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Doppelgänger – Gian Guido Zurli

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È l’ alba del 22 luglio 2017.
Anna Persico trova al suo risveglio una scatola rossa. Dentro, solo un cartiglio con simboli indecifrabili. Da quel momento la sua vita non sarà più la stessa. Poco dopo riceve la telefonata di un’amica che le chiede di raggiungerla: ha bisogno di aiuto.
Solo poche e concitate parole per spiegarle che si trova in una villa diroccata nelle vicinanze, prima che la comunicazione si interrompa.
Contemporaneamente, il 15 ottobre 1817, il commissario Fosco Oleari indaga sul suicidio di Vittoria Clementi, una ragazza identica ad Anna. Sulla scena vengono ritrovati anche un abito e un bastone macchiati di sangue. La moglie di un medico del luogo risulta scomparsa dal giorno prima. Cosa le riserverà il passato? 

Dubito che, dopo una premessa di questo tipo, non vi venga voglia di dare almeno una occhiata al trailer di questo italianissimo lungometraggio realizzato da Gian Guido Zurli (filmaker e fotografo, classe 77, che qui ha il ruolo di sceneggiatore, regista e produttore). E dubito che, dopo aver visto il trailer non siate curiosi di vedere quanto riesca a mantenere le promesse questo progetto, indubbiamente interessante e coraggioso, anche per via della parte storica in costume. Perché, appunto, il regista (credo alla prima prova autoriale) ha davvero puntato in alto, e si vede. Proponendo una trama che ha gustose assonanze con specifiche opere di settore, pensata per una progressione narrativa “a episodi” perfetta per la scelta distributiva, e sostenuta da una fotografia e da un montaggio a mio parere superiori alla media delle produzioni indipendenti. Anche la scelta del cast poi presenta alcune figure interessanti (in primis Clelia Cicero – alias Anna Persico/Vittoria Clementi, ma perfetto nel ruolo è anche Stefano Torselli, ovvero il Commissario Fosco Oleari) che riescono a reggere la scena e la complessità delle situazioni proposte, mostrando più volte come può fare la differenza una espressione o la voce, quando si trattano tematiche horror/mistery.

Un capolavoro quindi? Forse non ancora. L’opera è davvero ardita ed è difficile non trovare qualche piccola sbavatura, più che altro perché ha scelto di competere in una categoria superiore e questo, pur facendole onore, ci impone di non trascurare qualcosa che altrimenti non avremmo considerato importante – ovvero qualche attore meno nella parte, qualche passaggio o dialogo leggermente meno pertinente rispetto a quanto si apprezza nel resto dell’opera, qualche scena dal ritmo minore. Ma i punti di forza sono nettamente superiori ai dettagli meno azzeccati e la ricchezza di quanto ci viene proposto stupisce, in una produzione comunque a budget contenuto. La doppia linea temporale, che ha richiesto un lavoro di una certa complessità per i costumi e le props, ha il suo fascino, le ambientazioni parmensi sono tante e ben selezionate, abbiamo un numero adeguato di attori e comparse e, so di ripetermi, il montaggio e la fotografia, mi sono proprio piaciuti. La storia – che alla fine di questo film rimane volutamente aperta – ha delle belle premesse e, se questo gruppo deciderà di continuare la produzione è facile supporre che possa offrire una esperienza davvero godibile, e che Doppelgänger possa farsi un nome tra le opere di genere italiane. 

La distribuzione (almeno al momento) è solo digitale ed è affidata alla piattorma Vimeo. Potete guardare questa prima parte quindi a questo indirizzo, per la affrontabilissima cifra di 3,30 euro. 

Ricordo (per doveroso tributo) che, oltre ai già citati Gian Guido Zurli, Clelia Cicero e Stefano Torselli, hanno contribuito in vario modo alla realizzazione dell’opera Irene Marone, Giustiniano Alpi, Andrea Ampollini, Luca Vitali e Mimmo D’Ippolito.

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