KULT Underground

una della più "antiche" e-zine italiane – attiva dal 1994

Fontamara – Ignazio Silone

4 min read
Introduzione diAurelio Picca
Newton ComptonEditori
Narrativa romanzo
Collana GrandiTascabili Economici
Pagg. 232
ISBN 9788854119598
Prezzo € 6,00

 

Chefare?

 

“Incapo a tutti c’è Dio, padrone del cielo.
Questo ognuno lo sa.
Poi viene il principe di Torlonia, padrone della terra.
Poi vengono le guardie del principe.
Poi vengono i cani delle guardie del principe.
Poi, nulla.
Poi, ancora nulla.
Poi, ancora nulla.
Poi vengono i cafoni.
E si può dire ch’è finito.” 
 

 

Scritto nel 1930 durante l’esilio, Fontamaraè probabilmente il più famoso romanzo di Ignazio Silone.
E’ indubbio che per il tema trattato e peril suo svolgimento possa costituire un testo indispensabile per l’effettivaconoscenza del nostro meridione, e in ciò costituisce un preciso atto d’accusaa un sistema che tende a cristallizzare i ceti sociali, impedendo di fatto unapositiva evoluzione verso un miglioramento materiale e l’acquisizione di unacoscienza nazionale forte ed egualitaria.
Fontamara, che già nel nome porta in sé undestino ingrato, fatto di miseria e sofferenza, è un paesino della Marsica, ilpiù povero fra tutti, isolato, una semplice espressione geografica, parte diuno stato che non se ne cura, che preferisce lasciare le cose come stanno,perché questo torna utile a interessi di pochi e mai soddisfatti poteri bendelineati, quali la Chiesa, il Governo (nel caso specifico quello fascista),l’imprenditoria d’arrembaggio, il cui fine non è solo il profitto, ma anche ilpiacere perverso di imporsi sugli altri.
In questo contesto si sviluppa una storiadi soprusi, di inganni, di raggiri, tutti a danno di questi miseri contadini, icafoni tanto per intenderci.
A loro è lecito chiedere tutto, a loro ènegata ogni possibilità di elevarsi su un mondo talmente statico in cuil’esistenza non ha mai sussulti, né gioie, ma solo dolori.
Giorni e giorni sono trascinati senza speranzain un buio anonimo in cui i sentimenti si smorzano e subentra un’eterna eatavica rassegnazione, che si estrinseca in una domanda senza risposte: Chefare?
Uno di loro cercherà la soluzione,immolandosi per il bene di tutti, per unire quello che l’egoismo della miseriadivide,  e se il suo sacrificio sembra sortire l’effetto sperato, ben presto cisi accorgerà che nulla è cambiato e che l’alzar la testa per protestare, in ciòstimolati da un giovante antifascista, il Solito Sconosciuto, avrà come conseguenzasolo una feroce repressione di cui tanti resteranno vittime.
In tutta la vicenda c’è un’amaraconstatazione: sfruttati da sempre e da tutti, i cafoni sono stati sfruttatianche da chi ha loro prospettato la possibilità di un riscatto, magari in buonafede, se pur in una visione più generale di carattere politico, che particolaredi carattere sociale.
Questa è gente che nulla sa, che vive senzaluce elettrica perché non ha soldi per pagarla, che quando scoppia una guerrane viene a conoscenza solo tramite la coscrizione obbligatoria, che vede nei”cittadini” degli esseri lontani mille anni, solo degli alieni che popolano unmondo che non è il loro.
A Fontamara il tempo è immobile ed èfortunato solo chi se ne va, magari oltre l’oceano, a cercare fortuna, maspesso solo altra miseria, aggravata dalla nostalgia per il proprio paese, chenon è l’Italia, bensì quelle quattro povere case dove si nasce, si vive e simuore, senza che qualcosa cambi.
In questa emarginazione è naturale espontanea la sfiducia nei confronti dello stato, un’istituzione vista come unlontano potere che tutto toglie senza dare.
La visione di Silone è indubbiamentepessimista, scaturisce anche da un profondo sentimento di riscatto non solo deicontadini della Marsica, ma anche dei diseredati di tutto il mondo, un atto didenuncia più civile che politico e proprio per questo, libero da orpelli e daretorica, giunge più direttamente al cuore del lettore, in una nuda sinceritàche si limita solo a raccontare, magari sostenuta da una sottile ironia chesembra stemperare il dramma anche con episodi picareschi, ma che alla fine sirivela per un pugno ben assestato allo stomaco, una sconvolgente rivelazioneche accompagna anche a libro ultimato e che scuote la nostra colpevoleindifferenza.
Fontamara non è solo un romanzo moltobello, è un autentico capolavoro.
 
Secondino Tranquilli (questo era ilvero nome di IgnazioSilone)nasce a Pescina (Aq) il 1° Maggio 1900 e muore a in Svizzera a Ginevra il 22agosto del 1978.
Ha scritto, oltre a Fontamara(1930,) anche i romanzi Un viaggio a Parigi (1934), Pane e vino(1936), Una manciata di more (1952), Il segreto di Luca (1956), L’avventuradi un povero cristiano (1968); nella sua produzione non mancano inoltre isaggi, come Il Fascismo. Origini e sviluppo (1934), La scuola deidittatori (1938), Uscita di sicurezza (1965).

Altri articoli correlati

Commenta