album “Tiro di classe” che aveva pungenti sapori world ed elettronici. Lo abbiamo ripreso per questa epoca in cui siamo sempre più “bandabastarda”, formazione di musicisti certo non di razza e anzi selvatici come il titolo del nuovo disco che “sa” di forastico, di terra, di bagnaticcio asciugato al sole…
Davide
“Forastico”, rustico, selvatico, ma anche il contrario di “domestico”. Oltre alla più che esaustiva spiegazione data nella presentazione di questo lavoro, “forastico” è un modo di prendere distanza dalla tanta, troppa musica che – grazie alle nuove facili e solipsistiche tecnologie – nasce tra le pareti di casa e che tra le pareti di casa si consuma? Quanto è importante un continuo confronto vero, diretto, con il pubblico, con la gente vera e non virtuale, con la musica dal vivo o in presa diretta?
Gasparazzo
Oltre alla spiegazione di cui parli “Forastico” per noi è anche un suono, ed è al suono diretto, mischiato all’odore della sala prove e del club, del music bar, del centro sociale o dell’umido notturno di un Open air che ci siamo proiettati per lavorare all’album. La scelta di provarlo tutto in una vecchia saletta di Bologna, la Scandella, e di registrarlo in un teatro in presa diretta ne confermano la premeditazione. L’uso di pre-produzione in casa e post-produzione in studio e poi editing e overdubs ci piace e ci diverte ma per questo lavoro abbiamo scelto un sentiero diverso.
Davide
Potete farci una sintesi dei momenti più belli e significativi del tour seguito a Mo’ Mo’ e dei due anni che sono seguiti al vostro ultimo lavoro? Come ne avete racchiuso in “Forastico”?
Gasparazzo
Momenti belli ce ne sono stati, alcuni festival estivi in Germania come lo Schwarzer Hahn Festival di Altdorf ed il concerto di solidarietà al Feierwerk di Monaco, ma anche lo Stop G7 in Elmau e poi l’indimenticabile concerto di Musica, parole ed immagini per Federico insieme a grandi nomi della musica alternativa italiana e alla famiglia Aldrovandi.
Davide
Dagli aedi e rapsodi greci su fino a trovieri del Medioevo francese o nella scuola poetica siciliana fino ai cantastorie, la canzone cantava storie, antiche o contemporanee, perché quelle storie entrassero a far parte di un bagaglio culturale collettivo e così se ne tramandasse la memoria. In questa epoca di minimalismo individualista (o, riuso il termine, più spesso solipsista), che significato ha cantare storie vere e senza troppo uso della prima persona singolare?
Gasparazzo
Suonare in una band vuol dire vivere al plurale, si è come furfanti in fuga con la voglia di cambiare il mondo e si raccontano le storie degli altri che comunque sono le nostre, noi abbiamo bisogno di essere raccontati ed abbiamo bisogno di raccontare. Se ci incontri personalmente forse non ci sentirai parlare di noi stessi.
Davide
Cos’è la strana ombra quasi totemica che appare nel bosco della vostra copertina?
Gasparazzo
È il Forastico, o colui o quella cosa che ognuno vuole vederci… in fondo sono due persone che conosciamo bene (non noi musicisti) che giocano con le ombre o giocano col sole, piccoli giochi per grandi sogni.
Davide
Alcune canzoni sono cantate in dialetto abruzzese. Che valore ha per voi recuperare, mantenere, usare e preservare una varietà di lingue e idiomi rispetto alla lingua nazionale e rispetto al monolinguismo verso cui l’umanità in qualche modo forse sta viaggiando nel suo più lontano futuro?
Gasparazzo
Monolinguismo ci vuole, svilupparsi all’uso del dialetto ed alla ricerca della comprensione aiuta il monolinguismo e stimola l’attenzione. In realtà sarebbe interessante trovare sempre più persone che comprendono (o soprattutto cercano di farlo) idiomi e lingue diverse, avvicina l’umanità ed attraverso l’ascolto della musica popolare e non solo ci si avvicina molto a questa dimensione.
Davide
“La musica è un’arma a doppio taglio perché può innalzare lo spirito, ma anche abbassare l’uomo a livelli infimi. Lo diceva già Thomas Mann spiegando che la musica ci innalza se tocca la parte migliore di noi, se invece narcotizza rende anche peggiori. Attenzione, non ne faccio una questione di musica classica o contemporanea, ma di musica buona e cattiva. Di musica cattiva ce n’è, inutile negarlo. E purtroppo i media fanno di tutto per diffondere proprio quella“. Così rispondeva Uto ughi in una intervista. Cos’è per voi musica buona, cosa quella cattiva?
Gasparazzo
La musica è tutta buona, poi però ci sono le produzioni musicali che arrivano alle radio, alla TV ed alle orecchie di tutti, che oggi sono spesso fatte con cattiveria, con pessimo gusto e senza vergogna, con scopi di lucro e di narcotizzazione delle masse, purtroppo colpendo i giovanissimi, manipolando per primi i genitori. Così si parla di musica anche quando vediamo le carneficine dei Talent show o di certo Pop italiano e del baratro in cui è perso l’hip hop italiano, almeno quello mainstream… fino ad arrivare alle radio “rock” che stupideggiano a colpi di distorsori e canzonette.
Davide
Cosa seguirà?
Cosa seguirà?
Gasparazzo
Concerti, nuove esperienze e nuovi brani perché comporre brani che ci aprono le porte verso posti a noi sconosciuti abitati da persone diverse da noi è il nostro primo obiettivo, per imbastardire ancora di più la nostra banda.
Concerti, nuove esperienze e nuovi brani perché comporre brani che ci aprono le porte verso posti a noi sconosciuti abitati da persone diverse da noi è il nostro primo obiettivo, per imbastardire ancora di più la nostra banda.
Davide
Grazie e à suivre…