KULT Underground

una della più "antiche" e-zine italiane – attiva dal 1994

Intervista con Tenedle – VULCANO

11 min read
 
“Vulcano” è il titolo del nuovo cd di Dimitri Niccolai, ovvero in arte Tenedle. Uscito a febbraio del 2014 per Udu records – Sussuround, prodotto da Tenedle. Lo abbiamo già incontrato in occasione del precedente lavoro “Grancassa” del 2011.
Tenedle scrive e produce i propri suoni dal tempo dei primi sintetizzatori midi. Nato a Firenze, vive attualmente in Olanda dove lavora e trae nuova ispirazione. Negli anni ha percorso e sperimentato svariati sentieri sia come autore, compositore, che produttore. Compone e realizza musiche di scena per il teatro, soundtracks e musica sperimentale, ma è con la forma canzone che illustra le proprie visioni. Le performance di Tenedle si avvalgono dell’uso di immagini e di diversificati elementi teatrali.
A tre anni da “Grancassa, 6 da “Alter” e 9 da “Luminal” torna dunque la canzone d’autore contemporanea di Tenedle con il nuovo album “Vulcano”. 12 canzoni da danzare o ascoltare in modo rituale, sul filo sottile tra pop e ricerca, un album che mette in parallelo l’universo che ci circonda con quello interiore e che si i nterroga sulla genialità e la bestialità umana, cercando risposte tra silenzio, magnetismo ed elettricità. Scritto e prodotto da Tenedle, “Vulcano” è stato realizzato in compagnia del trombettista Bert Lochs, della vocalist Faith Salerno e del bassista Joe Caspers. Formazione più intima rispetto all’album precedente ma composta da tre formidabili musicisti che hanno dato personalità ad ogni singolo brano di questo nuovo viaggio. Il cantante performer fiorentino presenterà e ha già presentato le nuove canzoni  a partire dall’8 febbraio in varie città europee: Catania, Amsterdam, Firenze, Lussemburgo, Barcellona, Amersfoort, Utrecht, Haarlem e Leeuwarden in Olanda.
 

 
TENEDLE
VULCANO
1.            In pensiero
2.            Pow wow
3.            Voi siete qui
4.            Canzoni che fanno male
5.            Tiramisù
6.            Gliese
7.            La stella popolare
8.            Amore da un altro mondo
9.            Teletransportsister
10.         Aurora
11.         L’attimo prima del risveglio
12.         Che tempo fa
 
 
 

 
Intervista
 
Davide
Ciao Dimitri. Innanzi tutto ben tornato con questo tuo nuovo lavoro davvero prelibato. Cos’altro hai fatto nei tre anni da “Grancassa” a “Vulcano”?
 
Dimitri
Ciao Davide è un vero piacere. Dall’uscita di Grancassa a quella di Vulcano mi è accaduto quasi tutto, sono anche morto ma sono anche qua. Ho suonato l’album precedente fino allo scorso ottobre incontrando bellissime persone tra Olanda, Spagna, Lussemburgo, Belgio e Italia, ho prodotto il disco di un trio olandese e collaborato con artisti molto bravi, collaborazioni e incontri che poi si sono concretizzati anche nella realizzazione del nuovo album. Ho scritto musiche per una piece teatrale (Moby461) andata in scena in diverse città in Italia e per uno spettacolo presentato a Rotterdam in Olanda, una rivisitazione del Mago di Oz. Dall’estate 2012 lentamente ho iniziato a pensare a Vulcano che mi ha mentalmente assorbito .  Durante la lavorazione del disco non ho fatto niente altro, o meglio niente che non riguardasse il concept, quindi testi, musica suoni e naturalmente immagini, ho fatto molte riprese video. Mi piace.
 
Davide
3, 6, 9, 12 anni… tra un album e l’altro… Un arco di tempo casuale?
 
Dimitri
Assolutamente casuale, se si analizzano i mesi di uscita poi si nota che a volte sono passati poco più di due anni (all’inizio) a volte quasi quattro. Forse esiste un tempo “biologico-creativo” in me, che inizia immediatamente dopo la realizzazione dell’album precedente e che mi suggerisce da subito quello che non ho fatto e che volevo, in realtà non avevo intenzione di scrivre un nuovo disco cosi presto, è diventata improvvisamente una necessità, soprattutto sentivo che lo spazio per esprimersi c’era e nei mesi finali mi sono accorto del suo valore, altrimenti giuro me lo sarei tenuto nascosto come ho fatto in anni e occasioni precedenti.
 
Davide
Ma veniamo a “Vulcano”… Intanto il titolo. È il fuoco terrestre in antitesi a quello celeste, un simbolo ambivalente, ctonio, di morte, ma anche positivo di forza primordiale e fertilità. Le fiamme dell’inferno alte fino al Paradiso (cito un verso da “Che tempo fa”) insomma. Cos’è il tuo “vulcano”?
 
Dimitri
Vulcanico è ogni essere umano, anche il più mite, vulcanica è la condizione umana in se, se non proprio la natura umana. Instabile, fragile, irruenta e distruttiva. Lo conferma la ricerca di equilibrio che ognuno di noi insegue e non solo in occidente, e da sempre. Il genere umano e la grande contraddizione che lo distingue, genialità e orrore sono il mio Vulcano.
Vulcanico è il pianeta “Io”, satellite di giove che mi ha ispirato “Tiramisù” e il titolo del disco, “Io”, nome tra l’altro perfetto per giocare con l’equivoco in italiano. Vulcano è la lettera “V” o il numero romano “5” che sta per “quinto album” e con il quale ho iniziato a chiamare il “making of”, Vulcano è l’illusione ottica della coperina del disco, che ho desiderato fosse quella ancor prima di scrivere i primi testi. In realtà il dipinto di Rita è un tutù ma la sua “esplosione” è evidente. Ci sono un sacco di simboli, parallelismi e aneddoti che hanno reso questo titolo, probabilmente non originale, il più bello per questo lavoro.
Senza considerare che il conept su cui ruotano i testi è scaturito dalla mia fascinazione per alcune letture  sulla fisica quantistica, e sulle forze che determinano la vita e il movimento delle cose e la continua meraviglia che provi osservando l’Universo che ci circonda.
 
Davide
Ti accompagna in questo lavoro una formazione più ridotta o intima rispetto a “Grancassa”. E più intimo suona anche tutto il disco. A cosa corrisponde questa scelta; è dire di un bisogno, di un tempo che venga di maggiore vicinanza, soprattutto emotiva, fra gli esseri umani di questo mondo moribondo?
 
Dimitri
Artisticamente l’essenziale è per me un’aspirazione e la sua ricerca un grande stimolo, la mia maggiore ambizione oggi è quella di riuscire a dire cose forti con poche parole o con pochi elementi.  Lavorare con persone con cui instaurare un “vero” rapporto è sempre stato più importante del risultato, i risultati sono certi (ma sempre anche sorprendenti) quando attorno ad un progetto si crea armonia, tranquillità, gioia, “sentire”.
 
Davide
L’essenzialità della scrittura e degli arrangiamenti a loro volta hanno anche una corrispondenza  e un significato esistenziali?
 
Dimitri
Cercare di esprimere lo stretto necessario, in contrasto con il caos di informazione e di cose che siamo costretti a subire è oggi per me fondamentale. Tutta la mia vità adesso è fatta di una selezione intuitiva severissima tra le cose che non mi interessano o che mi fanno perdere tempo, tempo che non ho e quelle per cui il tempo non basterà comunque ma sono per me preziose. Mi esercito nel distacco da un mondo folle che non ascolta, impone le sue regole che ritengo sbagliate e ingiuste. Questo però non significa non partecipare e non avere ancora speranze. Mi concentro molto sulle generazioni future, le persone in grado di cambiare le cose con principi nuovi ed idee nuove. I bambini per esempio sono una fonte inesauribile di amore e fantasia, non conosco razzismo e non concepiscono le differenze, i bambini amano la natura  e la rispettano più dei loro balocchi, da qui si può ripartire, se non li diseduchiamo.   
 
Davide
Si può avere saudade di molte cose. Di cosa quando hai scritto “Canzoni che fanno male”? E c’è una canzone in particolare che, frugando nella tua anima, ti ha “fatto più male” (ma anche bene) nella vita?
 
Dimitri

Purtroppo la mia “Canzoni che fanno male” è quello che dice di essere, si tratta di fare i conti con sentimenti che fanno parte del vivere, di affrontarli, chiamarli a se. È inevitabile fare i conti con la nostalgia e la tristezza, se c’è disperazione significa che c’è stata gioia. Certo a volte ti chiedi se sia necessario soffrire tanto…..

Difficile quando scrivi che ci siano canzoni di altri che ti facciano più male delle tue, tuttavia ci sono canzoni che ogni volta che ascolto mi fanno effetto o che mi ricordano un’amore finito, un periodo di incomprensione o ribellione, che mi sono vicine, che mi commuovono.

“Fruit tree” di Nick Drake o “The man who sold the world” di Bowie, “Father & son” di Peter Gabriel, sono canzoni che mi ricordano cose che fanno male e che comunque riascolto e mi fanno anche bene, ma ce ne sono tante altre, ne ho prese davvero tre al volo. Curioso come in musica, come dici tu, il bene e il male si percepiscano contemporaneamente.

 
Davide
Cosa costituisce il tuo principale centro di esplorazione, cosa usi come fonte principale di intensità per i tuoi testi?
 
Dimitri
Sono un musicista per cominciare, anche il mio amore per lo scrivere parole è legato alla musicalità e al ritmo. Uno dei miei terreni più sconfinati è il suono e le possibilità che la tecnologia da di riprendere la realtà in molti modi, cè un infinità di spazio dove lavorare con il suono ignorando quasi ogni regola. Da qui nascono i miei film, i set “sonori” e visionari che preparano le scene. Le scene sono i testi, le parole, che spesso parlano di esserei umani di oggi, delle loro contraddizioni, di cose che io vivo, vedo e racconto come testimone. Ce n’è di materiale attorno.
 
Davide
“Vulcano” e il crowdfunding… È questo il nuovo mecenatismo a fronte di privati e istituzioni sempre più legittimati a deresponsabilizzarsi di fronte all’arte, alla musica, alla cultura?
 
Dimitri
Non dovrebbe esserlo, ma a mali estremi estremi rimedi. L’arte ha bisogno di sostegno, bisogna convincere le persone che ascoltare un disco e vedere uno spettacolo teatrale siano cose più belle che acquistare aerei per bombardare città. Pare scontato ma per governi ed istituzioni sembra più importante fare cassa svendendo tutto quello che è patrimonio per poi spendere cifre assurde in armi. E’ un periodo molto oscuro ed è evidene che anche la maggior parte delle persone se ne frega della cultura e delega le decisioni ad idioti al servizio del potere che è solo uno, il soldo.
Il crowdfunding è una soluzione legittima ma al limite della dignità, nel mio caso è stato un successo, quindi entusiasmante, e di grande slancio ma che fatica, a disco finito, dopo la delusione della scarsezza di idee e coraggio riscontrata tra editori ed etichette discografiche. Se la pelle se la deve giocare l’artista, allora meglio il crowdfunding che ridicoli contratti.
 
Davide
Come si vive in Olanda oggi e come sono gli italiani visti in questo momento dall’Olanda?
 
Dimitri
L’italia ha sempre un gran fascino vista da lontano, e ancora molti aspetti reali della nostra cultura gli olandesi non li conoscono affatto, come noi la loro mi rendo conto, viviamo di stereotipi. Quanto sbagliamo !
L’olanda è in crisi “culturale” come ogni paese occidentale e non ne esce, non ne uscirà perchè la strada è sbagliata per tutti, non si può più spremere e sfruttare il pianeta o altri popoli. Dobbiamo cambiare tutti. Certo che rispetto all’Italia i Paesi bassi sono avanti, ma le cose positive chissà perchè sono sempre a rischio, le conquiste sempre minacciate. Egoisticamente posso dire di aver trovato un ambiente migliore, ma vista da un punto più ampio, il mondo è in una fase critica ingiusto pensare al proprio giardino e basta. Credo che tutti oggi dobbiamo  domandarci come sta il mondo e soprattutto perchè sta come sta.
 
Davide
Sono tanti i richiami metaforici a comete, pianeti, stelle, astronavi, marziani, ad altri mondi e allo spazio vuoto che li divide… ma non completamente vuoto. Basti pensare a quanto poco ancora sappiamo dell’energia e della materia oscure, che pare costituiscano il 96 per cento di tutto l’universo. Come guardi a tutto questo? Che significato ha per te richiamare in “Vulcano”, come in terra, lo spazio cosmico?
 
Dimitri
La scienza e l’arte hanno una cosa in comune : si nutrono prima di tutto di immaginazione. L’immaginazione è qualcosa che nel quotidiano invece è quasi bandita. Tutto è pre-confezionato e pronto per il consumo., indirizzato, pilotato…  Il “Sentire” più che toccare è invece la vera frontiera. Percepire gli spazi e le energie che circolano tra le cose e le persone e di cui le persone sono fatte è da sempre una pratica spirituale, se anche la scienza oggi ipotizza dimensioni che non possiamo immaginare, come spiegazione della “vita”,  il passo per sognare una “forma” di spiritualità in queste dimensioni, in questa materia oscura è breve. Parrebbe una lezione a chi ha fatto della religione un potere materiale, provocando guerre e odio da sempre, parrebbe un’occasione per capire che lo spirito è una parte del nostro essere e che non importa che si chiami dio o in altro modo ma addirittura diventerebbe legittimo anche nell’ateismo, reclamare la stessa spiritualità di chi si affida ad una religione. Forse è una visione che ho avuto, e nel disco ho dovuto ridimensionare certi concetti ad un disco appunto, ma la relazione tra l’individuo e l’universo è una grande lezione, ripeto, alla fine positiva. Non mi ha spaventato rapportarmi con l’Universo, mi ha fatto sentire piccolissima parte in grado di smuoverlo…
 
Davide
Quali sono i dischi che hai più recentemente e particolarmente apprezzato?
 
Dimitri
Ho scoperto cose che non ascoltavo in passato come la discografia Motown tra il 1957 e il 1961…
 
Davide
La musica sembra ormai fatta per arrivare alle orecchie, non all’anima. La pittura è spesso un’offesa agli occhi; la letteratura, anche lei, è sempre più dominata dalle leggi del “mercato”. E chi legge più poesia? Il suo valore esaltante è stato dimenticato! Eppure una poesia può accendere nel petto un calore, forte come quello dell’amore. Una poesia, meglio di tutti i whiskies, meglio del Valium e del Prozac, potrebbe “tirare su”, sollevare l’animo, perché alza il punto di vista da cui guardare il mondo. Così ha scritto Tiziano Terzani ne “Un indovino mi disse. Cosa ne pensi?
 
Dimitri
La necessità di esprimersi e di creare è in ogni essere umano, quindi ci sentiamo tutti un pò artisti (male, ognuno dovrebbe fare il suo!!), la necessità di nutrirsi e circondarsi di cose belle invece viene dall’educazione, quindi cambia a seconda del costume…. Credo si viva in un epoca di grande confusione, si legittima tutto con i numeri, secondo criteri di mercato, ed è un grande errore, non siamo più capaci di argomentare il nostro senso critico. Come in ogni epoca buia perà l’arte c’è e fa volare, mentre chi ci guida vorrebbe farci strisciare, mai come prima, dal dopoguerra , c’è stat una volontà cosi diffusa e comune dei governi del mondo di tenere i popoli a bada, nutrendoli di bassa cultura, di omologazione, dai Talent-show alle catene alimentari alla moda. L’informazione, i media, il web non hanno migliorato le cose. Tutte pillole, certo, tutti Prozac, siamo rimbecilliti da cose orribili.
 
Davide
Cosa stai facendo ora e cosa farai a seguire?
 
Dimitri
Suono VULCANO con grandissimo piacere, mi diverto molto e dico quello che voglio dire oggi, anche con le mie canzoni meno nuove, sto pensando a dedicarmi ad alcune cose fatte in passato che hanno ancora valore e meritano attenzione. Poi alcune idee per il teatro, video, nuove discipline e nuovi racconti, ma ora Vulcano, che merita !!
 
Davide
Grazie e … tot ziens…

1 thought on “Intervista con Tenedle – VULCANO

Commenta

Nel caso ti siano sfuggiti