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Horizon 2020, per le sfide sociali del III millennio

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«Viviamo tutti sotto lo stesso cielo, ma non tutti abbiamo il medesimo orizzonte»
(Konrad Adenauer)
 
Horizon2020
Il 1° gennaio 2014 è partito il nuovo Quadro Finanziario Pluriennale[1] che condurrà l’Unione Europea ad affrontare il settennato sino al 2020 e, al suo interno, un ruolo molto importante lo rivestirà il programma Horizon 2020[2] sul quale ci siamo già soffermati[3], che andrà a sostenere la fondamentale politica di ricerca, sviluppo e innovazione, chiave per perseguire quella “crescita intelligente, sostenibile e inclusiva” obiettivo della Strategia Europa 2020[4] varata sin dal 2010 dalle istituzioni UE.
Solo alcuni dati per richiamare le dimensioni di questo strumento che, in particolare noi operatori italiani, abbiamo il dovere di conoscere e la possibilità di utilizzare a sostegno di progetti di rilancio del sistema Paese integrato al sistema Europa.
Uno stanziamento complessivo, nei sette anni, di oltre 70 miliardi di euro che verranno declinati in tre pilastri, tre ambiti principali:
1. l’eccellenza scientifica, con un budget che supera i 24 miliardi di euro, per finanziare la ricerca pura;
2. la leadership industriale, a sostegno della quale sono destinati circa 17 miliardi di euro, per permettere alle aziende europee di essere più competitive sugli scenari internazionali, avendo una precipua attenzione alle PMI-piccole e medie imprese che in Europa rappresentano il 99,8% delle oltre 20 milioni di imprese esistenti;
3. le sfide della società, linea che rappresenta la vera novità dell’attuale programmazione, su cui verranno allocati quasi 30 miliardi di euro affinché si possano avviare laboratori di innovazione sociale con il coinvolgimento di tutte le discipline umanistiche.
Proprio su questo terzo ed innovativo pilastro intendo soffermarmi in questa sede per cercare di metterne in luce le grandi potenzialità e l’ancora inespresso appeal che porta in sé per molti operatori dello sviluppo in Italia e in Europa.
 
Le sfide sociali in Europa
Tra le sfide globali della società che i cittadini europei dovranno affrontare e che il programma Horizon 2020 si propone di contribuire ad affrontare e vincere vi è quella di costruire «Società inclusive, innovative e sicure»: denominate, in maniera alquanto evocativa, Societal Challenges o Sfide Sociali.
Questo pilastro del programma risponde in maniera intelligente e non scontata alle sollecitazioni che la società europea sta affrontando e propone di affrontare con sostanziosi finanziamenti interventi per avviare sperimentazioni in ambiti prima esclusi dalla R&S classicamente intesi.
In particolare, l’approccio proposto valorizza per la prima volta i contributi innovativi che possono provenire dalle scienze sociali e dalle discipline umanistiche finalizzate allo sviluppo e alla crescita giacché con queste è possibile costituire solide basi di conoscenza condivisa per l’adozione di decisioni politiche a livello locale, nazionale, europeo e globale.
Fondamentale, all’interno dello stesso pilastro, la cooperazione strategica con i paesi terzi in considerazione delle dimensioni ormai globali (e sicuramente ultra-regionali) di molte delle sfide sociali sulle quali si intende impattare.
Le risorse disponibili saranno distribuite seguendo sette sottoprogrammi tematici, vale a dire:
1. Salute, cambiamento demografico e benessere, che si propone di migliorare la salute e il benessere lungo tutto l’arco della vita delle persone;
2. Sicurezza alimentare, agricoltura sostenibile, ricerca marina/marittima, bioeconomia, per giungere a garantire un sufficiente approvvigionamento di prodotti alimentari sicuri e di elevata qualità, promuovendo servizi ecosistemici per accelerare la transizione verso una bioeconomia europea sostenibile;
3. Energia sicura, pulita ed efficiente, in piena attuazione della Strategia Europa 2020 e al fine di perseguire i traguardi “20/20/20” in materia di clima/energia[5];
4. Trasporti intelligenti, verdi e integrati, che si prefigge la realizzazione di una rete di trasporti a livello europeo che sia efficiente sotto il profilo delle risorse, rispettosa dell’ambiente, sicura e regolare a vantaggio delle persone, dell’economia e della società;
5. Azione per il clima, efficienza delle risorse e materie prime, avente per obiettivo di reagire ai cambiamenti climatici e di sostenere l’approvvigionamento di materie prime, nel rispetto delle esigenze di una popolazione mondiale in continua crescita;
6. L’Europa in un mondo che cambia – Società inclusive, innovative e riflessive, con cui l’Unione Europea desidera rafforzare il proprio impegno verso la cooperazione internazionale allo sviluppo e l’inclusione sociale, economica e politica, promuovere le dinamiche interculturali ad intra e ad extra;
7. Società sicure – Protezione della libertà e della sicurezza dell’Europa e dei suoi cittadini, sottoprogramma destinato a sostenere misure volte a garantire la sicurezza interna ed esterna, attraverso il contrasto al crimine e al terrorismo, la gestione integrata delle frontiere, la sicurezza informatica, il potenziamento della capacità di risposta a crisi e catastrofi, il rafforzamento della dimensione sociale della sicurezza.
Da tenere in considerazione che l’ammontare complessivo delle risorse disponibili sarà di 30 miliardi di euro, importo ragguardevole seppur non elevatissimo cui, tuttavia, bisognerà aggiungere gli ulteriori finanziamenti nazionali.
 
Horizon 2020 e i laboratori di innovazione
A questo punto è importante sottolineare che, con questo pilastro, l’Unione Europea riconosce l’autorevolezza delle scienze sociali e delle discipline umanistiche equiparandone le attività di ricerca e sperimentazione finalizzate alla crescita a quelle di pura R&S delle scienze tradizionali (fisica, chimica, biologia, ingegneria).
Anzi, sembra quasi voler dichiarare che la ricerca umanistica possa e debba svolgere il suo ruolo nella comune sfida. Difatti, promuovere lo sviluppo di società e politiche innovative nell’Europa del XXI secolo è un compito che coinvolge e richiede l’impegno di tutti: cittadini, imprese, autorità locali, centrali e dell’Unione.
Fondamentale sarà, in quest’ottica, riuscire ad avviare progetti che promuovano concrete attività per la crescita (integralmente intesa, di persone e comunità); per la costruzione di società adattabili e inclusive in Europa e fuori; per la sperimentazione di nuove forme di creatività e d’innovazione, compresa quella sociale; per il sostegno all’impegno sociale in ricerca e innovazione; per la elaborazione di nuovi modelli di cooperazione coerente ed efficace con i paesi terzi; per una rinnovata lotta alla povertà e alla discriminazione, tanto nelle società europee quanto nelle altre regioni del mondo.
Siamo davanti ad un ventaglio molto ampio di possibilità ove avviare veri e propri laboratori di innovazione sociale per contribuire a realizzare le condizioni di una nuova Europa, leader al suo interno e per i cittadini europei, faro per il mondo.
Una leadership che non sarà più solo marcatamente economica, ma umana e sociale e per la quale parole come coesione, integrazione, e solidarietà andranno via via a sostituirne altre quali spread, troika, austerity, troppo legate ad una visione draconiana dell’Europa matrigna[6].
L’innovazione passa anche, e soprattutto, dalle persone: Horizon 2020 ce lo ricorda e sostiene i progetti che pongono le persone al centro; a noi, tutti noi, spetta impiegare questo strumento nel migliore dei modi possibili. Buon lavoro!

[1] Cfr. dello stesso A., Al via il Quadro Finanziario Pluriennale dell’UE 2014-2020, in KultUnderground, n.222, gennaio 2014.
[2] Cfr. il sito istituzionale del Programma Horizon 2020, http://ec.europa.eu/programmes/horizon2020.
[3] Cfr. dello stesso A., Horizon 2020, ricerca, impresa, società: per l’Europa di domani, in KultUnderground, n.224, marzo 2014.
[4] Cfr. dello stesso A., Strategia Europa 2020, per una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva, in KultUnderground, n.178, maggio 2010.
[5] Vale a dire ridurre le emissioni di gas a effetto serra almeno del 20% rispetto ai livelli del 1990 o del 30%, se si verificheranno le necessarie condizioni, portare al 20% la quota delle fonti di energia rinnovabile nel nostro consumo finale di energia e migliorare del 20% l’efficienza energetica.
[6] Cfr. dello stesso A., 3S4E – Subsidiarity, Solidarity & Sovereignty for Europe: una formula semplice per ripartire, in KultUnderground, n.208, novembre 2012.

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