a cura e con introduzione di Antonio Lucio Giannone
(Lecce, 2013)
pag. 135, euro 13.00
S'avvicina il centenario della nascita di Vittorio Bodini. Nato a Bari, nel 1914 infatti, Vittorio Bodini fu innanzitutto poeta, come testimoniano a futura memoria “La luna dei Borboni” e “Metamor” su tutti, e poeta d’altronde tra i più importanti e originali del Novecento; ma Bodini da narratore, critico letterario e operatore culturale – specie nella divulgazione della poesia (spagnola) in Italia -, fu soprattutto studioso infaticabile. Oltre che fumatore e bevitore d'alcol fino allo spasimo. E Bodini, avevamo accennato, si distinse soprattutto nella traduzione della poesia di Spagna in italiano. Grazie essenzialmente al suo primo viaggio in terra iberica, perché Vittorio Bodini lasciò il Salento della sua crescita nel novembre del ’46: in quanto aveva ottenuto una borsa di studio dal ministero degli Esteri sempre spagnolo per svolgere attività di ricerca presso l’Istituto italiano di cultura di Madrid. Nonostante il “premio” valesse sei mesi, il soggiorno del poeta leccese, appena quindi trentaduenne, si protrasse sicuramente di più. Fino a diventare, evidentemente, l’esperienza decisiva della sua formazione. Il taccuino di viaggio “Corriere spagnolo” – titolo scelto dallo stesso Bodini e che il poeta utilizzava già per la sua rubrica del periodico salentino “Libera Voce” -, è semplicemente e in maniera assoluta quanto allo stesso tempo incontrovertibile una raccolta di reportage, una summa di reportage delle meglio riuscite però. La prosa di Bodini, come potrete accertarvi leggendo per esempio lo scritto “Notti di spagna”, ci porta prima di tutto notizie significative e spesso inedite sui luoghi visitati. Poi c’informa coi parallelismi tesi verso altri posti – il Salento su tutti. E lo fa usando descrizioni che stupiscono per grazie di stile, oltre che per la dose d’accuratezza che trasudano. Pochi (fatta eccezione con Oreste Macrì, il curatore di questo libro, Giannone, forse Alba Tremonti Terigi) in realtà, ancora oggi, sono tanto seri da offrire a Bodini il meritato riconoscimento, figuriamoci quanto il poeta fu gratificato in vita, prima dello sbalorditivo '70. Ma su questo versante forse già troppo è stato detto: allora almeno al Centenario della nascita di Vittorio Bodini si dovrà in parte rimediare. In poesia Bodini ci consegna richiami a mezza strada fra Dino Campana e i surrealisti francesi, filando attraverso Charles Rimbaud. L'indrutino Bodini appropriandosi della poesia spagnola volle lavorare a trasferirla, per intero, ovvero intanto per quanto era nelle sue possibilità, tra Sud Centro Nord italiota. Perché era stata la poesia spagnola a formare davvero Bodini, nonostante Vittorio negli anni Venti si fosse nutrito almeno del poco che era a sua disposizione nel limite salentino dove fece le scuole disegnate dal regime fascista; dentro il quale fu perfino futurista. I quattro anni di Bodini nella Penisola iberica lo videro entrare in famigliare sintonia coi poeti del gruppo di “Juventud creadora”. (Una curiosità, per inciso, “Metamor” fu finito di stampare il 21 giugno del 1967: festa di san Luigi: secondo una tradizione spagnola). La riedizione di Corriere, riconsegnatoci con un poderoso e utilissimo apparato critico, fa parlare di nuovo l'andaluso e gitano più meritorio, con Sciascia e pochissimi altri. Il volume raccoglie una parte delle creazioni letterarie che Bodini spediva a “Risorgimento Liberale”, alla citata “Libera Voce”, “Fiera Letteraria”, “Gazzetta di Parma”, “Gazzetta del Mezzogiorno” e al “Mondo”. Le 'corrispondenze del Corriere spagnolo risalgono però soltanto al periodo incluso tra il 1947 e il 1954. Il nero è il colore della sua Spagna. Similmente alle sue Terre d'Otranto. Si parli di flamenco e di tarante oppure di morte. “Spagna nera è Lorca, il poeta più cromatico che il mondo conosca”, precisa l'ispanista in un passaggio dei suoi racconti di racconti. Un genio a studiare e parlare genialità.